Parigi, tutto in una notte: le “fratture” del mondo per Catherine Corsini
Nei cinema italiani arriva Parigi, tutto in una notte, l’ultimo film di Catherine Corsini accolto tra gli applausi del 74° Festival di Cannes.
Catherine Corsini non è nuova ai film che mettono al centro i rapporti umani: lo ha fatto già con Les Amoureux (1994), per esempio, o con La Nouvelle Ève (1999), e continua a farlo con la sua ultima opera, Parigi, tutto in una notte (La Fracture), anche se in maniera diversa. La pellicola, accolta con un caloroso applauso al 74° Festival di Cannes, è in uscita al cinema il 10 marzo 2022, distribuita da Academy Two.
Parigi, tutto in una notte: le fratture concrete e metaforiche del film
Per parlare del film di Catherine Corsini bisognerebbe partire dal titolo, quello originale però: La Fracture, la frattura, dà subito l’idea di qualcosa che si è rotto, che difficilmente potrà ripararsi. E infatti, nella pellicola di elementi spezzati che non torneranno esattamente come prima ce ne sono diversi, e attraversano piani concreti e metaforici: c’è il rapporto tra Raf (Valeria Bruni Tedeschi) e Julie (Marina Foïs), coppia della borghesia francese che vive d’arte (quella del fumetto) e in un moderno appartamento parigino. Il primo elemento a cedere è proprio il loro rapporto, spezzato dal comportamento estenuante e quasi infantile di Raf, a cui fa seguito un’altra rottura, quella del gomito della donna caduta accidentalmente mentre rincorreva per strada Julie.
A rompersi poi è il rapporto di fiducia tra il popolo francese e la classe politica che lo governa, e a esprimere con livore il dolore di questa frattura è la manifestazione dei gilet gialli, rappresentati nel film dal camionista Yann (Pio Marmaï), giunto nella capitale per unirsi ai cortei di protesta e per far sentire la propria voce. Ma alle forze dell’ordine schierate per le strade parigine non è stato detto di ascoltarla questa voce, semmai di allontanarla, reprimerla perfino, e così fanno con Yann, colpito senza motivo dalle schegge di una granata lanciata dai poliziotti.
In Parigi, tutto in una notte un’altra frattura, sfiorata stavolta, è quella che avviene nel pronto soccorso dove i destini di Raf e Yann si incrociano: la rottura del punto di sopportazione, l’oltrepassare il limite della capacità di gestione del personale sanitario, stremato da turni inumani e provato dalla mancanza di risorse. A racchiudere la forza di chi crede nel proprio lavoro nonostante la sfiducia per le istituzioni è il personaggio di Kim (per la cui interpretazione l’attrice Aissatou Diallo Sagna si è aggiudicata il Premio César come miglior attrice non protagonista), infermiera dell’ospedale che con dolcezza e dedizione si spende per i propri pazienti. Anche per Raf e Yann, costretti, come tutti gli altri, ad attendere infinite ore nella sala d’attesa del pronto soccorso. Ed è qui che fanno conoscenza l’uno dell’altra, dapprima mal sopportandosi, poi quasi spalleggiandosi e venendosi in aiuto quando la violenza, dalle strade diventate campi di battaglia, si riversa nell’ospedale.
Parigi, tutto in una notte: distanze incolmabili raccontate con maestria
Ma l’avvicinarsi tra questi due personaggi è solo di facciata, e la regista di Parigi, tutto in una notte ce lo dice chiaro e tondo: non possono esserci reali punti di contatto tra una borghese che può permettersi di buttare un cappotto solo perché un po’ macchiato e un camionista costretto a vivere ancora dalla madre. Lo capiamo dal muro che li divide, che si frappone tra loro una volta fatti entrare negli ambulatori medici: anche se si parlano, anche se si scambiano a un certo punto frasi di incoraggiamento, lo fanno da una stanza all’altra. La frattura, di nuovo, la distanza tra i due è abissale, e non c’è possibilità che l’una comprenda appieno le ragioni dell’altro. Il finale sancirà definitivamente la diversa direzione che le loro strade prenderanno, come se non potessero rivolgersi altrove.
Catherine Corsini riesce con maestria a giocare su più piani narrativi – quello della commedia, quello del dramma e quello del messaggio sociale – con degli improvvisi cambi di registro che coinvolgono lo spettatore, non permettendogli quasi di immedesimarsi davvero con nessuno dei protagonisti. Anche se le idee e le opinioni della regista sui fatti narrati sono chiare ed esplicite, il distacco che va a creare consente ancora di poter osservare il tutto con una certa distanza obiettiva.
A completare l’esperienza felice di Parigi, tutto in una notte è il cast perfettamente in sintonia, su cui primeggia l’interpretazione della nostrana Valeria Bruni Tedeschi, così brava nel dare corpo con enfasi alle idiosincrasie esistenziali del suo personaggio da risultare semplicemente odiosa. Rendendo, di fatto, la sua Raf la più memorabile dell’intera opera.