Diavoli – Stagione 2: per Alessandro Borghi e Patrick Dempsey “parlare di bene o male, con questi personaggi, è sbagliato”
Alessandro Borghi e Patrick Dempsey parlano di bene e di male, di investimenti e di affinità personale in vista dell'esordio di Diavoli - Stagione 2.
Disponibile su Sky a partire dal 22 aprile 2022, in streaming su NOW (anche in on demand su Sky) Diavoli – Stagione 2, il secondo attesissimo capitolo del financing thriller Sky Original dal sapore e dal successo internazionale, prodotto da Sky Italia e Lux Vide e con protagonisti Patrick Dempsey e Alessandro Borghi. Intrighi, misteri, giochi di potere e anime spezzate al centro di questo torbido affare, sapientemente costruito attorno allo sfuggente mondo della finanza internazionale. Con un occhio, vale particolarmente in relazione a questa stagione 2, a macro eventi di stringente (e drammatica) attualità.
Questo è lo sguardo d’insieme sulla serie, poi c’è una dimensione che vale la pena di pensare (e raffigurare) in maniera più intima e privata, cioè tutto quello che gira intorno al privato dei personaggi e degli attori che li intepretano. Buona parte del legame particolarissimo, padre e figlio, amici in guerra, che lega Massimo Ruggero (Alessandro Borghi ) a Dominic Morgan (Patrick Dempsey), non si spiega solo col riconoscimento di un talento reciproco, ma anche con una buona dose di empatia e affinità personale.
Diavoli – Stagione 2: Patrick Dempsey e Alessandro Borghi si piacciono. E si raccontano, tra dilemmi morali e Maradona
Patrick Dempsey e Alessandro Borghi si piacciono. E si raccontano. Che volete di più? Comincia Dempsey. “Lavorare con Alessandro è davvero un grande piacere. Tra noi c’è stato un rispetto e una chimica immediata, quel luccichio negli occhi che poi è servito a costruire il legame in scena. Senza dimenticare, ovviamente, l’apporto di tutti gli altri colleghi. Davvero, per tema e ambientazione, non c’è al mondo una serie uguale a questa. Ho grande rispetto per il team che abbiamo messo insieme, lavorando con grande umiltà”. Sul quadro psicologico (morale) del suo personaggio, sul rapporto tra Dominic e Massimo, l’attore americano, che sul set continua a fare strage di cuori, invita a non prendere posizioni troppo nette. “Non ha senso parlare di bene o male, Dominic ha un suo sistema di valori, scopi che cambiano sempre e per questo ha bisogno di alleati. Cosa sia bene e cosa male, dipende dalla prospettiva. Massimo è come un figlio per lui, ne riconosce il genio, ma sa bene che per un genitore, la cosa più difficile è lasciar fare a un figlio i suoi sbagli. Immaginando che, a tempo debito, troverà il modo di rialzarsi”.
Alessandro Borghi crede molto nel lavoro di squadra e ha belle parole per il suo partner. “Questo è un momento in cui c’è bisogno di tornare a fare squadra. Scambiarsi idee è alla base di roba del livello di Diavoli – Stagione 2, che ha un livello di recitazione pazzesco. Non come altrove, dove hanno due protagonisti bravi e il resto così. Voglio bene a Patrick, con lui c’è stata un’intesa bella, empatica, mi ha accolto in modo scontato come se ci conoscessimo da una vita, ma proprio dalla prima lettura degli script”. In questa seconda stagione, che gli piace di più della prima perché la componente umana è più forte e poi perché ha un debole per le storie d’amicizia “Massimo è già un personaggio rotto, ha subito perdite importanti e da qui il suo cinismo. Dominic arriva per spingerlo a un nuovo confronto. Non ha senso, per me, parlare di bene o male. C’è un continuo scambio di equilibri. Parlerei piuttosto di scelta, responsabilità, gestione del potere”. Torna anche al suo privato per spiegare cosa intende.
