Choose or Die: recensione dell’ horror Netflix

Scene macabre e raccapriccianti nel film che sembra ispirarsi al body horror di Cronenberg

In Choose or Die, il nuovo film horror di Netflix diretto da Toby Meakins al suo debutto alla regia, lo spazio potenziale dei videogiochi è pensato per seminare terrore quotidiano attraverso i diversi livelli caricati in memoria, uno dopo l’altro, di un gioco elettronico che influenza pesantemente la realtà. CURS>R è il nome del gioco attraverso cui si rischia di perdere la propria vita, o quella delle persone vicine, non la vita del proprio alter ego virtuale, e dove il premio per aver superato sempre nuovi scenari da incubo, e terrificanti, non consiste in statuette o in cerimonie, ma nella possibilità di diventare l’eroe, il giocatore “degno”, di un misterioso percorso dell’orrore e di potersi salvare usando i simboli di CURS>R facendo soffrire qualcun altro (per trarne beneficio), perché in Choose or Die, disponibile su Netflix dal 15 aprile 2022, una vita si sacrifica affinché ne venga salvata un’altra.

Choose or Die e il videogioco programmato per far soffrire

Choose or die, Cinematographe.it

Si preme start avviando la console già nella prima sequenza di Choose or Die, quando il primo giocatore, il nostalgico collezionista Hal (Eddie Marsan), un padre poco attento alle necessità della sua famiglia che passa tutto il tempo a giocare ai videogames, dopo l’ennesima discussione con sua moglie e suo figlio, non si accende una sigaretta, ma decide di liberarsi dallo stress avviando e risvegliando CURS>R: il curioso videogame ritrovato sullo scaffale di un negozio dell’usato. Una manciata di secondi e Hal si accorge che CURS>R è un gioco maledetto, che sembra essere stato programmato per far soffrire; che non segue solamente le istruzioni fornite attraverso la tastiera, ma è capace di prendersi anche i pensieri e la carne dei giocatori reali. Ma come fa a uccidere qualcuno? Come fa un gioco a prendere il controllo, a irrompere nella realtà? É ciò che cerca di scoprire Kayla (Iola Evans): una giovane donna che ha appena ricevuto un avviso di sfratto e ha anche un traumatico passato alle spalle, dopo la morte del suo fratellino ha dovuto abbandonare gli studi e iniziare a lavorare di notte. Un giorno, quando Kayla scopre l’esistenza del vecchio videogioco CURS>R a casa del suo amico Isaac (Asa Butterfield), insieme al suo coetaneo programmatore di videogiochi, e appassionato di cultura anni Ottanta, inizia ad indagare la sua vera natura ( di fatto è un gioco di sopravvivenza che sembra possa dare accesso a un premio non riscosso di 125 mila dollari). É nientemeno la voce registrata di Robert Englund – l’attore noto per il ruolo del mostruoso serial killer Freddy Krueger, protagonista della saga horror Nightmare – a chiarire alla coppia di futuri giocatori di CURS>R che “è ancora possibile accaparrarsi il premio”...

Scene macabre e raccapriccianti nel film che sembra ispirarsi al body horror di Cronenberg

L’interesse per gli anni ’80 è associato ad atmosfere particolarmente inquietanti in Choose or Die, che non è il primo film dove la tecnologia viene usata per scopi nefasti. Da Cam diretto da Daniel Goldhaberl a The Ring con adolescenti che muoiono in circostanze misteriose, immagini terrificanti contenute in videocassette e personaggi coraggiosi che cercano di scoprire la verità. Choose or Die sembra ispirarsi al concetto di corpo (malato mutilato trasformato) di uno dei pionieri del body horror: David Cronenberg. Il nuovo horror Netflix esplora quanto possa essere pericoloso vivere nel passato e, come detto, si potrebbe far rientrare nel sottogenere del body horror dove i sentimenti di orrore e di turbamento vengono creati attraverso la rappresentazione di deformità fisiche del corpo; fra i temi ricorrenti ci sono l’introduzione di corpi estranei nel tratto digerente e le mutilazioni. Il vero soggetto del film è questo sanguinario videogioco: il protetto finito nelle grinfie del Principe dell’horror. La prima tranche è valida e convincente, grazie ad alcune scene che, più che spaventose, sono raccapriccianti e macabre, in particolare quella in cui Kayla supera il primo livello di CURS>R e che si svolge in osteria e la “battaglia finale con il boss” – il quinto e ultimo livello del videogame – che si svolge in un’abitazione con personaggi dall’aspetto clownesco e sfigurato. Peccato, poi, che la seconda parte, quando l’opera avrebbe richiesto una narrazione capace di agganciare l’attenzione dello spettatore fa avvertire invece il suo cedimento: prova a spiegare la natura della “curse” (maledizione in inglese) e non ci riesce; perde punti per la recitazione degli attori e non è più in grado né di coinvolgere né di sconvolgere.

Regia
Sceneggiatura
Fotografia
Recitazione
Sonoro
Emozione

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