A Naija Christmas: recensione del film Netflix di Kunle Afolayan
Una matriarca burbera esprime il desiderio di vedere almeno uno dei tre figli finalmente sposato, pena l’esclusione alla sostanziosa eredità: avranno tempo fino al giorno di Natale per trovare la futura nuora. A Naija Christmas è chiassoso e ottimista come il popolo nigeriano, ma il film diluisce troppo a lungo un preambolo piatto e ordinario. Su Netflix dal 16 dicembre.
Coniata dai giovani come slang esortativo per prendere le distanze dalla vecchia guardia, la parola nigeriana “Naija” cattura in gergo la varietà di emozioni che i suoi abitanti sentono e sperano per il futuro del proprio paese. Una sorta di sprono alla leggerezza, all’esigenza di trasformare il disagio e la disperazione in ottimismo, guardano con speranza a un domani migliore di quello messo in piedi dai propri avi.
Lo spirito di A Naija Christmas, commedia sentimentale disponibile su Netflix a partire dal 16 dicembre, segue proprio questo spirito: sfruttare le dinamiche romantiche della ricerca del partner, e ugualmente comiche dell’inganno ai danni della propria madre, per rivelare l’esistenza di un passato ancora maldisposto all’avvento, inevitabile, del cambiamento.
A Naija Christmas: un Natale e un ricatto nel film su Netflix
Il film, che del Natale sfrutta solo l’espediente della data e della preparazione al festeggiamento, si concentra su tre fratelli ‒ Ugo (Kunle Remi), il primogenito produttore discografico; Obi (Efa Iwara), creator pubblicitario, e il minore Chike (Abayomi Alvin), appassionato di sport, ‒ tutti adulti ma ancora immaturi, alle prese con una matriarca severa e dispotica, la quale, a seguito di un malore, impone loro di sposarsi prima della sua (forse) imminente dipartita, pena l’esclusione dell’eredità. Il succulento premio, ovvero l’enorme villa familiare nella quale sono nati e cresciuti, riuscirà a smuovere i tre in un’agguerrita competizione con la speranza inoltre di esaudire il desiderio della madre: fra peripezie, equivoci e segreti, tenteranno di accontentarla anche a costo di sposare la donna sbagliata.
Caleidoscopico, chiassoso e sgargiante come le tonalità accese degli abiti indossati dalle matriarche al centro del racconto, in A Naija Christmas emerge lampante la volontà del regista Kunle Afolayan di esprimere con orgoglio tutto il folklore nigeriano, enfatizzando cibo, tradizioni e manierismi dell’identità culturale del paese africano. Anche quando si sposta nelle periferie, mostrando i ruderi e l’arretratezza delle zone del ghetto, il film mantiene un approccio realista e fiducioso, preferendo l’ironia alla futile autocommiserazione.
Dedicato alla sua ‘ Mama’ attrice protagonista, scomparsa quest’anno, il film di Kunle Afolayan regala rari sorrisi ma una durata estremamente diluita che non riesce a sostenere
Eppure, nonostante l’inedita scoperta di un popolo fiero e di un cinema africano che nell’immaginario occidentale pare tuttora ancorato al linguaggio del documentario o a lavori autoriali e assieme politici, a pagare gran parte della riuscita a metà dell’intero progetto vi è soprattutto una sceneggiatura estremamente semplificata e scontata, diluita eccessivamente in un tempo limite (due ore esatte) e mai sostenuta da guizzi, trovate, deragliamenti.
Va da sé che i tre protagonisti, ognuno incarnando le diverse maschere del maschio alfa e insieme del figlio ‘bamboccione’, innescheranno relazioni e flirt più o meno veritieri (la proposta di matrimonio finita male e resa virale dai social; l’innamoramento con la collega; con la donna sposata e più adulta; con l’aspirante cantante devota alla chiesa). Ma a parte il ‘viaggio visuale’ in una Nigeria desiderosa di riscatto, i ritmi tambureggianti, l’immaginario folklorico, di A Naija Christmas non stupisce quasi nulla delle interazioni e dei sviluppi romantici e delle faide fratricide, regalando tutto sommato qualche sorriso all’esagerazione espressiva della ‘Mama’ interpretata da Rachel Oniga, attrice scomparsa quest’anno e a cui il film dedica la sua realizzazione.