Roma FF16 – Promises: recensione del film con Pierfrancesco Favino e Jean Reno
Il lungometraggio, nella selezione ufficiale della 16esima edizione de La Festa del Cinema di Roma, vede la regia e la sceneggiatura di Amanda Sthers che riunisce una squadra attoriale internazionale per portare sul grande schermo il suo complesso romanzo sull'incessante scorrere del tempo.
Promises è l’ultimo lavoro cinematografico di Amanda Sthers (Holy Lands, Madame) che porta sul grande schermo il suo omonimo romanzo del 2015, edito in Italia da Rizzoli con il titolo Promesse. L’opera riunisce un particolare e sfaccettato cast internazionale che vede la partecipazione del nostrano Pierfrancesco Favino nel ruolo del protagonista e anche Jean Reno, Cara Theobold, Deepak Verma e molti altri per portare avanti una storia che ragiona sull’ineluttabilità del tempo e su quanto il passato, il presente e il futuro siano, inevitabilmente ed inesorabilmente, legati insieme.
Promises, presentato nella selezione ufficiale della 16ma Festa del Cinema di Roma, è in uscita nelle sale italiane dal 18 novembre 2021 grazie a Vision Distribution. Il lungometraggio si fa forza di interpreti straordinari che riescono perfettamente a reggere l’intero comparto narrativo e registico. Sia la regia che la sceneggiatura purtroppo non sono sempre efficaci al meglio, nonostante la purezza di fondo della storia e il profondo messaggio che la sostiene, per quanto sia piuttosto tradizionale e classico nella sua impostazione.
Promises: nei libri si possono trovare tutte le risposte della vita?
Alexander (Pierfrancesco Favino) è un uomo colto ed elegante, sposato e con una bambina che vive vendendo libri rari. Reduce da un’infanzia difficile e tormentata, l’uomo si infatua di una donna che sta per sposarsi, Laura (Kelly Reilly), ma sembra che il destino non voglia la loro unione. Nonostante diversi cambiamenti nel corso della sua esistenza, Alexander torna sempre a pensare a lei e alle scelte che ha fatto da giovane e da adulto e come queste possono influenzare tutta la sua intera vita. La trama di Promises si snoda tra passato, presente e futuro del protagonista, con salti temporali spesso molto audaci e, apparentemente sconnessi tra loro. Fin dall’inizio la sceneggiatura suggerisce una possibile chiave di lettura dell’intera realizzazione, quando Alexander si incontra con un acquirente: al centro di questo confronto c’è un libro in particolare che sembra suggerire non solo il messaggio vero e proprio del film, ma anche la struttura che di lì a poco il pubblico intravede.
Una scelta, quella di inserire un elemento rivelatore così presto nella pellicola, che è decisamente audace e gestita non in modo impeccabile: rovina in realtà gran parte della sorpresa anche se ci fornisce tutti gli strumenti necessari per comprendere Promises. Un aspetto che inoltre non è assolutamente da sottovalutare in sede narrativa è l’impiego che svolge il protagonista: il venditore di libri gli consente di stare in contatto con un sapere ancestrale che lo guida per tutto il suo vissuto, con i vari testi che sembrano suggerire delle risposte apparentemente casuali ma profondamente connesse agli eventi della sua vita. Questo legame tra la sua anima intellettuale-bohémien e la sua filosofia interiore è utilizzato efficacemente dalla sceneggiatura, sia con dialoghi azzeccati che con tematiche suggerite o maggiormente evidenti.
Parte del successo di Alexander, profondamente affascinante, mondano, un eterno bello e dannato alla ricerca di un amore realmente sentito, è dovuto sia alla buona caratterizzazione del protagonista che all’interpretazione di Pierfrancesco Favino. Con Promises, il famoso attore italiano si cimenta brillantemente con una lingua che non gli appartiene e che plasma perfettamente a suo piacimento, donando intensità ad ogni singola sfaccettatura del suo alter ego cinematografico. Di gran valore anche tutti gli altri interpreti della pellicola, a cominciare da Kelly Reilly fino ad arrivare a Jean Reno, che nonostante abbia una piccola parte, rende estremamente significativo il suo personaggio, molto importante ai sensi della risoluzione della trama.
In generale, il copione redatto da Amanda Sthers, per quanto sia semplice nella sua esecuzione formale, nasconde delle problematiche di fondo abbastanza evidenti: non riesce infatti mai a risultare davvero indispensabile nella storia oltre, ovviamente, ai salti nel tempo. Il cast, per fortuna, è in grado comunque a stabilizzare la situazione, contribuendo ad un risultato ad ogni modo dignitoso, ma ci sono fin troppi elementi che rimangono troppo in sospeso o che risultano fuori luogo. Alla fine la trama si chiude tradizionalmente, andando a confermare quello che è stato ribadito per tutto il film.
Promises: il tempo è una spirale impazzita come anche la struttura filmica
A livello registico, Promises è un viaggio continuo nella memoria del protagonista e tutte le inquadrature e sequenze rappresentate partono dai ricordi di Alexander saltando continuamente tra passato, presente e futuro del personaggio. I vari passaggi temporali si verificano, nello specifico, quando la figura rimembra un’immagine, un luogo o un altro piccolo dettaglio del suo vissuto, rappresentando una connessione necessaria ma non sempre chiarissima. Ciò, però, è intenzionale: è chiaro che la memoria non segue un filone logico-razionale e presenta una struttura caotica e così anche la regia segue effettivamente questo andamento.
Il risultato non è sempre funzionale e fluido e purtroppo anche il montaggio non aiuta sempre ad avere una bussola che guidi lo spettatore nei vari viaggi nostalgici e malinconici del protagonista. La macchina da presa, inoltre, si avvale anche di una struttura ripetitiva di rappresentazione, con medesime scene tipo che si verificano negli stessi luoghi con contesti differenti e che trovano un fattore comune in un posto in particolare ovvero la casa al mare del nonno di Alexander, che ha dato contemporaneamente sia gioie che dolori al protagonista, contribuendo attivamente alla crescita del personaggio.
Comunque, se dobbiamo tirare le somme, lo sguardo di Amanda Sthers ha un fine nostalgico e malinconico e trasmette perfettamente la sua visione romantica e filosofica della vita sempre legata in modo stretto alle singole scelte che abbiamo avuto la possibilità di intraprendere nel corso del tempo. Le conseguenze, come ci insegna più di un’opera del panorama dell’intrattenimento, hanno dei riscontri anche sulla lunga distanza spesso in maniera del tutto inaspettata. Una riflessione davvero interessante e che, alla fine della pellicola, lascia una particolare sensazione nel pubblico, a cavallo tra una dolcezza amorosa e una spruzzata di mestizia.
Promises è un film valido che lascia però un po’ di amaro in bocca al termine della visione: se la storia racconta affronta tantissime tematiche interessanti sviluppandone in maniera intelligente, quello che va a mancare spesso è una sceneggiatura forte che sappia effettivamente guidare i personaggi in modo deciso. Nonostante questo, gli attori coinvolti, Pierfrancesco Favino su tutti, con il loro talento riescono brillantemente a seguire la realizzazione senza che ci sia per forza bisogno di alcune linee guida specifiche. La regia, inoltre, per quanto voglia replicare l’esperienza caotica e schizofrenica del tempo, si perde alcune volte nel rapporto con il pubblico, non riuscendo ad essere perfettamente leggibile.