Pam & Tommy: recensione della serie TV su Disney+
Oltre al sex tape c’è di più. La serie di Craig Gillespie Pam & Tommy ricostruisce lo scandalo dietro al furto del primo video privato di una celebrity per metterci in guardia sulle derive sessiste del presente. Dal 2 febbraio 2022 su Disney+.
Il corpo di Pamela Anderson è stato a lungo uno dei simboli degli anni Novanta. Bomba sexy e insieme icona pop, Barbie (in)consapevole di una femminilità plastificata e inarrivabile, l’attrice ed ex modella canadese ha proiettato su di sé le fantasie erotiche di un mondo maschile che amava venerarla, ricambiando quello sguardo, ricercato quanto restrittivo, in una piena accondiscendenza al (voluto?) compiacimento.
Pam & Tommy, la serie originale dal 2 febbraio disponibile sul canale di Disney+ Star con i primi tre episodi, (gli altri cinque a cadenza settimanale), scava sotto la superfice di una rilettura satirica ed eccessiva dello scandalo del sex tape che la convolse del 1995, per affrontare, in ottica contemporanea, l’inclinazione alla diffusa misoginia che dà forma all’industria dell’entertainment audiovisivo, e tornando, come il regista Craig Gillespie aveva già avviato con il biopic sportivo I, Tonya, al tema della costruzione tutta americana del mito, idolatrato e usato a punto di riferimento, poi affondato con soddisfacente sadismo al primo, imperdonabile passo falso.
Pam & Tommy: storia di un amore sfrenato e di uno scandalo rivoluzionario
In quel fine secolo di spensierato ottimismo, quando ancora il World Wide Web era pressoché sconosciuto e il mercato del porno veniva alimentato nel supporto fisico e pre anonimato del VHS, la serie ricostruisce il furto di quel famigerato video, prelevato e fatto circolare in segno di vendetta dal falegname Rand Gauthier (nella serie interpretato da Seth Rogen), assunto per alcune ristrutturazioni, licenziato, non pagato e addirittura minacciato con fucile dal proprietario della casa in questione, il batterista della band Mötley Crüe Tommy Lee.
Nella refurtiva della cassaforte, fra gioielli e pistole, il falegname trova anche una videocassetta, e nel premere play capisce di avere in mano materiale bollente. Quei sette minuti dal contenuto privato, che ritraeva i novelli sposi Anderson e Lee performare atti espliciti a bordo di una barca, vengono replicati e diffusi in milioni di copie anche pirata, e poi, realizzando le infinite potenzialità della rete, anche nel formato evanescente del digitale. Cliccato e divulgato in mezzo mondo, impazzato su tabloid e talk show, quel filmino rivoluzionò per sempre il concetto di pubblico e di privacy, di consenso e di celebrity, ma prima di tutto distrusse una carriera, quella della bagnina più famosa d’America, e logorò in fretta il suo matrimonio, fino al divorzio tre anni dopo.
Oltre il pubblico, verso il privato: la serie con Sebastian Stan e Lily James esagera le esuberanze della coppia Anderson-Lee ma concede alla prima maggior introspezione
Accentua tutto con scatenata sfrontatezza Craig Gillespie, che di quello stile esagerato e kitsch della coppia al centro del suo racconto ne amplifica al massimo gestualità ed esuberanze fisiche, nudità iper-esposta e appagata leggerezza. Sebastian Stan e Lily James concretizzano fino alla mimetizzazione la gamma di movenze da cartoon di lui e il sex-appeal fanciullesco dell’altra, concedendo tuttavia maggior introspezione alla figura privata di Pamela, donna aspirante madre con il role model di Jane Fonda, le cui ripercussioni dello scandalo furono decisamente più dolorose.
È su questo nervo scoperto dell’oggettivizzazione del corpo femminile rispetto il suo opposto, che la direzione originale di Pam & Tommy concede all’aderenza goliardicamente deformata ai fatti per come sono stati narrati, una propria utilità. Seppur non autorizzata dalla stessa Anderson, che da quell’evento ne uscì distrutta e sconfitta, la serie sfugge all’inciampo del clamore fine a sé stesso per ridimensionarlo nel lato intimo del punto di vista dell’attrice e, con lei, di tutte le donne continuamente esposte.
Privacy e celebrity-culture: Pam & Tommy è solo l’inizio
Al concetto di consenso e di autodeterminazione infatti, l’operazione del semi-biopic in serie aggancia il passato al nostro presente, ritrovando nell’osceno di quel caso la tendenza a mercificare, anche contro la propria esplicita volontà, alcuni aspetti strettamente intimi ‒ soprattutto il corpo, soprattutto quello che donne. Quello ripercorso in Pam & Tommy allora è l’esempio chiave, il punto di partenza di una società destinata da quel momento a cambiare, incatenata alla tendenza umana di sbirciare dal buco della serratura una privacy che probabilmente, complici i social, non abita più; sbattendoci in faccia la deriva dell’essere e dell’apparire, del nostro valore oltre all’imposta esposizione.