Danzando sul cristallo: recensione del film Netflix di Jota Linares
L’amicizia fra due allieve di un’accademia di balletto classico sarà per entrambe la salvezza e la liberazione a un mondo colmo di antagonismo e oppressione. Danzando sul cristallo è su Netflix dall’8 aprile 2022.
Nel repertorio globale della danza classica, Giselle è il balletto romantico che più di tutti sembra trasportarci nell’imperscrutabile spazio al confine con l’aldilà. Eroina tragica per antonomasia e incarnazione dello spirito evanescente dello spettro immortale, la protagonista dell’opera, contadina poi morta di crepacuore alla scoperta del tradimento dell’amato Albrecht, per le ballerine di ieri e di oggi ha rappresentato una vera e propria sfida interpretativa, un connubio perfetto fra tecnica e recitazione reso grande dalla compianta Carla Fracci nei primi anni ’80 e successivamente riproposto anche in chiave contemporanea dai teatri di tutto il mondo.
In una versione più fiabesca e plasmata alle esigenze televisive del mezzo, il mito di Giselle torna in Danzando sul cristallo, thriller e dance drama spagnolo diretto da Jota Linares e disponibile in piattaforma Netflix a partire dall’8 aprile 2022.
Danzando sul cristallo: il mito di Giselle torna a vibrare nel film su Netflix
Ripescando a piene mani nei canovacci tematici della danza classica sul grande schermo, il film mescola l’ossessione per il corpo e la sovrapposizione morbosa fra ballerina e personaggio vista ne Il Cigno Nero con il mix di competitività, sistema nocivo e presunti suicidi proposto recentemente, sempre da Netflix, con Tiny Pretty Things.
Senza quindi tentare alcuno slancio innovativo e fermandosi a una rilettura piuttosto superficiale delle accademie professionali del balletto, Danzando sul cristallo ritorna nell’ambiente (evidentemente) tossico e colmo di antagonismo di una scuola di danza, stavolta il Ballet Clásico Nacional e, tra l’enigmatica morte di una promettente allieva e l’ennesima ferita sanguinante ai piedi, avviene l’ incontro fra la veterana e talentuosa Irene (la rossa María Pedraza di Élite 1, Toy Boy e La Casa di Carta), appena promossa a Giselle della stagione, e la neo-alunna Aurora (l’esordiente Paula Losada), oppressa da una madre iper presente che la vorrebbe étoile come anche lei, un tempo, ha sognato di essere.
Fra le due si instaura da subito una speciale connessione e, isolate dal resto del gruppo e sotto pressione per gli enormi sforzi e sacrifici, la loro amicizia sarà per entrambe salvezza e liberazione a un mondo di costrizione ed equivocità.
Tra Il Cigno Nero e Tiny Pretty Things, Danzando sul cristallo è tanto fragile quando trasparente
Spaccato in due atti e dallo sfibrante minutaggio di oltre due ore, Danzando sul cristallo vorrebbe esaltare la raffinatezza estetica del balletto classico per farlo sprofondare nelle derive tensive e psicologico-disturbanti delle menti compromesse delle due protagoniste, finendo piuttosto per non centrare mai una propria riconoscibile direzione interpretativa.
Della restituzione emotiva e corporea di una routine quotidiana portata allo sfinimento, il film, purtroppo, riesce solo a sfiorarla appena, non catturando mai il nucleo soffocante della precaria condizione di portatrici di aspettative altrui e di fatiche quotidiane.
Fra anziane docenti/matrone che vorrebbero impossessarsi del destino delle proprie allieve, agli “sgambetti” accaniti di compagne invidiose del successo, l’opera di Linares del fascino e del sudore della disciplina artistica della danza ci restituisce un ritratto logoro e ripetitivo come abbiamo già molte volte visto. Nonostante qualche momento coreografico ben articolato visivamente, come la chiusura teatrale del lungo atto finale, a breve poco o nulla ricorderemo di una pellicola proiettata su temi e su successi precedenti, fragile come il cristallo soprattutto nella consistenza vana della direzione della scrittura.