Operation Hyacinth: la sconvolgente storia vera alla base del film Netflix
Operation Hyacinth è ispirato ad eventi realmente accaduti nella Polonia degli anni ottanta.
È stata una delle operazioni segrete più aberranti della storia polacca. Stiamo parlando dell’Operazione Giacinto – Akcja Hiacynt in polacco – che ha ispirato Operation Hyacinth, film diretto da Piotr Domalewski che ha debuttato su Netflix lo scorso 13 ottobre 2021. Ambientato nella Varsavia della seconda metà degli anni ottanta, il film segue le vicende di Robert, un poliziotto molto idealista pronto a convolare a nozze con una sua collega. La sua vita cambia quando gli viene assegnato un caso che riguarda diversi omicidi commessi da un serial killer nella comunità gay della capitale polacca.
La storia vera di Operation Hyacinth
Nonostante Operation Hyacinth sia di fatto una storia di fantasia, i fatti sono ispirati, come detto precedentemente, all’operazione Akcja Hyacinth. La Służba Bezpieczeństwa, la polizia segreta della Repubblica Popolare, a metà degli anni ottanta mise in piedi – incaricata dal ministro degli Interni Czeslaw Kiszczak – un’operazione segreta per schedare e arrestare le persone sospettate di essere omosessuali o chi aveva connessioni con gruppi gay.
La caccia agli omosessuali raccontata nel film Netflix
Alla popolazione venne detto che questi arresti avevano diversi obiettivi: in primis tenere sotto controllo il virus dell’HIV e poi con il fine di contrastare le bande criminali gay e al tempo stesso combattere la prostituzione. Dal novembre del 1985 fino al 1987, vennero arrestate circa undicimila persone, ognuna delle quali venne inserita in una sorta di registro chiamato “Karta homoseksualisty“. Gli arrestati dichiaravano di essere omosessuali sin dalla nascita e di avere partner maschili, tutti adulti e non minori. I servizi segreti ampliarono la cerchia dei sospettati attraverso le testimonianze dei detenuti, sequestrando le loro agende contenenti gli indirizzi e i numeri di telefono dei loro amici.
Dopo essere arrestati, i detenuti venivano fotografati e venivano schedati attraverso le loro impronte digitali. Inoltre, i servizi segreti, durante gli interrogatori, ponevano domande sulle loro pratiche sessuali. Quando l’operazione divenne di dominio pubblico, le autorità negarono totalmente l’esistenza dell’Operazione Giacinto. Grazie ad attivisti e ad intellettuali, alla fine, dichiararono di aver preso “misure preventive nella comunità gay“. Il registro oggi è noto come “Różowe kartoteki“, tradotto le “schede rosa“, e potrebbe essere ancora nelle mani della polizia.