Carolin Kebekus – The Last Christmas Special: recensione della stand up comedy tedesca Netflix
Il calendario dell'avvento, la corsa ai regali e la voglia di condividere gioie e deliri natalizi, Carolin Kebekus - The Last Christmas Special è lo stand up comedy al femminile Netflix che racconta il bello e il dimenticabile del Natale.
Se fosse stato un one woman show dalle luci sfavillanti, numeri di canto in stile Christmas edition, ospiti e intermezzi musicali – e il titolo poteva prestarsi anche a questa possibilità – Carolin Kebekus – The Last Christmas Special sarebbe stato uno show più coinvolgente e natalizio, ma l’attrice e comica tedesca ha scelto una formula ibrida da interpretare attraverso lo stile e il genere della stand up comedy con uno sguardo tutto al femminile. Il suo show nel vasto catalogo di film di Natale Netflix è una simpatica pecora nera quest’anno, decisamente in controtendenza alle numerose storie e commedie d’amore che sono ormai il trend preferito della piattaforma.
Nel monologo dell’attrice tedesca infatti, tante e tanti possono riconoscersi e trovare una sfumatura del Natale passato, presente e futuro, volendo rubare a Dickens una licenza poetica al Canto di Natale, ma narrato secondo il filtro della realtà, tra le sue gioie, le sue noie, la sia fretta ma anche la sua capacità di riunirci sotto molteplici aspetti in pochi giorni dell’anno. Ne tira fuori uno stand up comedy ironico, comico e che non risparmia niente e nessuno, neppure la religione, ma con una sagacia sottile che fanno della Kebekus un’attrice comica dalla battuta elegante.
Carolin Kebekus – The Last Christmas Special: il Natale, così com’è
In una chiesa sconsacrata ma deliziosamente addobbata da decorazioni natalizie moderne ed essenziali – sul palco infatti si erige un albero composto di neon – e senza troppi scintillii, va in scena lo show di Carolin Kebekus. Ad attirare l’attenzione ed essere sfavillante è proprio lei, con il suo abito glitterato lungo, e che apre la sua “messa” con una riflessione sul mistero dell’atmosfera natalizia, definendola un mix di riflessione e stress sociopatico o per meglio dire uno stress riflessivo, quasi i giorni di Natale fossero una data di scadenza per tutto quello che non abbiamo fatto nel resto dell’anno.
Ad essere una perfetta immagine di questa corsa all’ultimo regalo e all’ultima commissione da fare sono i calendari dell’avvento, che se da piccoli ci entusiasmavano, da grandi riceverne uno, con le tantissime tipologie che ci offrono oggi – persino quelli più imbarazzanti in cui scoprire un sex toy ogni giorno -, diventa un’occasione per riflettere davvero su come il mercato abbia interpretato questa tradizione. Una menzione particolare, un momento speciale, Carolin lo dedica alle donne, che in realtà affinché tutto sia perfetto, sono quelle che il Natale lo vivono ancor prima del mese di Dicembre.
Meno favola, più realtà: il Natale che i film raccontano meno
Nel lasciarsi trasportare dal lungo monologo di Carolin Kebekus, che sfiora poco più dell’oretta, in effetti ci si ritrova con le sue immagini, raccontate con un’ironia diretta e una certa familiarità – e vi assicuriamo che anche il tedesco con la sua mimica diventa più naturale e amichevole – a pensare a qualcosa su alcuni aspetti del Natale che magari abbiamo sempre pensato ma senza riuscire a trovare le parole giuste per esprimerlo. Tra i pezzi forti del suo monologo, quello dedicato ai calendari dell’avvento per bambini dalla “cioccolata di petrolio” per esprimere quella sensazione di cioccolato raffermo per lungo tempo abbandonato in stampi di plastica ma che da piccoli ci faceva comunque impazzire per la sola gioia di aprire la finestra dell’avvento, spicca su tutti.
La Kebekus si sofferma però a condividere con il suo pubblico come ormai il Natale sia stato spogliato del suo significato primordiale che lo voleva strettamente legato alla religione e di come abbia naturalmente preservato la sua capacità di avvicinarci, lasciando che ognuno dipingesse il suo Natale. Ma questa festività di per sé conserva una componente che ci accomuna tutti da sempre: dalla sua frenesia alle tavolate in compagnia di parenti e familiari eccentrici, dalla corsa ai regali e al voglio che sia tutto perfetto di mamme, nonne e ragazze, dietro quest’atmosfera che volutamente vogliamo vedere favolistica, cela una semplice gioia di condivisione e spensieratezza. Da un punto di vista meramente tecnico, la staticità della scena che vede la Kebekus, senza poca originalità nelle inquadrature, sempre sul palco avrebbe rischiato di poter generare un effetto noia, che viene scongiurato proprio dalla bravura dell’attrice, anche nel cantare improbabili canzoni di Natale. Un intermezzo musicale che aiuta a rendere più fluido lo show.