Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa nera: recensione del film con Jean Dujardin
Il terzo capitolo della saga dell'agente segreto più improbabile di Francia è qui. Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa nera sbarca nei cinema italiani il 4 novembre 2021.
Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa nera è il chilometrico titolo del terzo capitolo della saga dedicata all’improbabile spia francese interpetata dal premio Oscar Jean Dujardin. Nelle sale italiane a partire dal 4 novembre 2021 per I Wonder Pictures, la regia è di Nicolas Bedos che per l’occasione rimpiazza Michel Hazanavicius, al timone nei primi due episodi. Adattamento dei romanzi di OS 117 creati dal francese Jean Bruce, il film mescola umorismo, spionaggio, affresco geopolitico e scorrettezze varie. Ha chiuso la 74ma edizione del Festival di Cannes.
La dura, comica vita di un James Bond francese in Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa nera
Bonisseur de la Bath. Hubert Bonisseur de la Bath. No, eh? Non è un grosso problma, qui l’intenzione di fondo è palesemente ironica e dissacrante. Lontana anni luce dal geniale mix di glamour e crudezza che ha caratterizzato, su pagina e schermo, l’avventurosa vicenda di mr. James Bond nelle sue molteplici incarnazioni. Va comunque ricordato che i romanzi di Jean Bruce anticipano, anche se di poco, il successo editoriale di quelli del papà di 007 Ian Fleming. In effetti i punti di contatto tra le due epopee, almeno in termini di suggestioni e ambientazione, sono notevoli. L’opacità geopolitica Guerra Fredda & dintorni, i drink, i bei vestiti e il gusto per la scappatella. La patologica incapacità da parte del protagonista di gestire in maniera matura il rapporto con l’altro sesso. C’è tutto, proprio tutto.
Quello che cambia è il filtro con cui Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa nera distilla la sua offerta avventurosa. Nemmeno il Roger Moore più frizzantino e a ruota libera sarebbe stato capace di tener botta alle vette di irresistibile, ottusa comicità offerte da un Jean Dujardin in pieno controllo della parte. Sciovinista irrimediabile, maschilista, razzista lucidamente inconsapevole, Hubert Bonisseur de la Bath è letteralmente tutto quello che l’eroe di una spy story non dovrebbe mai ambire a diventare. La morale, equivoca. La visione geopolitica, zoppicante e molto confusa. Il rapporto con il gentil sesso, ampiamente rivedibile. L’arte amatoria, magari con un po’ di pazienza. Ma non è tutta colpa sua. Molto dipende dal mondo che lo ha disegnato.
1981, gennaio. Sta arrivando Mitterand. Per il povero OS 117, cui la parte dell’anacronismo ambulante comincia a calzare a pennello (altra analogia bondiana), un socialista all’Eliseo è davvvero troppo. Fortuna che c’è il lavoro. Stavolta si va in Africa. Nera, nerissima, post-coloniale e ormai finalmente indip… ehm. Siccome la democrazia non si esporta da sola, tocca al nostro proteggere l’amico dittatore di turno da un golpe in salsa bolscevica. Nel nome dello stato di diritto il tiranno ha già prenotato una bella riconferma elettorale con l’84% dei consensi, tutto molto umano e democratico, e non sarebbe carino contraddirlo. In missione con Hubert c’è anche OS 1001 (Pierre Niney), più giovane, più veloce, leggermente più informato sui fatti. La strana coppia marcia spedita verso un finale pirotecncico bagnato da eccessi di razzismo, misoginia e l’immancabile revival marxista.
Satirico e parodistico, il film offre un buon intrattenimento ma non si spinge troppo oltre
Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa nera è il terzo film in 15 anni di parodie simil-bondiane. I due precedenti si chiamavano Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo (2006) e Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Rio (2009), ed erano entrambi diretti da Michel Hazanavicius. Questa volta invece tocca a Nicolas Bedos, lanciato dal successo del riuscito La Belle Epoque, mostrarsi a proprio agio nel cocktail di generi e influenze. La caratterizzazione di un protagonista meravigliosamente fuori sincrono con la sensibilità contemporanea è un sorso d’acqua fresca. L’imitazione/parodia/rivisitazione di 007, il film gli ruba tutto, dall’eleganza nostalgica della colonna sonora ai titoli di testa cantati, ha i suoi pregi.
Pure la forza del film, capita di frequente, finisce per essere il suo limite. Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa nera non va al di là dei suoi propositi superficiali. Sberleffo anti coloniale, satira dell’imperialismo e dei suoi avidi propositi, ne ha per tutti. Mette alla berlina il sessismo, la prosopopea nazionalista, il culto sciocco di una mascolinità insensibile. Diverte, certo, ma senza mai affondare il colpo, limitandosi a trovare la risata dove è certo di trovarla, senza starci a pensare troppo. Una prova di umiltà per un verso apprezzabile. Considerando il talento ammucchiato ai nastri di partenza, si poteva osare un po’ di più.