Analogia sportiva, calcistica, ma non preoccupatevi che arriva facile anche se siete profani. “Certo, uno si chiede. Ma perché Massimo continua a restare in un ambiente del genere? E allora perché Maradona si ostinava a giocare a calcio, con tutti i suoi problemi? Ma perché quello che sapeva fare era palleggiare”. Il suo vissuto gli ha dato una bella mano quando si è trattato di definire i contorni morali del personaggio. “Io sono di origini popolari, ne vado fiero. Questo mi ha permesso di confrontarmi con tanta, tanta umanità, un enorme segreto per il mio lavoro. Mi ha anche fatto capire quello che dovevo fare, o magari evitare di fare, per non correre il rischio di diventare una persona mediocre. Sono le scelte che ho compiuto che mi permettono di essere qui oggi, a rispondere a delle domande sul mio lavoro. Altrimenti, risponderei altrove”.
Diavoli – Stagione 2: del mondo che esplode, della sicurezza dalla malattia, di diversi tipi di investimento
Mentre Luca Bernabei, CEO di Lux Vide, anticipa che la terza stagione incorporerà inevitabilmente i grandi avvenimenti di questi ultimi anni, dal Covid alla guerra in Ucraina, è interessante ascoltare le parole del produttore creativo di Diavoli – Stagione 2, Guido Maria Brera, che ci fornisce un quadro d’insieme sugli antefatti storici, politici, economici, che animano il mondo attorno ai personaggi della serie. E non solo. “Con questa seconda stagione raccontiamo l’inizio dell’oggi. Oggi c’è lo showdown, questa guerra terribile. Quando la diplomazia fallisce arrivano la guerra e la finanza, che non è buona o cattiva. Semplicemente, è un forte strumento. Le sanzioni sono una risposta del mondo alla Russia. Da qui si andrà probabilmente a un mondo a due blocchi, da una parte Cina India e Russia, dall’altra l’occidente, con l’Europa un po’ in sofferenza. Per raccontare tutto questo, c’era bisogno di Sky e Lux Vide, di uno sceneggiatore come Frank Spotniz, per render tutto credibile. Di registi come Nick Hurran e Jan Maria Michelini per la spettacolarità”.
Del cast femminile, presenti in due. Clara Rosager spiega che “nella serie sono un genio della matematica, a differenza della vita reale. Il mio personaggio svolge un ruolo importante in questo tipo di settore, ha una personalità sicuramente strana, ma c’è il modo di ricollegarla a quella degli altri personaggi”. Anna Sofia Martins invece è Carolina “un personaggio scritto veramente bene, per cui non vedrete differenze particolari tra uomini e donne nel mondo della finanza. Un personaggio forte, senza paura e con un occhio per gli investimenti. Abbiamo lavorato nel bel mezzo della pandemia, ma con tre test a settimana ci si sentiva più sicuri sul set che fuori”.
Chiusura, tra investimenti materiali e spirituali, per Borghi e Dempsey. L’attore americano racconta come “della serie mi piace anche lo studio della componente umana del settore, dei compromessi che si fanno. Oggi viviamo in un mondo che cambia, dobbiamo assecondare il cambiamento ma in maniera sostenibile. Va bene essere globali, ma senza trascurare il locale. Il migliore investimento è sempre la terra. Pure, in America non si fa che costruire, costruire, costruire, per allontanarci dalla terra. Non è più possibile”. Alessandro Borghi invece punta tutto sul piano emotivo. “Il migliore investimento l’ho fatto trovando il tempo di dedicarmi a giovani artisti, perché mi facciano vedere quanto sono bravi. Ho accolto il primo lockdown come una vacanza, erano cinque anni che non facevo che lavorare. Ho sfruttato l’occasione per rimettere a posto le cose”. Ma il lockdown, per fortuna, prima o poi finisce. “Andare alla prima di questa seconda stagione, ritrovare il feedback con la gente. Mi ha rimesso in moto un meccanismo che credevo perso negli ultimi due anni”.