Leonardo – Il capolavoro perduto: recensione del docufilm di Koefoed
Il film di Andreas Koefoed indaga sul Salvator Mundi: un mito contemporaneo?
Il giallo irrisolto dell’arte che avvolge il Salvator Mundi rappresentante il Cristo Salvatore, il dipinto controverso realizzato a olio su tavola di 66 x 46 cm e databile tra il 1505 e il 1515 circa, è il soggetto del docufilm Leonardo – Il capolavoro perduto diretto dal danese Andreas Koefoed: evento Nexo Digital imperdibile per gli appassionati d’arte, in collaborazione con Piece of Magic, che arriva nei cinema italiani dal 21 al 23 marzo 2022. L’attribuzione dell’opera al genio italiano Leonardo da Vinci ha fatto parecchio discutere: è stata confermata da numerosi studiosi internazionali e smentita da altri. Secondo alcune fonti il Salvator Mundi viaggiò per il mondo passando tra le mani di diversi proprietari fino a quando la sua vendita da Christie’s, nel novembre del 2017, al costo di 450,3 milioni di dollari inclusi i diritti d’asta, l’ha resa l’opera d’arte acquistata da un privato più costosa della storia.
Leonardo – Il capolavoro perduto: la storia dietro le quinte del Salvator Mundi
I protagonisti sono i principali soggetti coinvolti nella storia del ritrovamento, del restauro e della vendita dell’opera: dai mercanti d’arte Robert Simon, Alexander Parish e Warren Adelson all’imprenditore Yves Bouvier (uno dei maggiori protagonisti nel mercato dell’arte nonché proprietario del porto franco più ricco al mondo) passando per la restauratrice Dianne Modestini e il curatore della National Gallery di Londra Luke Syson. Anche gli storici dell’arte ed esperti di Leonardo sono stati intervistati dal regista per ricostruire la storia dietro le quinte del Salvator Mundi.
Il documentario diviso in tre parti prende avvio dall’improvvisa riapparizione del dipinto in America; a raccontarla in camera-look è il signor Robert Simon, “cacciatore di dormienti”, che scova il dipinto catalogato come copia di un Leonardo, una copia cioè del perduto Salvator Mundi. Nel dipinto Gesù non si vede facilmente, ma il quadro, con la sua assertività e il suo fascino, riesce ad attirare l’attenzione di Simon che lo acquista per circa 1100 dollari in un’oscura casa d’aste di New Orleans. Però è la restauratrice Dianne Modestini la prima a fare una scoperta sconvolgete sull’opera, quando da sola di mette al lavoro sul Salvator Mundi acquistato dal signor Robert e scopre magistrali pennellate rinascimentali sotto la vernice pesante del suo restauro a buon mercato. Una sera, per la decima volta tenta un rintocco di un particolare sopra il labbro dove c’è una transizione impercettibile dal labbro alla zona superiore e nota che non c’è una linea nel bordo del labbro (come non c’è nella stessa area della Gioconda): è l’elettrizzante momento in cui percepisce “che nessuno avrebbe potuto dipingere quel quadro tranne Leonardo”. Da lì le cose iniziano a sfuggire di mano, si punta ad accertare l’autenticità dell’opera e partono le speculazioni; il prezzo del Salvator Mundi inizia a salire alle stelle.
Il Salvator Mundi è solo un mito della contemporaneità?
Leonardo – Il capolavoro perduto se da un lato esplora l’oscuro mondo dell’arte che viaggia ai confini della legge: spiega cosa sono e come funzionano i porti franchi (dove ci sono opere d’arte blindate nei caveau) dall’altro di per sé non risulta noioso, ma alla lunga diventa ripetitivo in un modo un po’ artificioso. Il regista posiziona la storia del Salvator Mundi all’incrocio tra stupore, capitalismo e creazione di miti contemporanei. Ma allora non si è fatto che costruire un sogno, il sogno di un Leonardo? La morale del nostro tempo non è assecondare le cose? Quanto conta ormai ricostruire la verità? Eppoi se in futuro sarà dimostrato che il dipinto in questione non è leonardesco, quei 450 milioni di dollari resteranno de facto il valore attribuito a quell’opera! Perché in fondo Andreas Koefoed mostra soprattutto al pubblico perché l’opera d’arte è vista come una merce del tutto particolare: “a world apart”.