Red Notice: recensione dell’action-comedy Netflix
La recensione del film di Rawson Marshall Thurber con il trio delle meraviglie formato da Dwayne Johnson, Ryan Reynolds e Gal Gadot. Su Netflix dal 12 novembre.
Avrebbe dovuto uscire nelle sale nel giugno 2020 con il chiaro intento di sbancare il box-office. Era questa la mission di Red Notice e i piani iniziali di coloro che lo hanno prodotto, almeno sino a quando le cancellazioni e i rinvii dovuti alle note cronache pandemiche non li hanno stravolti. Del resto non poteva essere altrimenti data la natura da blockbuster e l’ingente spesa sostenuta per confezionare questa action-comedy diretta da Rawson Marshall Thurber. Si è dovuto pertanto rivedere anche in questo caso la strategia distributiva, con un dirottamento che ha portato la pellicola in questione ad abbandonare l’approdo sul grande schermo e a ripiegare – si fa per dire – su Netflix, che l’ha rilasciata il 12 novembre a un anno e passa di distanza rispetto al previsto, balzando subito in vetta alle classifiche di gradimento.
Con 200 milioni di dollari di budget Red Notice è ad oggi il film più costoso di Netflix
Nel momento esatto in cui è entrato nel catalogo del broadcaster a stelle e strisce, il film ha già fatto suo un primato che lo vede ad oggi, con un budget che si aggira intorno ai 200 milioni di dollari, come il progetto più costoso realizzato dalla piattaforma. A fare lievitare i costi ci hanno pensato gli ingaggi dei tre attori principali, pagati la bellezza di 20 milioni a testa. Si tratta di nomi di peso come quelli di Ryan Reynolds, Dwayne Johnson e Gal Gadot, capaci di fare la differenza al botteghino e richiamare un nutrito numero di spettatori. Nessun gender gap, quindi, stessa cifra per i due protagonisti uomini e la protagonista donna. Un dato che merita di essere sottolineato, nonostante ci si trovi al cospetto di cachet decisamente esagerati visti i tempi. Ma al di là di questo, il trio funziona e crea la giusta alchimia in un prodotto che mira esclusivamente all’intrattenimento e al divertimento a buon mercato. Dal canto loro il cast si presta senza remore, mettendosi al servizio della causa come già fatto in passato per progetti analoghi. Da questo punto di vista Red Notice piaccia o no, alla pari di 6 Underground di Michael Bay, assolve al compito. In tal senso, il divertimento spicciolo è la sola cosa che vuole ed è in grado di garantire il film al fruitore di turno.
Red Notice è una maionese impazzita di generi
Il regista e sceneggiatore statunitense porta sullo schermo una maionese impazzita di generi, mescolati senza soluzione di continuità per dare forma e poca sostanza drammaturgica a un plot nel quale si incontrano azione, commedia, thriller, avventura, buddy movie e soprattutto heist movie. Proprio quest’ultimo è il filone al quale Rawson Marshall Thurber fa più riferimento e dal quale attinge a piene mani, tirandone fuori un film che percorre strade già ampiamente battute e di conseguenza prevedibili. A poco serve il tentativo dell’autore di fare il gioco delle tre carte, sovvertendo continuamente le posizioni dominanti, i ruoli e le alleanze tra i personaggi, che diventano di fatto semplici pedine di un meccanismo mistery chiamato a tenere quantomeno vivo l’interesse del pubblico. Peccato che nel momento decisivo l’ingranaggio funzioni solo in parte e il colpo di scena finale sia telefonato.
Una minestra riscaldata di cose già viste, che fa ricorso a un citazionismo dialogico che alla lunga diventa stucchevole e futile
Inevitabile che il risultato sia una minestra riscaldata di cose già viste, che fa ricorso a un citazionismo dialogico che alla lunga diventa stucchevole e futile (da Jurassic Park a Indiana Jones, dalla saga di 007 al Signore degli Anelli). Questo perché l’originalità è merce sempre più rara e la pigrizia è tristemente sempre più diffusa tra gli sceneggiatori, in particolare oltreoceano dove il focolaio è sempre più esteso. Red Notice altro non è che un giocattolone che non ha bisogno di un manuale di istruzioni o di particolari regole d’ingaggio, perché vuole essere fruibile a tutti.
Motivo per cui il tutto si riduce a due ore circa di inseguimenti, sparatorie, detonazioni, corpi a corpi e doppi giochi, nel quale l’esile scheletro del racconto, il vorticoso giro del mondo (da Roma sino alla Sardegna, passando per la Spagna, la Russia, l’Argentina e il Cairo) e l’inesistente sviluppo dei personaggi (un agente dell’FBI e due abilissimi ladri d’opere d’arte), sono gli accessori della componete visiva. Componente che funziona a fasi alterne, con scene d’azione efficaci come la fuga da Castel Sant’Angelo o l’evasione dal carcere di massima sicurezza russo che garantiscono una dose di spettacolo di qualità, a differenza di altre (su tutte la corrida o il bunker nazista) dove quella stessa qualità viene meno a causa di VFX un po’ troppo artigianali vista l’entità del budget a disposizione.