Renzo Carbonera: il ricordo di Libero De Rienzo e la dura legge del doping in Takeaway

La nostra intervista a Renzo Carbonera, il regista di Takeaway, che ha condiviso con noi il ricordo di Libero De Rienzo, ma non solo!

In occasione del BAFF – B.A. Film Festival, che ha avuto luogo dal 8 al 12 di novembre 2021, è stato proiettato Takeaway, il secondo lungometraggio di finzione scritto e diretto da Renzo Carbonera (già autore di Resina). La pellicola, che era stata presentata in anteprima assoluta all’ultima edizione della Festa del cinema di Roma, tratta il tema del doping utilizzando un punto di vista inedito.
La pellicola di Carbonera contiene anche quella che si è purtroppo rivelata essere l’ultima interpretazione di Libero De Rienzo, venuto tragicamente a mancare non molto dopo il termine delle riprese. Di questo, oltre che del suo nuovo film, abbiamo parlato con il regista durante l’intervista che ha voluto rilasciarci.

Takeawey: una storia di sport e di doping

Takeaway Carlotta Antonelli - Cinematographe.it

Come prima cosa, abbiamo chiesto a Renzo Carbonera il motivo che lo ha spinto a trattare il complesso tema del doping. L’autore ci ha risposto che, pur non avendo esperienza diretta con questo fenomeno, ha avuto modo di imbattersi in una storia che lo ha colpito: “Qualche anno fa ero a Berlino e ho letto un’intervista a una atleta della Germania Est che parlava di quello a cui era stata sottoposta, parlava del doping di stato e di tutto quello che aveva subito. L’intervista parlava anche del dopo, degli effetti che le sostanze hanno avuto su di lei a lungo termine, del fatto che è arrivata a scegliere di cambiare sesso per via  degli altissimi livelli di testorone presenti nel suo corpo.

Carbonera ci ha spiegato come, dopo questo primo incontro con l’argomento, abbia scelto di scavare più a fondo per provare a comprendere al meglio le dimensioni del problema: “Ho scoperto una realtà di cui non sapevo niente, in cui ho individuato una metafora del nostro mondo, in cui la necessità di competere ci rende disposti a camminare sopra il cadavere degli altri pur di raggiungere i nostri obbiettivi e, in certi casi, anche sopra al nostro stesso corpo.

Infine, ha voluto condividere con noi anche l’esperienza a lui riportata da Paolo Calabresi (che nel film interpreta il padre della protagonista): “sono rimasto scioccato dallo scoprire che nello sport amatoriale spesso sono i genitori che spingono per il doping. Proprio di questa dinamica qui mi sono trovato a discuterne con Paolo Calabresi, che adesso ha un figlio che gioca in serie B, che ha vissuto in prima persona il mondo del campetto e dei genitori invasati, che possono essere dannosi tanto quanto gli allenatori, che a volte guidano male i propri atleti“.

Un racconto originale

Takeaway Paolo Calabresi e Anna Ferruzzo - Cinematographe.it

Come evidenziato anche nella nostra recensione della pellicola, Takeaway si distingue per l’utilizzo di una formula narrativa originale, che rifiuta i cliché del cinema sportivo e si concentra sulla descrizione dei personaggi. Interrogato su questo aspetto, Renzo Cabonero ha dichiarato: “Volevo raccontare la storia come va veramente, volevo uscire dallo stereotipo del percorso narrativo classico. Alla fine dei conti in questo film il discorso del doping e dello sport e funzionale al mio volere mettere il dito nella piaga della società. Si tratta di una metafora dello smarrimento della nostra società, parla di una umanità che fa male i conti e che si ritrova con in mano i cocci derivanti dai propri errori. È forse anche legato al momento che viviamo adesso e alla mia situazione personale, con l’avvento del Covid anch’io mi sono sentito un po’ smarrito“.

Un altro aspetto del film che salta subito all’occhio è la cura riservata alla fotografia degli ambienti, sia interni che esterni. La scelta dei luoghi di ripresa, ci ha raccontato Carbonera, non è affatto casuale, ma è anzi frutto di una lunga ricerca: “Stavamo facendo il location scouting, stavamo cercando un paese di montagna semiabbandonato. L’ultimo giorni siamo arrivati a Terminillo e ho detto: ‘questo è perfetto’, mi ha ricordato un mondo distopico“.

Continuando a parlare di questo argomento, Renzo Carbonera ha poi aggiunto: “si tratta di un posto isolato, in cui il bancomat più vicino è a 20 chilometri. Si credeva che potesse diventare una meta turistica e quindi è stato riempito di strutture assurde, che ora sono abbandonate; mi è sembrata una metafora perfetta del mondo del doping, anche perché quelle strutture sono di fatto figlie di un doping immobiliare, che è stato alla base della crisi finanziaria del 2008“.

L’omaggio di Carbonera a Libero De Rienzo in Takeaway

Takeaway Libero De Rienzo - Cinematographe.it

Abbiamo chiesto a Carbonera se avesse voglia di condividere con noi un ricordo di Libero De Rienzo. L’autore ha voluto omaggiare l’attore recentemente scomparso rivelando qualcosa del suo lavoro: “Lui e Carlotta (Antonelli, nrd) sono i protagonisti e sono anche gli unici che sono stati presenti per ogni giorno di ripresa, in molte scene sono chiaramente insieme, però Libero non c’è in tutte. Questo te lo dico perché anche se non c’era in tutte le scene lui voleva essere sempre presente sul set. Libero aveva una grande conoscenza del mezzo e del linguaggio cinematografico e quindi, se non è presente nell’inquadratura, è molto probabile che l’abbia girata lui. Questa è una cosa che mi piace sempre ripetere, perché la gente forse non sa che oltre a essere un grande attore Libero era anche un grande operatore. Avrebbe potuto anche fare il direttore della fotografia, se avesse voluto. È un privilegio che per il nostro film abbia voluto contribuire anche in questo senso“.

Leggi anche Takeaway: recensione dell’ultimo film con Libero De Rienzo