The Aviator: di che malattia soffre Hughes? Tutte le manifestazioni del Disturbo Ossessivo-Compulsivo

The Aviator, di Martin Scorse, con protagonista Leonardo DiCaprio, racconta la vita di Howard Hughes e la malattia di cui soffriva.

The Aviator, diretto da Martin Scorsese, con protagonista Leonardo DiCaprio, vincitore di 5 Oscar su un totale di 11 candidature, è un film dedicato alla vita di Howard Hughes, uomo geniale e dalla personalità complessa che nella sua vita è stato aviatore, regista e produttore cinematografico. Magistralmente interpretato da Leonardo DiCaprio, l’attore mette in scena le ossessioni e le contraddizioni che vivono nell’animo di Hughes che creò il suo impero di Hollywood, diventando tra gli uomini più potenti del mondo. Nella pellicola di Scorsese sono evidenti le sue manie di grandezza e il lento declino di un disturbo che lo portò a isolarsi e vivere in balia del suo alter ego: l’ossessivo compulsivo e i conseguenti sintomi.

Howard Hughes, nato nel 1905 ad Humble, nella città del Texas, anche se la sua città natale risulta ufficialmente essere Houston, soffrì a lungo di disturbi mentali. La maggior parte di questi erano quasi certamente riconducibili alla sifilide che lo colpì da giovane e che fu l’inizio di quelle crisi ossessive compulsive che lo tormentarono per tutta la vita. Come si vede in The Aviator, si tratta di un disturbo che potrebbe aver ereditato da sua madre, maniaca della pulizia. L’attività di Howard Hughes iniziò proprio nel cinema, all’età di 22 anni, quando diresse il film muto Gli angeli dell’inferno dove parte del suo disturbo era già evidente, ma all’epoca ancora definito come una ricerca della perfezione. La produzione del film andò appunto avanti per 3 anni, alla fine delle riprese Hughes aveva 560 ore di girato e alcune scene erano state ripetute per 90 volte, finché Hughes non otteneva quello che cercava. Ma non solo, Gli angeli dell’inferno venne girato negli anni ’30, poco prima dell’avvento del sonoro. Hughes, più tardi convertì così lo stesso Angeli dell’inferno in un film sonoro.

The Aviator e il disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione

stasera in tv una scena di The Aviator

Dalla sua perenne insoddisfazione al suo disturbo, alla storia d’amore con Katharine Hepburn, fino al volo intorno al mondo in soli 4 giorni, Hughes si trova presto di fronte a un baratro che lo fa sprofondare per anni in una grave depressione. Aiutato da una delle donne della sua vita, l’attrice Ava Gardner, il finale amaro del film vede Hughes di nuovo all’apice del successo, ma mai realmente libero da quei disturbi e da quel delirio di onnipotenza che lo avevano sempre contraddistinto. The Aviator, con un cast che comprende Cate Blanchett, Gwen Stefani, Kate Beckinsale, John C. Reilly, Alec Baldwin, Jude Law, Willem Dafoe e molti altri, è anche un manifesto del disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione.

La “sensazione di sporco” legata all’ossessivo compulsivo riguarda sia l’esteriorità che l’interiorità, questo tipo di disturbo è legato a una necessità di una pulizia sia fisica che morale. Chiamato effetto Lady Macbeth si riferisce alla tragedia Macbeth di Shakespeare dove il personaggio di Lady Macbeth cerca invano di lavarsi le mani dal sangue del Re Duncan di Scozia, ma le macchie di sangue non ci sono, non esistono, sono una metafora dei suoi sensi di colpa, essendo complice dell’omicidio del Re Duncan. La paranoia che affligge Hughes è una patologia definita disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione. Howard Hughes aveva infatti il terrore che qualsiasi cosa toccasse potesse infettarlo e che oggetti e persone con cui venisse in contatto potessero essere portatori di malattie mortali.

La differenza tra ossessioni e compulsioni

stasera in tv - the aviator

In The Aviator, anche nelle scene e nei momenti della vita di Hughes, durante i quali il disturbo sembra contenuto, il protagonista evita comunque di toccare le cose altrui, beve soltanto latte da bottiglie di vetro sigillate e apre le maniglie delle porte con dei fazzoletti: celebre la scena, nella seconda metà del film, dove lo si vede rinchiuso in una stanza disseminata di fazzoletti usati per non entrare in contatto con i germi intorno a lui, toccando qualsiasi cosa sempre con le mani protette dai fazzoletti. Il disturbo ossessivo compulsivo ha due fasi, di cui la prima riguarda la consapevolezza del soggetto di avere idee che sfiorano l’assurdo. Le ossessioni sono infatti quei pensieri, impulsi, ricordi o immagini di realtà distorta che affliggono una persona consapevole che si tratta di prodotti della propria mente e che riconosce di avere idee folli.

Ma quando si tratta di “compulsivo” si arriva a comportamenti o convinzioni mentali che il soggetto deve inevitabilmente seguire. L’ossessivo compulsivo non si limita al pensiero considerato “assurdo”, ma alla necessità obbligata di metterlo in atto. In The Aviator Howard Hughes si lava spesso le mani, ripete alcune frasi e appunto utilizza sempre un fazzoletto diverso per toccare, a volte, la stessa maniglia della porta. La pulizia fisica che si riferisce invece a quella morale, in Hughes, è strettamente correlata con la sua personalità. Hughes si sente, anche se non coscienziosamente, moralmente sporco. Forse ha raggiunto il suo obiettivo e il suo desiderio e cioè di essere l’uomo più potente degli Stati Uniti, ma sente, a livello inconscio, di non essere una “brava persona”.

Pulizia fisica e pulizia morale nel protagonista di The Aviator

The Aviator

Si tratta sempre ovviamente di un’etica personale, Hughes sente di aver avuto molte donne, è dovuto scendere a patti con un ambiente corrotto di cui lui stesso ha fatto parte. La ricerca delle perfezione che ossessiona Hughes è un bisogno di avere successo, altrimenti, per lui, non resta nulla: deve eccellere in ogni settore, sennò non è nessuno. Hughes, verso la fine di The Aviator, si isola, perde il contatto con la realtà, e diventa prigioniero delle proprie ossessioni, del suo non sentirsi al sicuro, stretto in quegli inevitabili comportamenti che deve fare e ripetere, non più libero di vivere. Cerca così continuamente di raggiungere un nuovo obiettivo, un maggior ideale di perfezione in uno dei suoi campi, in uno dei due settori che costituivano il suo impero: cinema e aviazione.

 

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