La tenda rossa: la storia vera dietro la miniserie con Rebecca Ferguson

Dal testo biblico trae ispirazione, ma con un importante ribaltamento di prospettiva, eccezionalmente femminile: ecco quali sono le differenze tra il racconto originale e la miniserie tv La Tenda Rossa

Chi lo avrebbe mai detto: una storia biblica (letteralmente!) in grado di tenere con il fiato sospeso… Un compito abbastanza arduo da portare a termine, ma raggiunto dalla miniserie televisiva La tenda rossa. Le vicende narrate sul piccolo schermo attingono, infatti, da un capitolo della Genesi, il primo libro dell’Antico Testamento.
Al centro Dina, la figlia del patriarca Giacobbe, che – secondo l’interpretazione più comune del testo – viene rapita e abusata da un principe. Il suo aggressore propone quindi il matrimonio, ma i fratelli di Dina, infuriati per l’accaduto, si vendicano brutalmente sul responsabile e sulla sua famiglia. Questo è quanto, almeno dalle informazioni trapelate dalla Bibbia, il punto di partenza per l’audace rivisitazione de La tenda rossa.

La Tenda Rossa: la serie TV con Rebecca Ferguson, basata su quanto narrato nella Genesi

Rebecca Ferguson primo piano

Nel testo originale, Dina è una figura silenziosa: non ci viene data alcuna indicazione di ciò che pensa o vuole, e scompare dal libro dopo che i suoi fratelli hanno iniziato la loro follia omicida. La tenda rossa non le dà solo una voce: racconta lo svilupparsi degli eventi attraverso i suoi occhi e quelli delle donne intorno a lei.
Ha una visione diversa dell’episodio. In tale rappresentazione, emerge una passione reciproca. Non un abuso, bensì una storia d’amore, nello stile di Romeo e Giulietta, ambientata in un’età antica. E con conseguenze terribili.
Tra gli aspetti più intriganti spicca proprio la tenda rossa. È il luogo in cui sono chiamate a presentarsi le donne della tribù di Giacobbe quando hanno le mestruazioni: il loro prezioso santuario della femminilità in un’epoca di inflessibile potenza patriarcale.

Foto La tenda rossa

Qui, Dina e le sue madri (il padre ha quattro mogli) si riuniscono per condividere pensieri e saggezza, scambiare pettegolezzi, cercare conforto l’una nell’altra e scambiarsi conoscenze circa l’ostetricia e la maternità. In realtà, nel testo biblico non si alcun riferimento a una tenda, ma Anita Diamant – autrice del romanzo – è stata ispirata da racconti di “capanne mestruali” di altre culture e da lì ha avuto l’idea di introdurre un luogo di ritrovo per le protagoniste.

La tenda rossa: una tragedia che pone al centro le donne

Rebecca Ferguson ne La tenda rossa

Sebbene verta principalmente attorno a Dina (interpretata da Rebecca Ferguson), La Ttnda rossa cela pure una trama secondaria su qualcosa di ben più familiare a noi: le vicissitudini di Giuseppe, famoso per la tunica colorata. Ciò poiché è uno dei fratelli di Dina, ma il ritratto non è evangelico. La tenda rossa lo “umanizza”, dipingendolo come una figura sì buona ma imperfetto, chiamata a combattere i demoni personali e riconciliarsi con i familiari.

Parlando di religione, La tenda rossa non ha molto tempo per il Dio dell’Antico Testamento. Questa, dopotutto, è una sorta di “storia segreta”, e mostra persino le donne intente ad adorare idoli pagani in assenza di Giacobbe.
Alla luce di ciò non è difficile comprendere le ragioni dietro alle accuse di “blasfemia” mosse ad Anita Diamant, in occasione dell’uscita del romanzo. La peculiarità consta nel ribaltamento di prospettiva: pone l’accento sulle donne anziché sugli uomini, in un modo che una versione più “accurata” dell’Antico Testamento non farebbe.
Per una volta, i personaggi vivono e si comportano da esseri umani, con desideri e ambizioni individuali. Non delle blande trasposizioni da un sermone, o pii modelli di perfezione. Si tratta di uomini e donne che ridono, piangono, amano e odiano, in cui è possibile immedesimarsi oggi, nel XXI secolo.

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