Don’t Look Up: la storia vera del film Netflix
Don't Look Up è basato su una storia vera e sebbene questa sembri una metafora, da alcuni punti di vista potrebbe non esserlo affatto.
“Basato su eventi reali… non ancora… accaduti”: così si apre il trailer di Don’t Look Up, film quasi evento approdato su Netflix il 24 dicembre 2021, diretto da Adam McKay e interpretato da un cast formato da alcuni dei più famosi e importanti personaggi del panorama di Hollywood e non solo. Pare che la frase di apertura del trailer del film abbia mandato in tilt il pubblico, portandolo alla ricerca della storia vera alla base del film. Ebbene, come recita il teaser: questa storia, che è vera proprio quanto la cometa al centro di Don’t Look Up, non è ancora accaduta, forse.
Don’t Look Up: una storia vera?
Ma quale sarebbe la storia vera di cui Don’t Look Up ha avuto così fretta di raccontare? È la storia della civiltà umana e del mondo in cui questa ha messo le radici, la storia di una antropizzazione gravosa e anche la storia di una specie animale dotata del pensiero, organo immateriale considerato di gran pregio e sfoggiato in risposta a qualsiasi quesito cui risposta, in realtà, non vi sarebbe. Come ormai è chiaro, il film racconta di un gruppetto di scienziati che scopre una grande cometa in viaggio proprio verso il pianeta Terra, inconsapevolmente pronta a distruggerne qualsiasi forma di vita vi abiti. Molto simile alla storia vera del gruppetto (non tanto -etto, poi) di scienziati che da tanto tempo ormai avverte sulle gravi conseguenze del cambiamento climatico in corso, dovuto a un utilizzo forse un po’ errato (e opulento) dell’intelletto umano. In questa storia sono presenti gli scienziati, la classe dirigente, i giornalisti da quotidiano e quelli televisivi, sono presenti i negozianti, le mamme, i bambini, gli ippopotami e le lontre che fanno il bagno nel fiume. Insomma, una normale giornata dei giorni nostri condensata in circa due ore. Scienziati non ascoltati, dirigenza politica interessata al successo e al denaro, giornalismo poco affidabile, gente incredula. Quel che viene scoperto, quindi, dagli scienziati Kate Dibiasky (magistralmente interpretata da una rosso fiammante Jennifer Lawrence) e Randall Mindy (portato sullo schermo da un sempre più militante Leonardo Di Caprio) non soltanto viene recepito con grande leggerezza – da chi dovrebbe invece prendere a cuore la causa (per motivi, soprattutto, di responsabilità sociale) – ma diventa anche tentato motivo di profitto.
Lo stile satirico in cui è scritto il film punta a una definitiva dissacrazione (quella del ridere per non piangere, insomma) del modello di comportamento che la nostra società continua ad assumere riguardo il problema del cambiamento climatico. Chi si ricorda di The Onion Movie? The Onion Movie è un film satirico del 2008, diretto da James Kleiner, nato dai creatori di The Onion, un giornale satirico (il fratello maggiore e statunitense di Lercio): la trama del film ruota attorno a un giornalista che conduce il telegiornale Onion, dove l’assurdità delle notizie riesce a mostrare al pubblico la grande verità del come, il perché e il quando il mondo va in un certo modo. Comicità e assurdo si fondono in una satira, appunto, che fa ridere solo perché di piangere si è un po’ stanchi. Proprio nella stessa maniera, la storia dell’imminente catastrofe ambientale, derisa e sfruttata per scopi di lucro o, ancora, considerata una storia falsa, una fandonia (un po’ come le profezie dell’antica Cassandra, profetessa inascoltata della mitologia – mitologia? – greca), viene intrecciata in Don’t Look Up quasi a mo’ di: noi ve lo stiamo dicendo un’altra volta, siete a casa per Natale e non avete altro da fare, guardatelo e, ricordate, noi ve lo stiamo dicendo un’altra volta.
Certo, non si dimentichi che il film è una produzione Netflix, che di marketing molto ne sa e forse di ambientalismo un po’ meno; tuttavia il risultato sembra funzionare: un grande cast composto da stelle dello spettacolo, compresa l’acclamata cantante Ariana Grande, sale su questo grandioso palco ad avvertire il pubblico, urlando ancora una verità da molti rivendicata: la storia vera della fine del mondo. Sì, la storia di Don’t Look Up, che pare un po’ la profezia del 2012, di certo non sta affermando che presto qualcosa cadrà sulle nostre teste tagliandole per sempre; ma la metafora della fine del mondo (che si era già vista in toni molto più comici e dissacranti e con altrettanto cast stellare – senza, tuttavia, l’intento politico – in un film come This is the End del 2013) s’è forse resa una delle ultime risorse per spedire il messaggio con ricevuta di ritorno. Al contrario di film didascalici (che trovano certo la loro utilità) o film autocelebrativi come I am Greta – Una forza della natura del 2020 (quasi un lungo spot autopromozionale della giovane attivista più famosa del mondo), Don’t Look Up racconta una storia vera che non solo deve ancora accadere ma che, soprattutto, è stata già raccontata nei più disparati dei modi, con l’aggiunta però della psicosi e la follia cui giungono i profeti mai ascoltati: finalmente, in un film contemporaneo e di massa, qualcuno perde la calma e impazzisce nell’urlare la verità inascoltata e inveisce contro la classe dirigente (certo, una classe dirigente che se solo volesse potrebbe far sparire dalla faccia della terra il film, oltre che tutta la biodiversità che andrebbe tutelata): anche questo fa parte della storia vera, la militanza non ascoltata e derisa circa il problema ambientale in corso. Come è storia vera il cadere nella fossa dello spettacolo e nelle mani del successo, come succede al dottor Randall Mindy o il farsi pagare dieci dollari, alla Casa Bianca, per degli snack gratuiti.
L’importanza di un cast stellare
Storia vera si cela dietro ogni battuta satirica che regge il film: battutine, forse, è vero; ma battutine che descrivono con precisione l’andazzo del mondo mediatico odierno. Ma una storia vera molto importante, che regge il film, è forse la partecipazione così sentita da parte del cast: magari è una favola, ma un cast pluripremiato, acclamatissimo, solitamente molto impegnato a fare grande cinema o a tenere palchi in vasti stadi decide di partecipare a quello che è un filmetto (un filmetto nel suo lato narrativo, si intende, visti i costi di produzione non proprio da filmetto) per lanciare un messaggio. Leonardo Di Caprio da sempre è impegnato sul fronte ambientalista e a raccolta sono arrivati Jennifer Lawrence, Meryl Streep, Cate Blanchett, Ariana Grande, Jonah Hill, Timothée Chalamet, Ron Perlman e altri attori di grande spessore nella cultura di massa; questo quasi a voler ribadire che qualcuno di altrettanto autorevole, oltre alla classe dirigente che pare proprio non curarsi della situazione, di questa storia vera, ha intenzione di agitare le masse. Sembra un atto di rivolta in cui attori del passato e del presente, che tutti amano e stimano (certo, ora forse si dirà pure di Meryl Streep che s’è venduta, considerata affidabile fino a cinque minuti prima dell’uscita del film) decidono di prendersi la briga di mettere la faccia in questa lotta all’omertà e al negazionismo di un problema reale e grosso quanto la Cometa Dibiasky.
Proprio per questo, Don’t Look Up parla di una storia vera. Ma questa storia vera è già accaduta, continua ad accadere e, allo stesso tempo, non è ancora accaduta.