Il marchese del Grillo: dov’è stato girato? Tutte le location del film con Alberto Sordi
Tutte le location che hanno ospitato il set del film Il Marchese del Grillo, una delle più celebri pellicole con Alberto Sordi.
Il marchese del Grillo, celebre film del 1981, con protagonista il grande Alberto Sordi e diretto da Mario Monicelli, è considerata una delle maggiori commedie di sempre, negli anni definita anche la migliore in assoluto. Nel lontano 22 dicembre del 1981, Il marchese del Grillo registrò al Box Office il secondo incasso più alto nella stagione cinematografica ’81-’82, che all’epoca ammontava a 12 miliardi di lire. Il film racconta la vita, agiata e dedita all’ozio, del marchese Onofrio del Grillo, noto a tutti per passare le sue giornate facendo scherzi a dispetti a chiunque incontri, spesso senza nessuna pietà. Finendo molte volte nei guai e in situazioni ai limiti del pericolo, riesce però sempre a uscirne indenne, anche quando ogni speranza sembra persa e il pontefice Pio VII lo condanna a morte. Vincitore del premio come Miglior regia al Festival di Berlino e di 2 David di Donatello, Miglior scenografia e Migliori costumi, con 7 candidature, è una delle pellicole italiane intramontabili, un successo senza tempo, capace di conquistare decine di generazioni col passare degli anni. I luoghi iconici del film, oltre a fotografare la Roma di una volta, spaziano dalla Toscana a molte zone limitrofe alla capitale.
Le location del film Il Marchese del Grillo
La residenza del protagonista di Onofrio del Grillo si trova in Toscana, in particolare è stato utilizzato, per gli interni, il Palazzo Pfanner a Lucca; Roma ha invece ospitato la parte esterna del palazzo e cioè l’area che circonda la Casa dei Cavalieri di Rodi. Alcune location si trovano anche nei dintorni di Viterbo: quando il Marchese è in compagnia dei francesi, ci si trova nel Casale della Civita, mentre durante il viaggio verso la Francia che il protagonista compie per star vicino ad una delle sue donne, il marchese si ferma nel casolare di via delle Pietrische che si trova a Manziana, vicino Roma. La cantante lirica Olimpia, una delle amanti del personaggio di Sordi, si esibisce in un teatro che viene identificato come quello in via Margutta a Roma. In realtà si trova in un teatro in provincia di Terni: Teatro Sociale di Amelia.
Anche la campagna romana ha ospitato il set del film, ad esempio la scena in carrozza, durante il famoso dialogo tra il Marchese del Grillo e un ufficiale francese, è stata girata nei pressi di quello che oggi è conosciuto come il Parco degli Acquedotti, in particolare vicino all’Acquedotto Claudio. Quando invece i due vengono attaccati dai briganti, il set occupa la zona del Canale Monterano, nei pressi del lago di Bracciano, dove si trovano le rovine della Chiesa di San Bonaventura. Una delle scene più famose è quella del lancio delle monete bollenti ai medicanti che fanno elemosina per le strade, girata a Villa Grazioli, una delle Ville Tuscolane dei Castelli Romani, precisamente nel territorio di Grottaferrata; quando invece il Marchese incontra i soldati francesi, sullo sfondo è visibile il lago di Vico, in provincia di Viterbo.
I rigatoni con la pajata e i piatti tipici della tradizione romana
Una delle scene più celebri del film Il marchese del Grillo è sicuramente quella tra Onofrio del Grillo e l’attrice francese nell’osteria, uno dei momenti in cui il Marchese viene appunto scambiato per un povero carbonaio, Gasperino, suo sosia. Protagonista di quella scena è un piatto tipico della tradizione romana, oltre che un simbolo del film. Il Marchese del Grillo è passato alla storia anche per come Alberto Sordi descrive il piatto nel film, alla domanda della donna che gli chiede cosa ci sia nel piatto, il Marchese risponde: “meglio che non lo sai cosa c’è“. I piatti cucinati con le interiora di alcuni animai sono ormai tra le pietanze più richieste nelle trattorie e nei ristoranti romani, considerati prelibati, nonostante la loro origine: erano infatti una volta i piatti cucinati dalle persone più povere, racimolati dagli scarti dei nobili che buttavano via le parti interne del maiale o del vitello.
Dal fegato alla classica trippa alla romanza, dalla coda alla vaccinara alla coratella, anche i rigatoni con la pajata vengono cucinati con le interiora del vitello. In particolare l’intestino dell’animale viene tagliato a pezzi formando così delle ciambelle da cuocere poi in padella con olio d’oliva, sale, cipolla, sedano, carota, aglio, e poi sfumando, dopo 10 minuti, con il vino bianco. Aggiungendo la passata di pomodoro si lascia cuocere il tutto per un paio d’ore; è infatti considerato un piatto, anche se molto semplice, che ha bisogno in tutto di quasi 3 ore per essere pronto. Dopo aver cotto i rigatoni si aggiungono alla padella per ripassarli con un altro classico ingrediente della tipica cucina romana: il pecorino.