Edoardo Pesce su Christian: “diffido dei messia”. Incontro col cast e i creatori della serie Sky
La conferenza stampa di Christian, serie Sky Original in onda e in streaming dal 28 gennaio 2022 con protagonisti Edoardo Pesce e Claudio Santamaria. Tra crime, supernatural e un pizzico d'ironia.
Christian è il titolo della serie Sky Original, prodotta da Sky e Lucky Red, disponibile su Sky Atlantic dal 28 gennaio 2022, anche in on demand e in streaming su NOW. La storia è quella di un picchiatore al soldo di un boss, interpretato da Edoardo Pesce, che scopre di avere un “dono” davvero speciale. Per il bravo attore romano si tratta dell’esordio da protagonista in un percorso seriale. Lui, sullo schermo si dona anima e corpo alle particolarità del personaggio mentre fuori scena, come specifica incontrando la stampa insieme al resto del cast artistico e non, le cose sono diverse. “Diffido un po’ dei messia. Mi sembra che dividano. Se poi mi chiedete quale miracolo farei accadere veramente no, è meglio che non lo dico che sembrerei retorico”.
Ringrazia la produzione “per aver visto, nella possibilità di farmi fare il protagonista, qualcosa che io non vedo”. Non ha dovuto faticare troppo per entrare dentro la serie perché “quando collabori con colleghi così vai sul velluto. La scrittura era molto bella. Non c’era da prepararsi troppo. La mia responsabilità era di capire a che punto si trovava il mio personaggio in ogni momento di questa lunga lavorazione”. Ma chi è davvero Christian? E gli altri?
Christian: parlano in tre. Edoardo Pesce, Lina Sastri, Silvia D’Amico
Per Edoardo Pesce il percorso di avvicinamento al personaggio è stato molto interessante, proprio perché le barriere tra realtà e rappresentazione sono venute meno con facilità. “Ho avuto la possibilità di inserire caratteristiche mie personali. Parte della mia ironia, della mia tendenza al cazzeggio. Per cercare di allegerire la storia. Io vedo Christian come un ragazzo molto semplice, che ha un potere ma non lo vuole. Riceve questo dono, ma poi si chiede, che cosa ci faccio adesso? Capita tutto questo, a un ragazzone che vuole cose semplici: che la madre stia bene, che la situazione economica sia buona etc.”
La madre di Christian sullo schermo è la grande Lina Sastri, che definisce il suo personaggio “una presenza reale in una realtà iperreale. Ho dovuto cambiare molte cose fisiche ed interiori per adattarmi al personaggio”. Sulla questione se Christian mantenga o meno una giusta distanza dai misteri profondi che corteggia, la posizione è netta. “Non si manca di rispetto nei confronti di chi crede. C’è il rispetto per il mistero”.
Silvia D’Amico, bravissima, è Rachele, una vita piena di problemi cambiata dall’incontro con Christian. Confessa divertita un retroscena autobiografico che spiega in che modo Edoardo Pesce abbia influito sulla costruzione del suo personaggio. “Quando ho fatto il provino il mio personaggio si chiamava Alessia, poi è arrivato Edoardo e ha detto che andava chiamata Rachele come sua sorella!”. Ha amato lavorare nella serie “devo tanto al gruppo, alla produzione, ai registi. Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato, che fortuna fare una roba del genere”.
Claudio Santamaria tra Christian e Lo Chiamavano Jeeg Robot
Biblico e neanche poco Claudio Santamaria che nella serie è Matteo, un passato ingombrante e un curioso legame con Edoardo Pesce. “Lui è un po’ San Tommaso, Isacco, l’arcangelo Gabriele, il braccio armato di Dio. Tutti questi aspetti lo rendono un personaggio conflittuale. Il suo mistero è quello della fede. Fa il postulatore: emissario del Vaticano deputato a certificare l’autenticità del miracolo. In questa Città-Palazzo è totalmente estraneo. Il suo volto è sfigurato e questo fa di lui uno che porta una maschera. Un maschera che parla da sola”.
Si è parlato molto della natura di Christian, ibrido crime-soprannaturale che nella riscoperta del genere ammicca a uno dei successi più clamorosi degli ultimi anni, Lo Chiamavano Jeeg Robot. Di cui Santamaria, ricorderete, è stato efficacissimo protagonista. “Se non avessi partecipato alla serie avremmo potuto farli incrociare, Enzo Ceccotti e Christian”. Battute a parte, è gioco facile riconoscere che “Jeeg è stato un apripista. Ha permesso di riaprire le porte del genere e di proporre storie con temi universali, che non parlino dell’ombelico di chi le scrive”.
Genesi e motivi di originalità della serie, secondo i realizzatori
Se l’analisi di Claudio Santamaria inserisce Christian nel solco della progressiva riscoperta del genere da queste parti, Sonia Rovai (Director Scripted Production Sky Italia), affronta la questione da un’angolazione altra. “Portiamo un genere poco trattato in Italia e nel panorama europeo. Il pubblico non è avvezzo a un prodotto crime-supernatural, drama, con un pizzico d’ironia. Ha stupito noi, speriamo stupisca anche lo spettatore. L’unità di luogo, lavorare al Corviale, ha il suo peso. Il luogo è un ulteriore attore della serie. Permette agli attori di muoversi in una realtà che sentono propria, ma che li aiuta comunque a esprimersi al meglio nella loro professione”. Per Andrea Occhipinti di Lucky Red “la genesi del progetto è abbastanza lunga. Nel primo incontro con il team di Sky abbiamo condiviso gli aspetti che ci interessavano: un picchiatore nell’inferno della Città-Palazzo che ha questo dono imponderabile che regala speranza alle persone. L’ambiente è cupo, ma c’è molta ironia. L’azione non è violenta, più sul gore. Questi, gli aspetti che ci piacevano. L’indagine su questo personaggio”.
Stefano Lodovichi, regista (e produttore creativo) della serie insieme a Roberto “Saku” Cinardi, racconta del processo creativo alla base della costruzione dei personaggi. “Partire dagli stereotipi, per poi distruggerli. Le donne, all’inizio sembrano assolvere a una mera funzione di servizio, poi si assiste a una rivoluzione totale“. Respinge il paragone con Dan Brown “non è il nostro mondo”, regola i conti con l’elemento spirituale, religioso, della serie “i nostri personaggi hanno bisogno di risposte sulla loro vita. Noi ci confrontiamo con misteri che sono piccoli grandi misteri”. Pensando ai modelli di riferimento “Nino Manfredi, di cui ho parlato con Edoardo Pesce. Ma anche Sordi. E autori come Risi, Monicelli e Scola”.
Tocca a Roberto “Saku” Cinardi chiarire la genesi del progetto. “la cosa che mi rende orgoglioso è che siamo arrivati su Sky Atlantic col mio primo progetto. La storia nasce nel 2012. Poi c’è il cortometraggio, il videoclip di Salmo. Da lì l’idea di sviluppare l’idea in serie. Il mio corto è precedente a Jeeg Robot. Sicuramente ci sono punti di congruenza. La prima versione di Christian in effetti era ambientata a Tor Bella Monaca, come nel film di Mainetti. Ma il nostro ha un super potere che è anche una dannazione, giusto per sottolineare una differenza”. Chiusura affidata a Valerio Cilio, sceneggiatore, che definisce alcune coordinate temporali creative del progetto. “Parlare di metodo mi fa ridere. Quando abbiamo iniziato non avevo ancora capelli bianchi e Totti giocava. Il terreno della serie è uno di quelli su cui è facile scivolare dunque: regola numero uno, divertirci. L’altra regola di schivare il già visto“.