Il caso Collini: la storia vera dietro al film con Franco Nero
Il caso Collini, diretto da Marco Kreuzpaintner, con Franco Nero, rivela i tragici retroscena dietro a una terribile scoperta sepolta nel passato.
Il caso Collini, film drammatico tedesco diretto da Marco Kreuzpaintner, è tratto dal libro scritto da Ferdinand von Schirach e racconta una terribile scoperta fatta dallo scrittore stesso Schirach. Il caso Collini racconta del giovane avvocato Caspar Leinen, incaricato di difendere Fabrizio Collini, operaio italiano colpevole dell’omicidio di Hans Meyer, anziano e benvoluto imprenditore industriale. Il processo che si svolge a Berlino vede Leinen in grave difficoltà: non solo Collini si chiude in un irremovibile silenzio, ma, indagando sulla vittima, ricorda di aver conosciuto Meyer da ragazzo: era il nonno di un suo amico e per lui era stato quasi una figura paterna, che ricorda con affetto. Diviso tra la difesa di Collini che sembra aver compiuto questo gesto senza motivo e il suo legame con Meyer, Leinen scava nel passato della vittima e del suo assassino, portando alla luce un evento che coinvolge entrambi, accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale. “Ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa sul nazionalsocialismo, o, più precisamente, su quello che la repubblica federale ha fatto del suo lascito“, ha dichiarato l’autore de Il caso Collini. “Quando cresci con un nome come il mio, quando hai quindici o sedici anni devi porti delle questioni essenziali e darti delle risposte fondamentali con cui puoi vivere. È la tua responsabilità“. Interpretato da Elyas M’Barek, Franco Nero, Alexandra Mario Lara, Jannis Niewöhner, Rainer Bock e molti altri, il film ha ricevuto il Premio di giustizia 2020 dalla Cinema for Peace Foundation.
La storia vera dietro il film Il caso Collini
Il caso Collini, libro e film, non sono da definirsi completamente autobiografici; si concentrano su ciò che in Germania viene chiamato vergangenheitsbewältigung, che significa letteralmente “affrontare il passato” ma che è anche quel concetto, diffuso in Germania e in Austria, di critica riflessione sul periodo nazista, in particolare sul senso di colpa delle generazioni di tedeschi nati dopo l’Olocausto. La tragica verità raccontata nel film Il caso Collini è quella della scoperta, da parte di un avvocato penalista, di non sapere nulla sulla reale figura di una persona che credeva di conoscere. Lo scrittore Ferdinand von Schirach aveva 12 anni quando scoprì che suo nonno era Baldur von Schirach, leader della gioventù Hitleriana, alla quale si unì all’età di 18 anni dopo aver incontrato Hitler. Suo nonno, che veniva anche chiamato dalla sua famiglia: “persona di cultura con un palco all’Opera di Vienna” si era macchiato di un crimine che vedeva la deportazione di migliaia di ebrei. Dopo aver realizzato di avere un cognome che riportava direttamente ad uno dei periodi più bui della Storia, Ferdinand von Schirach studiò i processi di Norimberga per capire meglio le dinamiche dell’Olocausto e ciò che aveva fatto suo nonno, dopo esser stato a capo della Gioventù Hitleriana, nominato da Hitler stesso. Baldur von Schirach, nato nel 1907, venne poi nominato Segretario di Stato, ottenendo la promozione a tenente e diventando successivamente Gauleiter del Reichsgau di Vienna, carica che lo vide appunto coinvolto nella deportazione di 185.000 ebrei da Vienna ai quei tragici campi situati nell’Europa orientale.
Riconosciuto nel 1946 colpevole di crimini contro l’umanità von Schirach venne condannato a 20 anni di carcere, venendo rilasciato nel 1966 e ritirandosi nel Sud della Germania; morì tra il 1974 e il 1980. Deciso a riscoprire le proprie origini, per quanto potesse essere doloroso, Ferdinand von Schirach scoprì che anche sua nonna, moglie di Baldur, dal quale ottenne il divorzio quando il marito stava scontando i 20 anni di carcere, fu per tutta la vita antisemita, e che sua madre era la nipote dell’imprenditore e politico nazista Fritz Kiehn. Al processo di Norimberga, nel maggio del 1945, Baldur von Schirach fu uno dei 3 uomini che denunciarono Hitler, affermando di non sapere nulla dei campi di sterminio, e di essersi opposto all’inumano trattamento nei confronti gli ebrei. Nel 1943 Baldur von Schirach venne effettivamente screditato a causa delle proteste mosse contro il trattamento troppo duro verso gli ebrei e per aver per aver proibito l’intervento della Gioventù Hitleriana durante la Notte dei cristalli, considerando anche eccessivamente brutale il comportamento verso le popolazioni slave. Nonostante questo non rassegnò comunque mai le dimissioni. Nel 1967 pubblicò un libro di memorie intitolato Ho creduto in Hitler.