Stellan Skarsgård risponde alle critiche di Scorsese e Scott sui film Marvel
L'attore, che interpreta Erik Selvig nell'MCU, ha spiegato che il problema non sono questi film, ma l'industria che sta fagocitando sempre di più i progetti piccoli in favore di quelli ad alto budget.
Stellan Skarsgård è apparso recentemente in Dune di Villeneuve
Stellan Skarsgård è un attore svedese di notevole fama che ha partecipato a parecchi progetti (e continua a partecipare) nella sua carriera artistica. Tra questi è opportuno ricordare la sua interpretazione del Capitano Tupolev in Caccia ad Ottobre Rosso (1990), del professor Gerald Lambeu in Will Hunting – Genio ribelle (1997), ma sono note le sue incursioni in film più mainstream e legati alla cultura pop. Tra questi non possiamo non menzionare Pirati dei Caraibi dove incarna Sputafuoco Bill Turner e anche il Marvel Cinematic Universe, dove ha prestato il volto dello scienziato Erik Selvig, in particolare in Thor (2011), The Avengers (2012), Thor: The Dark World (2013) e Avengers: Age of Ultron (2015).
Di recente, in un’intervista che ha tenuto per The Guardian, Stellan Skarsgård ha partecipato anche lui al dibattito che ha visto criticare i film Marvel da esponenti di spicco della cinematografia mondiale in particolare Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e, più recentemente, anche Ridley Scott che li ha definiti estremamente noiosi. Ebbene, il divo ha difeso i cinecomic della Casa delle Idee, spiegando che il problema non è legato ai progetti in sé che lui trova interessanti, ma alla stessa industria cinematografia che si è evoluta ed esclude sempre di più i progetti medio-piccoli per favorire quelli ad alto budget. Ad ogni modo sotto trovate il suo intervento completo.
Non ho niente contro i film di supereroi. Sono stato in una coppia e hanno sicuramente un posto. Il problema è che il sistema che permette a otto persone di possedere metà della ricchezza mondiale accresce il potere delle forze di mercato, quindi i cinema piccoli e indipendenti raramente esistono più al di fuori di poche grandi città. Non ci sono canali di distribuzione per tutti i film a medio budget che hanno i migliori attori, la migliore scrittura, perché non possono spendere 3 milioni di dollari per una campagna di marketing. Quando i cinema li fanno entrare, lo fanno per una settimana e se non paga in una settimana, se ne vanno.
Ricorda che Il Padrino è uscito per la prima volta in 100 sale cinematografiche negli Stati Uniti – i grandi film ora escono in 4.000. C’erano piccole pubblicità sul New York Times, ma c’era sempre più da fare perché era un film così bello. L’opinione della gente non ha più possibilità. E questo è triste.
Penso che dovremmo avere film Marvel e più film sulle montagne russe. Dovremmo avere anche altri film. E questa è la cosa triste: quando entrano in gioco le forze del mercato grezzo, gli studios iniziano a essere gestiti da società a cui non importa se si occupano di film o dentifricio, purché ottengano il loro 10% di [rendimento]. Quando AT&T ha rilevato Time Warner, ha immediatamente detto alla HBO di diventare più leggera e commerciale. Facevano sempre soldi. Ma non abbastanza per un investitore.