Il violino di mio padre: recensione del film turco Netflix

Un film per chi ama la musica del violino e per chi ha vissuto, almeno una volta nella vita, la magia di Istanbul.

Gülizar Nisa Uray, Engin Altan Düzyatan e Belçim Bilgin sono i protagonisti del film turco Il violino di mio padre (in turco: Babain Kemani), diretto da Andaç Haznedaroglu e disponibile sulla piattaforma Netflix dal 21 gennaio 2022.

Il violino di mio padre, ambientato ai giorni nostri, torna spesso sui binari di un passato recente per soffermarsi sul legame – di complicità e affettivo, che per una ragione ben precisa si trasformerà radicalmente- tra i due fratelli protagonisti nella storia, regolarmente maltrattati da un patrigno burbero, alcolizzato e, dunque, intenzionati a fuggire da Istanbul per trasferirsi in Italia. Ma le cose non vanno sempre come previsto, per dirla alla John Lennon ‘’la vita è ciò che ti accade mentre sei intento a fare altri progetti’. Solo uno dei due, Mehmet (Engin Altan Düzyatan), decide di partire e anni dopo lo vedremo nei panni di un celebre musicista, un virtuoso del violino. Che però non accetterà mai l’abbandono del fratello maggiore Ali Riza; questi infatti sceglie di non salire su quella nave e di restare in Turchia.
La figlia di Ali Riza, Ozlem, è una bella bambina dai capelli rossi, testarda e fiera, ma dal cuore tenero. Suo padre la lascerà in custodia allo zio Mehmet, deciso a tenerla un mese in casa per poi riaffidarla ai servizi sociali. Attraverso il dolore condiviso e il legame con la musica, la bambina orfana si legherà a questo zio apparentemente senza cuore, che in ogni situazione si mostrerà anaffettivo ed emotivamente distaccato. Düzyatan riesce a rendere perfettamente questa distanza emozionale.

Engin Altan Düzyatan è un attore cinematografico e televisivo turco. Nato a Karşıyaka, in provincia di Smirne, Düzyatan ha studiato teatro all’Università Dokuz Eylül – nel suo distretto natale – prima di debuttare come attore nella serie televisiva Ruhsar. Ma il ruolo che l’ha consacrato è quello di Ertuğrul Bey in Diriliş: Ertuğrul, popolarissima serie tv diretta da  Mehmet Bozdaq, tradotta in 25 lingue ed esportata in 71 paesi. La serie racconta la storia del leader turco, padre di Osman I, che ha posto le basi per la fondazione dell’impero ottomano.

Il violino di mio padre: la musica, grande protagonista

Il volino di mio padre, Cinematographe.it

Sin dalle prime scene, è evidente come la musica giochi un ruolo fondamentale nella rappresentazione dei personaggi, dei loro turbamenti e del loro rapporto con l’ambiente circostante. In uno dei passaggi iniziali del film, il padre rivela alla figlia che ogni essere umano ha una sua nota o una sua melodia distinta e che tutto ciò che si deve fare è saperla ascoltare. La bambina prenderà a cuore le parole di suo padre, al punto tale che questo sentimento si rifletterà in tutto il film. La giovane Gülizar Nisa Uray fa un ottimo lavoro attoriale interpretando il carattere, al contempo ostinato e dolce, di Ozlem.

Il violino di mio padre funziona soprattutto grazie al cast. Tuttavia, non riesce a sfruttare appieno il valore scenico della location in cui è stato girato. Istanbul è un luogo pieno di incanto, con scorci mozzafiato, ma il regista usa con parsimonia le panoramiche sulla città, tra le più belle al mondo.  Il film ci mostra alcuni luoghi simbolo, come il Fatih Sultan Mehmet (il famoso ponte di Istanbul che cambia colore);  la vista iniziale è un campo lungo sull’incantevole Bosforo. Un po’ come quando nella classica commedia americana, la cinepresa si muove in senso verticale o orizzontale sul Ponte di Brooklyn o sullo skyline di New York. Mentre la scelta di primissimi piani che si concentrano sul dettaglio, come gli occhi dei personaggi, è il tocco registico che dona più spessore alla pellicola.

La trama non brilla per originalità: la storia inizia con un conflitto tra fratelli e termina con una forma di riconciliazione. Mancano alcuni passaggi cruciali, quando invece la sceneggiatura (o il montaggio?) tende alla semplificazione, dimenticando la complessità delle emozioni umane:  gli effetti secondari e le conseguenze che una bambina deve affrontare dopo aver perso l’adorato padre non vengono affatto mostrate.

C’è spesso incongruità tra i dialoghi e le emozioni ritratte sullo schermo. Eppure, la pellicola riesce a farsi apprezzare per la capacità di emozionare, per gli assoli di violino e per le ambientazioni.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

2.5

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