Kemono Jihen: recensione della serie anime Netflix
Kemono Jihen, anime tratto dal manga omonimo di Shō Aimoto, arriva su Netflix doppiato in italiano.
Il panorama nipponico è costellato da numerosi riferimenti culturali e folkloristici alla tradizione degli yokai, mostri leggendari che affollano i miti popolari del Sol Levante. Molto spesso questi sono protagonisti di racconti mediali contemporanei, configurando l’aderenza alle pratiche cultuali e religiose anche nelle opere letterarie e non solo. Sono moltissimi i prodotti propriamente mainstream come anime e manga ad essere incentrati su figure mitiche come tanuki, kappa, kitsune e via discorrendo.
Kemono Jihen è una delle ultime opere che presenta l’escamotage degli yokai come figure centrali della narrazione, e in particolare la categoria cosiddetta dei bakemono, ovvero quella tipologia di mostri mutaforma in grado di cambiare il proprio aspetto.
Tratto dal manga di Shō Aimoto, Kemono Jihen è da qualche giorno disponibile sulla piattaforma streaming Netflix, che ne detiene i diritti per l’adattamento italiano, compreso il doppiaggio. Uscito in patria nei primi mesi del 2021, l’anime da 12 episodi è ad opera dello studio Ajia-do Animation Works, noto per gli adattamenti di Spirit of Wonder e Zettai Shonen.
La storia si concentra sul giovane Kabane, metà umano e metà ghoul: il ragazzino possiede una forza sovrumana e la capacità di rigenerarsi, controllando il suo potere grazie ad un misterioso “calcolo vitale” che gli hanno lasciato i suoi genitori quando lo hanno dato alle cure di una lontana zia. L’ispettore Inugami, invischiato nella risoluzione di casi riguardanti i mostri che vivono al fianco degli esseri umani, decide di portarlo con sé a Tokyo, facendolo entrare nella sua agenzia di investigazione. Qui, insieme ai compagni di squadra Akira, Shiki e Kon sarà impegnato nella risoluzione dei casi sovrumani commissionati da differenti committenti e nel frattempo cercherà di capire dove si trovano i suoi genitori.
Tokyo, metropoli degli yokai
Kemono Jihen si palesa fin da subito come un ulteriore tassello di quel macro-filone dedicato agli yokai e ai poteri soprannaturali e mistici che da essi derivano. Una costante, come visto, del panorama nipponico di anime, manga e videogiochi, a dimostrare come l’immaginario culturale sia estremamente affezionato ad una dimensione tradizionalista dei miti popolari e che quindi, di riflesso, questi siano una costante nelle opere mainstream. Questo anime, in particolare, si indirizza verso un’anima molto da “sobborgo”, essendo ambientato ai margini della società giapponese – gli umani non possono sapere dell’esistenza dei mostri, pena squilibri e fobie sociali – e riguardando quindi una dimensione prettamente gotica e dark e celata alla vista dei più. Tutto questo si riversa anche a livello narrativo, configurandosi come un anime dalle tinte anche abbastanza cruente in alcuni casi e fortemente drammatiche sotto altri punti di vista.
Kemono Jihen: quando il folklore diventa moderno
La narrazione sembra abbastanza lineare, abbracciando la storia dei diversi protagonisti, il cui passato si interseca indissolubilmente con il presente rappresentato nell’anime. Tutto ciò sembra abbastanza interessante, sebbene pecchi di una velocità narrativa spasmodica, dovuta alla compressione del formato anime in 12 episodi e che quindi non riesce a permettere un approfondimento adeguato delle storie dei personaggi principali, lasciandoli marginalmente rispetto la risoluzione dei casi investigativi, talune volte anche abbastanza scontati e per nulla interessanti.
L’animazione è molto buona, imponendosi per la sua fluidità associata ad alcuni escamotage visivi di impatto e che vertono sempre verso la rappresentazione dei poteri dei ragazzini protagonisti. Nulla di eccelso e di particolarmente sofisticato, ma che assolve il suo compito di intrattenimento e di supporto ad una storia fondamentalmente mainstream e che potrebbe per i più forse rappresentare anche degli elementi già visti in altre serie. Ma che comunque suscita quella fascinazione per via dei riferimenti alla narrazione mitologica giapponese e che si impone per essere proprio il punto di forza di tutta la storia.