Gianmarco Tognazzi e Carolina Crescentini spiegano il segreto della loro chimica in C’era una volta il crimine [VIDEO]
Intervista ai protagonisti di C’era una volta il crimine, ultimo capitolo della saga di Massimiliano Bruno.
Abbiamo intervistato Gianmarco Tognazzi e Carolina Crescentini, protagonisti insieme a Marco Giallini e Giampaolo Morelli, di C’era una volta il crimine di Massimiliano Bruno, dal 10 marzo al cinema, prodotto da Italian International Film con Rai Cinema. Nel film la “banda” si ritrova catapultata nell’Italia del 1943 devastata dagli ultimi drammatici giorni della seconda guerra mondiale, un capitolo che omaggia la grande commedia all’italiana:
“In questo terzo capitolo ritroviamo la commedia forse più vicina a “quella” commedia all’italiana” – ha spiegato Tognazzi – “un po’ per il periodo che viene trattato e un po’ anche perché i personaggi hanno un’evoluzione dove alla fine quello che fanno non lo fanno egoisticamente, per svoltare come negli altri due film, ma per fare qualcosa di utile per gli altri”.
Carolina Crescentini, new entry nel cast, interpreta Adele, la giovane nonna di Moreno (Giallini), una donna forte per la quale l’attrice si è ispirata ai “racconti che mi ha sempre fatto mia mamma su mia nonna che era una donna molto pratica, pronta a rimboccarsi le maniche, pronta non ti dico a combattere, perché non ha combattuto, ma se ne avesse avuto la necessità lo avrebbe fatto. Adele è una donna di grande cuore, una donna moderna, da sola con una bimba in mezzo a una guerra”.
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Una grande sintonia tra i loro due personaggi, Giuseppe e Adele, e anche tra i due attori: “Io voglio lavorare ancora con Gian Marco” – ha spiegato Crescentini – “perché non è semplicemente divertente, è serio, e un attore serio secondo me ti rende sempre più brava”.
“È stato un viaggio meraviglioso” – ha spiegato Tognazzi – “lo si dice quasi sempre ma noi siamo tutti amici, con Carolina, che per me è una “sorellina”, Giampaolo, Marco, Massimiliano, abbiamo non solo stima del lavoro che facciamo, ma stima umana l’uno dell’altro”. E sull’addio al suo personaggio conclude: “Se devo dire “ciao” a Giuseppe non lo so sinceramente, forse gli potrei anche dire arrivederci”.