Netflix, Ted Sarandos ammette di “aver fatto un casino” con la questione Dave Chappelle
Dave Chappelle è accusato di aver fatto delle battute anti-trans.
Il CEO di Netflix ammette di aver commesso un errore nel gestire la rabbia della comunità LGBTQ+ allo speciale di Dave Chappelle
Uno degli aspetti più singolari dell’intera faccenda è che il diretto interessato, il comico Dave Chappelle, non ha fatto nulla per alimentare la rabbia nei suoi confronti. In effetti, il casino in cui Netflix si trova ora dopo l’uscita dello speciale comico The Closer, accusato di contenere “pericolosi commenti anti-trans”, è in gran parte dovuto a come il CEO del servizio streaming, Ted Sarandos, ha gestito l’intera situazione. Sarandos ha trasformato quella che avrebbe potuto essere una notizia nata e morta sul momento in un grido di battaglia da prima pagina. E la cosa va avanti da settimane. Ora il CEO è disposto ad ammettere le sue colpe.
Per coloro che non hanno familiarità con l’intera situazione Dave Chappelle/Ted Sarandos/LGBTQ+, ricordiamo che Chappelle è recentemente tornato su Netflix con un nuovo speciale comico dai contenuti transfobici, battute che Ted Sarandos ha deciso di difendere annunciando che lo speciale non verrà ritirato dalla piattaforma, come richiesto dalla comunità LGBTQ e da alcuni impiegati dell’azienda (che hanno indetto uno sciopero come protesta).
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Ora, parlando con Variety, Sarandos si è preso la colpa di aver alimentato il “fuoco della ribellione” con quella ambigua e-mail di spiegazioni inviata a tutti i dipendenti (al link qui sopra potete leggerla), dopo che molti membri del suo staff hanno organizzato uno sciopero e varie proteste sul posto di lavoro. “Ho rovinato tutto con quella comunicazione interna. Innanzitutto, avrei dovuto mostrare molta più umanità. Avevo un gruppo di dipendenti che stavano decisamente provando tanto dolore per una decisione che abbiamo preso. E penso che questo debba essere riconosciuto in anticipo prima di entrare nel vivo di qualsiasi cosa. Non l’ho fatto. È insolito per me, ma ho dovuto agire in fretta. Naturalmente il tipo di narrazione ha un impatto reale sulla nostra vita. Lo ribadisco perché è il motivo per cui lavoro qui, è il motivo per cui facciamo quello che facciamo. Tale impatto può essere estremamente positivo e può essere negativo. Quindi, mi sarei dovuto impegnare di più a scrivere quella comunicazione. In tutte le mie comunicazioni interne dovrei fare più affidamento sulla mia umanità e non fare una dichiarazione generica che potrebbe venir fraintesa”.
Mi impegno a continuare ad aumentare la rappresentazione sullo schermo e dietro la telecamera, e sono sempre aperto a imparare e migliorare come affrontare queste sfide.