Monaco: sull’orlo della guerra – recensione del film Netflix
La recensione di Monaco: sull'orlo della guerra, il film Netflix del regista tedesco Christian Schwochow con Jeremy Irons.
Torbidi segreti e inquietanti retroscena raccontati dal regista tedesco Christian Schwochow (che ha diretto alcuni episodi della terza stagione della serie The Crown) nell’intricato periodo immediatamente precedente allo scoppio della seconda guerra mondiale. Quello che in passato era già stato fatto da Steven Soderbergh con Intrigo a Berlino (2006) e da Bryan Singer con Operazione Valchiria (2008). Adesso è la volta di Monaco: sull’orlo della guerra, distribuito dalla piattaforma streaming Netflix.
Il soggetto del film è ispirato al romanzo Monaco, di Robert Harris, già autore di due romanzi trasposti sul grande schermo dal maestro Roman Polanski: Ghostwriter e L’ufficiale e la spia, usciti rispettivamente nel 2007 e nel 2013.
L’anno di avvio è il 1938, quello delle rivendicazioni dei “Tedeschi dei Sudeti”, popolazioni tedesche che abitavano nelle zone di confine tra la Germania e l’attuale Repubblica Ceca. Fa da sfondo al film la celebre conferenza di Monaco, conosciuta anche come accordo di Monaco, quando i leader di Regno Unito e Francia, Neville Chamberlain e Edouard Daladier, incontrano quelli di Germania e Italia, per esaminare e affrontare la spinosa questione dei Sudeti e della Cecoslovacchia, nelle mire espansionistiche del cancelliere tedesco Adolf Hitler. All’interno di questa cornice si muoveranno i veri protagonisti di questa vicenda, persone comuni che agiranno dietro le quinte per evitare che la situazione degeneri in un conflitto, già nelle trame di un destino che appare ormai ineluttabile. Il risultato è un dramma storico e un thriller geopolitico, una corsa contro il tempo di due giovani diplomatici, Paul (Jannis Niewöhner) e Hugh (George Mackay), amici di lunga data, molto diversi caratterialmente (il primo più calmo e riflessivo; il secondo più collerico e istintivo) ma entrambi dotati di grande sensibilità, coraggio e umanità, decisi a far arrivare al primo ministro inglese (Jeremy Irons) documenti segreti che proveranno le vere intenzioni di Hitler: una guerra di conquista che avrebbe abbattuto e ridisegnato i confini dell’Europa sotto le bandiere antisemite del Terzo Reich. Paul e Hugh, né capi di stato, né individui politicamente così influenti, ma esseri umani che, venuti a conoscenza di retroscena inediti, sentono il dovere morale di agire contro il mostro.
Monaco: sull’orlo della guerra – gli eventi storici alla base del film
La conferenza di Monaco fu un incontro internazionale che si tenne dal 29 al 30 settembre 1938 tra i premier di Regno Unito e Francia, rispettivamente Neville Chamberlain e Edouard Daladier, e di Germania e Italia, rispettivamente Adolf Hitler e Benito Mussolini.
Avvenuta undici mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, la conferenza verté sulla discussione delle rivendicazioni tedesche sulla regione cecoslovacca dei Sudeti, abitata prevalentemente da popoli di lingua tedesca, i cosiddetti Sudetendeutsche (tedeschi dei Sudeti). La conferenza si concluse con un accordo che portò all’annessione di vasti territori della Cecoslovacchia da parte del Terzo Reich con il benestare delle potenze democratiche, convinti che accontentando le mire espansionistiche di Hitler si potesse arrivare al compromesso che avrebbe garantito una pace duratura. Poiché i rappresentanti cecoslovacchi vennero esclusi dalle trattative, il trattato venne da essi etichettato come “diktat di Monaco” o “tradimento di Monaco” in considerazione dell’alleanza politica che aveva legato i paesi anglo-francesi e la Cecoslovacchia fin dal 1924.
Se per l’opinione pubblica britannica l’accordo fu visto in quel momento come un successo che aveva garantito la pace e il mantenimento dello status quo nelle aree di interesse del Regno Unito, per il dittatore tedesco l’accordo fu un successo diplomatico e allo stesso tempo uno smacco personale: nonostante fosse riuscito a raggiungere un risultato importante, dovette agire nei limiti imposti dalle altre potenze democratiche e soffocare per un po’ di tempo i suoi propositi di invasione militare come progettato inizialmente.
Buona la scenografia, e i costumi; la regia ci restituisce lo stato d’ansia che vive il mondo intero, ad eccezione dei fomentati del Führer, e il sentimento comune di due Paesi che vogliono scongiurare la guerra. Il regista sembra anche voler redimere la figura di Chamberlain (magistralmente interpretato da Jeremy Irons), e lo fa attraverso i dialoghi che restituiscono una personalità profonda e non superficiale. Lo si capisce anche dalla parole impresse sul finale: se la conferenza di Monaco, fortemente voluta dal primo ministro, non impedirà lo scoppio della seconda guerra mondiale, la sigla di quell’accordo darà il tempo agli alleati di prepararsi militarmente al conflitto contro la Germania, che ne uscirà sconfitta.