Gravity: quanto è verosimile il film di Alfonso Cuarón?
Le imprecisioni scientifiche presenti nel film Gravity hanno portato esperti di astrofisica e veri astronauti ad esprimersi in merito.
Gravity, film del 2013 diretto dal regista premio Oscar Alfonso Cuarón che, all’epoca, stava per vincere il suo primo Academy Award, è stato un grande successo, sia di pubblico che di critica. Film d’apertura della 70ª Mostra del Cinema di Venezia, Gravity ha incassato più di 716 milioni di dollari, a fronte di un budget di 100 milioni, già di per sé altissimo. Accolto positivamente con recensioni particolarmente favorevoli, che hanno lodato tanto gli effetti speciali quanto l’attenzione ai dettagli, e compresa l’interpretazione di Sandra Bullock, il film ha vinto 7 premi Oscar: Miglior regia, Migliori effetti speciali, Miglior fotografia, Miglior colonna sonora, Miglior montaggio, Miglior sonoro e Miglior montaggio sonoro. Definito da James Cameron “il miglior space movie mai realizzato“, Gravity è stato anche al centro di polemiche, o per meglio dire, critiche negative, relative ad alcuni aspetti irreali presenti nella trama. Ad intervenire esperti di astrofisica e veri astronauti, tra cui anche l’italiana Samantha Cristoforetti e il Presidente dell’istituto nazionale di astrofisica italiano Giovanni Bignami.
Con Sandra Bullock e George Clooney, compreso Ed Harris, del quale si sente solo la voce, Gravity racconta di una missione nella spazio a bordo dello Space Shuttle, alla quale partecipano l’ingegnere biomedico Ryan Stone, l’astronauta Matt Kowalsky e altri membri dell’equipaggio. Impegnati in alcuni lavori di riparazione del telescopio spaziale Hubble, vengono avvertiti di un’onda di detriti che si sta dirigendo verso di loro. Cercando di mettersi in salvo, escono vivi dall’incidente sono la Stone e Kowalsky. I detriti hanno inoltre colpito anche i satelliti attivi, interrompendo le comunicazioni con Houston, e danneggiato sia lo Shuttle che il telescopio. Il film prosegue poi, seguendo solo la Stone, dopo che Kowalsky si è sacrificato per salvarla, che cerca di raggiungere il veicolo spaziale Sojuz, che viene poi anch’esso danneggiato da un incendio che distrugge la Stazione Spaziale Internazionale. A causa dei detriti anche il paracadute della Stone non è più utilizzabile, costringendola a dirigersi verso la stazione Tiangong 1, per comunicare con Houston, ma senza successo: il motore della Sojuz non si avvia. Durante un’allucinazione la donna parla con Kowalsky, e persa ormai ogni speranza, lui le suggerisce di utilizzare i razzi di atterraggio per generare il giusto movimento che le permetterebbe di avvicinarsi alla Tiangong 1 e di entrare all’interno della navetta di salvataggio Shenzou. La navetta, funzionante, porta la Stone riuscirà sulla Terra, in un lago dal sito imprecisato.
L’inverosimiglianza scientifica di Gravity
Sia la Cristoforetti che l’astronauta e ingegnere statunitense Michael Massimino, hanno lodato le ricostruzioni grafiche e l’attenzione ai particolari, sia per quanto riguarda la Stazione Spaziale, che il telescopio Hubble, compreso anche il Sojuz. “Niente era fuori posto, e non mancava nulla. In una delle mie passeggiate spaziali ho utilizzato una pinza taglia-cavi unica nel suo genere, e nel film avevano quella pinza. E Hubble sembrava il vero Hubble. Penso che si siano presi alcune libertà perché il modo in cui va una vera passeggiata spaziale non avrebbe molto di cinematografico. Sarebbe piuttosto noiosa“, ha dichiarato Michael Massimino. “Gravity è da vedere, ma con giudizio“, si è invece espresso Giovanni Bignami. “Nel senso che vuole essere simile alla tecno-fantascienza di Apollo 13 o di The Right Stuff – Uomini veri, ma non ci riesce del tutto, anzi. Il segreto per vedere fino in fondo Gravity di Cuaròn senza ridere o senza andarsene è munirsi di sospensione dell’incredulità. Cioè quella cosa per cui lo spettatore deve far finta di crederci“. Anche l’intervista condotta da Vulture all’astronauta statunitense Scott Parazynski, ha evidenziato alcuni aspetti surreali e ai limiti dell’inverosimile presenti in Gravity.
Partendo dalle operazioni di riparazione del telescopio, Stone e Kowalsky si muovono troppo rapidamente. Nel film gli astronauti utilizzato un jet pack, con un solo cavo che li lega dalla schiena al veicolo, che viene invece spesso usato solo in caso di emergenza. I movimenti di Kowalski sono rischiosi, basterebbe un piccolo urto per danneggiare notevolmente la struttura, l’equipaggio è infatti ancorato con più cavi. Anche la traiettoria dei satelliti è inesatta: in Gravity l’onda di detriti colpisce i satelliti, interrompendo così comunicazioni ed eventuali operazioni di soccorso. Ma i satelliti si trovano ad un’altitudine che supera i 35.000 chilometri e i detriti provenienti da un’orbita terrestre viaggiano ad un’altitudine molto più bassa, come si vede nel film. Se degli astronauti venissero colpiti da una pioggia di detriti sarebbe impossibile uscirne vivi, forse solo i membri dell’equipaggio sottoposti ad urti, a causa dei detriti, avrebbero una possibilità di sopravvivenza, riportando comunque ferite molto gravi. Quando c’è il rischio che dei detriti investano la Stazione Spaziale Internazionale, bisognerebbe cambiare leggermente l’orbita della Stazione per poterli evitare e ci sarebbe questa possibilità, essendo i detriti sempre monitorati. La stessa eccessiva rapidità con cui quest’ammasso di detriti si forma è troppo breve, a volte impiegano mesi o anni, minimo settimane, per formarsi.
