Luigi Proietti detto Gigi: recensione del documentario di Edoardo Leo
Edoardo Leo firma un documentario in cui ripercorre la vita, la storia, la carriera e l’indimenticabile comicità dell'ultimo grande istrione dello spettacolo italiano, Gigi Proietti. Nelle sale dal 3 al 9 marzo 2022 dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
Per chi come Gigi Proietti, all’anagrafe Luigi, ha fatto dell’arte della risata il motore portante di una vita intera e di una carriera senza paragoni, morire il 2 novembre del 2020, ossia lo stesso giorno in cui ottant’anni prima nel 1940 era nato, suona di per sé come un paradosso e come il più grande scherzo del destino. “Uscire di scena” nella giornata in cui ogni anno ricorre secondo la tradizione della Chiesa latina la commemorazione dei defunti è sembrato, e lo sembra ancora adesso che ci ha lasciati due anni fa in piena pandemia, una battuta o uno sketch dei suoi.
Un documentario per provare a scoprire il segreto nascosto dietro l’indimenticabile comicità di Gigi Proietti
La scomparsa di colui che di fatto rappresentava senza dubbio alcuno l’ultimo grande istrione dello spettacolo italiano ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti coloro che da affetti, spettatori e addetti ai lavori hanno avuto la fortuna di incrociarlo nell’arco della sua presenza terrena. Tra i tanti figura anche Edoardo Leo, suo allievo ai tempi del Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori al Teatro Brancaccio di Roma, che nel 2018 aveva iniziato le riprese di un documentario in cui ne ripercorreva la storia e la carriera, ma con uno scopo ben preciso, ossia quello di scoprire quale fosse il segreto nascosto dietro la sua indimenticabile comicità. Per farlo aveva deciso, almeno sino a quando la morte del diretto interessato non gli ha scombinato i piani, di seguirlo per svariati mesi nelle quinte dei teatri, prima, dopo e durante i suoi spettacoli, per poi intervistandolo sul palcoscenico a cielo aperto di quella che dal 2003 era diventata la sua seconda casa, il Globe Theatre di Villa Borghese, dove diciassette anni dopo avrà luogo la cerimonia laica alla presenza di molti suoi colleghi e suoi ex studenti.
Luigi Proietti detto Gigi è un ritratto classico nella confezione e nello stile, che mescola repertori e testimonianze
Fortunatamente la scomparsa del protagonista non ha fermato il progetto, semmai lo ha rimodulato dandogli una nuova forma, mantenendo però intatta l’intenzione di farne al contempo un ritratto biografico e il racconto di come il suo spettacolo dei record A me gli occhi, please ha segnato uno spartiacque nel modo di intendere il teatro. Su questa linea il regista e attore capitolino ha proseguito le riprese e completato il montaggio di Luigi Proietti detto Gigi che, dopo la calorosa accoglienza alla passata edizione della Festa del Cinema di Roma, esce finalmente nelle sale con Nexo Digital dal 3 al 9 marzo 2022.
L’intervista a quello che era stato il suo maestro, in cui Proietti si racconta e racconta a ruota libera il proprio percorso di vita e professionale, funge come per l’Ennio di Giuseppe Tornatore su Morricone, come la colonna portante che sorregge l’architettura del documentario. Le parole di Gigi diventano così il filo conduttore di un viaggio che l’autore, a bordo di una macchina tra le strade della Città Eterna, affronta e narra in prima persona. Edoardo Leo firma un tour fisico nei luoghi che hanno fatto da cornice all’esistenza del protagonista (tra cui il quartiere Tufello, dove è cresciuto e dove ora c’è un murales che lo raffigura sulla facciata di un palazzo), ma soprattutto emozionale in quella che è la memoria e il lascito inestimabile di Proietti. Lo fa con un biopic classico nella confezione e nello stile, mescolando repertori e testimonianze di amici, colleghi, famigliari e di quel pubblico che lo ha sempre amato, ottenendo un coro greco di voci (tra cui quelle di Renzo Arbore, Fiorello, Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Loretta Goggi, Nicola Piovani, la sorella Anna Maria Proietti e le figlie Carlotta e Susanna) che si muovono tra ricordi e simpatici aneddoti.
Un viaggio che parte dalla fine e riavvolge il nastro sino alle radici, laddove tutto ebbe inizio
Si parte dalla fine, vale a dire dal 5 novembre 2020, giorno delle esequie, per poi riavvolgere il nastro sino alle radici, tornando all’infanzia e alla sua bizzarra formazione. Nel mezzo la musica e i primi passi nel teatro all’Università e in quello d’avanguardia con il Gruppo Sperimentale 101, gli esordi cinematografici a quelli televisivi in sceneggiati, l’approdo al Sistina e alla commedia musicale, il varietà, il già citato laboratorio al teatro Brancaccio, i suoi cavalli di battaglia, l’incontro con i testi di shakespeariani, le sue mitiche barzellette, la conduzione e la fiction televisiva e tanto altro. Il risultato è un’indagine nel tempo e nello spazio per capire il segreto di un artista a tuttotondo, capace come pochi altri di fare ridere e piangere, raccontare il tragico e il comico nello stesso tempo per più di mezzo secolo, di mischiare l’alto e il basso, la comicità e il dramma, passando dalle barzellette alle regie di opere liriche. Il tutto per restituire la capacità innata e insieme coltivata di Proietti di parlare a tutti, intellettuali e ignoranti, realisti e surrealisti. Quanto basta per renderlo immortale e così unico, popolare e al contempo colto.