Strappare lungo i bordi: la spiegazione del finale della serie TV Netflix
Il finale di Strappare lungo i bordi è il perfetto coronamento di un lungo e travagliato viaggio alla ricerca della consapevolezza di sé.
Strappare lungo i bordi (QUI la nostra recensione) è un avvincente viaggio alla ricerca di sé, di quella consapevolezza necessaria per affrontare una vita priva di libretto di istruzioni, un percorso che ci si illude di poter controllare, magari seguendo una linea pre-tagliata ma che è inevitabilmente soggetto a deragliamenti e lacerazioni.
Nel corso dei suoi sei episodi, micro-film in cui il protagonista Zero sviscera ogni aspetto della sua insofferenza, lo spettatore ha l’occasione di ripercorrere le tappe della propria giovinezza, rielaborando le stesse domande esistenziali del protagonista, un ragazzo introverso e sensibile, poco avvezzo ad entrare in profonda empatia con gli altri per la sola paura di accettare quel lato imprevedibile che – nel bene o nel male – rende la vita un’esperienza degna di essere vissuta, nonostante le inevitabili cicatrici che comporta.
Strappare lungo i bordi: crescere vuol dire rischiare di spezzarsi
Zero è costantemente assistito da una sorta di coscienza esterna, l’esilarante Armadillo che ha la voce saggia e senza peli sulla lingua di Valerio Mastandrea. Uno scomodo compagno d’avventura che non fa altro che sottolineare l’incoerenza e le zone d’ombra del comportamento del ragazzo, cosciente ma non ancora consapevole di dover fare un passo avanti nell’auto-introspezione per uscire dalla sua lunga fase di stallo, in cui l’aspettativa del fallimento è divenuta una paradossale comfort zone per evitare di mettersi davvero in discussione. Come nel rapporto con la dolce Alice, la ragazza di cui Zero si innamora a prima vista ma – proprio per questo motivo – finge di ignorarne i segnali di interessamento, sospeso in un limbo in cui non fare niente mette al sicuro dal rischio di non rovinare tutto ma – di fatto – impedisce la nascita di un rapporto autentico e profondo, rischioso come ogni relazione in cui ci sono in ballo dei sentimenti.
Così, fra difficoltà a trovare un posto nel mondo, sterili lagne, elucubrazioni mentali e indecisioni pure per scegliere una pizza, un giorno Zero si accinge a intraprendere un viaggio con i suoi fedeli ex compagni di scuola e amici Secco e Sarah, verso la meno desiderata delle mete.
“Non posso trovà fuori quello che me manca dentro”
Quando Zero sale sul treno per Biella, città d’origine di Alice in cui la ragazza è tornata per non essere riuscita a mantenersi a Roma, il ragazzo sembra in uno stato di trance. Lo spettatore non sa ancora dove sta andando né perché, ma nel corso dei precedenti episodi di Strappare lungo i bordi ha capito quanto quella ragazza conti per lui, nonostante una storia d’amore non sia mai decollata. Pur frequentando entrambi altre persone, in attesa di aprirsi finalmente sui reciproci sentimenti, i due ragazzi hanno continuato a confessarsi gioie e dolori, anche quando Alice ha conosciuto l’amore tossico, rappresentato nella serie come un uomo di cui si percepisce solo l’ombra minacciosa. Zero avrebbe potuto forse fare di più per sottrarre la ragazza a dolore e violenze ma non è mai riuscito ad ascoltarla fino in fondo perché impossibilitato ad entrare in contatto innanzitutto con se stesso, spaventato dal cambiamento radicale che ciò avrebbe potuto innescare.
In più, il protagonista è convinto che la sua costante incapacità di fare la cosa giusta lo esponga a condizionare il mondo intero, segnando l’esistenza di coloro le cui aspettative vengono deluse dalla sua incostanza e superficialità, in un vortice emotivo in cui da una parte non riesce ad assumersi una sana responsabilità e dall’altra sente di avere sulle spalle tutte le colpe dell’universo, ennesimo meccanismo di difesa grazie al quale Zero si sente autorizzato a continuare a rimanere fermo, sopraffatto dalla portata clamorosa dei suoi potenziali danni.
Ma Zero lo sa fin da quella conversazione con l’Armadillo, dopo aver passato la serata a cercare invano un film su Netflix… prima di potersi rapportare in modo sano e funzionale con l’esterno bisogna fare i conti con l’interno, mettendo da parte l’egocentrismo e accettando le conseguenze dell’aprirsi veramente al mondo…prima che sia troppo tardi.
Strappare lungo i bordi: il significato del finale nella partenza di Alice
Il treno arriva a destinazione e i tre amici si ritrovano a casa dei genitori di Alice, in attesa di celebrare il suo funerale. Zero continua a muoversi all’interno della situazione più dolorosa che abbia mai dovuto affrontare col fare catatonico di chi, nemmeno – anzi – soprattutto questa volta non vuole andare fino in fondo, concentrandosi su dettagli insignificanti come il freddo provato sul vagone o l’esasperante desiderio di interagire dei due anziani. Ma quando Sarah lo mette per la prima volta di fronte all’occasione persa con l’amica ormai scomparsa perché suicida, obbligandolo a prendere coscienza di quanto lei avrebbe voluto diventare la sua ragazza, il protagonista viene sopraffatto per l’ultima volta da un senso di colpa inutile e distruttivo, subito bloccato dall’amica, che lo porta ad accettare una volta per tutte che siamo solo fili d’erba col potere di influenzare unicamente noi stessi. A questo punto, per la prima volta, l’Armadillo smette di elargire commenti saccenti e sentiamo la reale voce degli amici di Zero, Alice compresa, finora doppiati tutti dal protagonista. Ma qual è il significato di questo espediente narrativo?
Guardarsi dentro per vedere gli altri: le voci di Sarah, Secco e Alice
In Strappare lungo i bordi, fino all’ultimo episodio le voci dei co-protagonisti (guarda caso tranne quella dell’Armadillo) vengono sostituite dalla voce narrante di Zero, che cerca di riprodurne le fattezze. In particolare, Alice ha una voce monocorde e metallica, priva di qualunque inflessione espressiva, a voler sottolineare il distacco emotivo che il ragazzo si impone nei confronti della ragazza al cui amore non vuole cedere.
Zero, quindi, fino al finale della serie pretende di dare voce a tutti, interpretandone stati d’animo, caratteristiche caratteriali e intenzioni, interrotto solo dall’intervento dell’Armadillo che – in quanto personificazione della coscienza – non può essere controllato e vive di vita e voce propria. Fino a quando di fronte all’orrore della morte di Alice e alla lettura di Sarah del loro rapporto qualcosa si sblocca e Zero accetta per la prima volta di guardarsi dentro e di lasciare che gli altri diano da sé le loro risposte, pronto finalmente ad accettarle. Una svolta narrativa che ricorda il Kaufman di Anomalisa, dove l’oggetto dell’amore del protagonista era l’unica persona al mondo la cui voce lui riusciva a distinguere fra quella unica, monotona e maschile della massa di persone. E che innalza la serie di Zerocalcare ad opera filosofica, ricca di piani di significato non del tutto espliciti.
Il finale di Strappare lungo i bordi rappresenta così il coronamento di un doloroso viaggio interiore, in cui la scomparsa di Alice offre quell’occasione persa per sempre che obbliga Zero ad accettare da una parte l’imprevedibilità e l’imperfezione della vita e dall’altra le proprie paure, pronto adesso ad aprirsi al mondo e – si spera – ad un futuro più sereno.