Anche il passaggio dall’Hubble alla Stazione Spaziale Internazionale è quasi impossibile, almeno non avverrebbe come si vede in Gravity. Oltre a trovarsi ad orbite e altitudini completamente diverse, per viaggiare da una all’altra si avrebbe bisogno di una pianificazione e progettazione accurata, oltre che di una serie di attrezzature appropriate e di una grande quantità di carburante, che il jet pack, del quale è munita la protagonista, non possiede. Anche il sacrificio di Kowalski non è rappresentato con la giusta verosimiglianza: se un astronauta si sganciasse dal cavo che lo lega alla struttura al quale è ancorato, inizierebbe a fluttuare sul posto e non andrebbe completamente alla deriva nello spazio. Altro elemento sono i portelli delle stazioni spaziali abbandonate, che hanno maniglie interne e non esterne: per questioni di sicurezza si possono aprire infatti solo dall’interno. È quindi impossibile aprire un portello senza aver prima diminuito la pressione interna della chiusa d’aria, o camera d’equilibrio, dispositivo che permette il passaggio di materiale e persone attraverso ambienti che hanno una diversa pressione. Le chiuse d’aria vengono spesso utilizzate per consentire agli astronauti di uscire dai loro spazi abitativi ed effettuare operazioni all’esterno del proprio veicolo.
In generale è anche difficile che più Stazioni Spaziali si trovino nella stessa orbita, così come che una Stazione Spaziale Internazionale abbandonata abbia ancora una navicella Sojuz; se la stazione è stata abbandonata da un’equipaggio, composto da 6 membri, come di solito accade, le Sojuz possono contenere al massimo 3 persone e la Stazione Spaziale Internazionale è munita di 2 Sojuz, utilizzabili quindi per contenere al proprio interno, solo i membri dell’equipaggio separato. Anche la velocità con la quale la Stone mette in funzione la Sojuz è eccessivamente ridotta ed è quasi impossibile aggirare i vari sistemi di atterraggio, automatici, che la Stone usa per avvicinarsi alla Tiangong 1: i razzi, che lei usa proprio per raggiungere la Tiangong 1 si attivano in base a dei dati registrati, e prestabiliti, da un radioaltimetro posizionato su molti veicoli. L’abbigliamento che, in una scena iconica di Gravity, la protagonista indossa, non è ciò che realmente gli astronauti indosserebbero sotto la tuta spaziale. Devono infatti usare una biancheria coprente e protettiva, con una serie di piccoli tubi collegati ad essa, per mantenere il calore corporeo. Il militare e astronauta italiano Luca Parmitano ha dichiarato che spesso per togliersi una tuta spaziale ci si impiega mezz’ora, mentre quest’operazione nel film dura pochi minuti e la Stone sotto la tuta ha della normale biancheria intima.
La risposta di Cuarón in merito all’attenzione ai dettagli da parte degli esperti
Anche alcuni elementi meno tecnici sono stati contestati in Gravity: la Stone, in merito alla missione, parla di un addestramento di 6 mesi, mentre spesso gli astronauti, anche solo per entrare all’interno di una Stazione Spaziale Internazionale, vengono sottoposti a un addestramento di più di 2 anni. Spesso, durante una missione, i membri dell’equipaggio si conoscono molto bene tra loro, avendo passato mesi ad addestrarsi insieme. Ci sono inoltre altri pericoli prima della mancanza di ossigeno che Stone teme di esaurire: sarebbe la purificazione dell’anidride carbonica a venire meno prima della mancanza di ossigeno, causandole un’intossicazione. Anche il viaggio dei detriti ha un’altra imprecisione in merito alla traiettoria e cioè che viaggiano verso ovest, mentre nella realtà, viaggiano quasi sempre dalla parte opposta.
Cuarón, che ha avuto modo di rispondere alle critiche mossegli dagli esperti, ha espresso la sua “felicità” per il “tempo occupato ad attaccare o difendere Gravity“. “Abbiamo cercato di essere più plausibili possibile all’interno del contesto della nostra storia di finzione, e abbiamo lavorato duramente per riprodurre fedelmente il comportamento di corpi nella micro-gravità, senza resistenza“, ha dichiarato. “Ma è un film e quella Sandra Bullock non è mica un’astronauta nella realtà!“, ha poi concluso. C’è inoltre da precisare che Gravity è anche un grande esercizio d’estetica, gli effetti visivi del film sono straordinari, alcuni mai realizzati prima. Dalla pioggia di detriti che il investe, alla scomparsa di Kowalsky, fino al momento in cui la Stone si toglie la tuta spaziale, sono tutte delle scene oggi considerate celebri nel mondo del cinema, drammatiche, simboliche e ricche di significato. La forza visiva di Gravity è uno dei punti a favore del film e forse, se alcune sequenze fossero state più interessate alla verosimiglianza, avrebbero potuto apparire, come lo stesso Michael Massimino ha detto, piuttosto noiose. Gravity è comunque anche ricco di una serie di elementi fortemente realistici, riguardo ad esempio la missione, l’esistenza di onde di detriti, insieme alla rappresentazione degli attrezzi, dei luoghi e dei veicoli.