Buon Compleanno Eli Roth! La carriera del regista in tutti i suoi horror, dal peggiore al migliore
Passiamo ai raggi X la carriera di Eli Roth nel mondo dell'horror.
Eli Roth è un regista il cui amore per il cinema è percepibile in qualsiasi sua creazione. Spesso prestatosi all’horror, nella filmografia vanta gemme di rara fattura. Pur venendo associato di frequente ai “torture porn”, ha moderato i toni nel corso della carriera. E se il genere dell’orrore è tornato popolare gli va attribuito parte del merito. Ecco quindi che, in occasione del 50esimo compleanno (è nato 18 aprile 1972 a Newton, nello Stato del Massachusetts), ne ripercorriamo tutte le pellicole, dalla peggiore alla migliore.
Il giustiziere della notte – Death Wish (2018): il film di Eli Roth con Bruce Willis protagonista
Sebbene non sia un lungometraggio dell’orrore nel senso stretto, il remake di Eli Roth dell’action movie degli anni ’70 Death Wish è pieno di morti orribili e sanguinosa violenza. Bruce Willis recita nei panni di un chirurgo spinto oltre il limite, quando la famiglia subisce un’irruzione in casa e la polizia è troppo impegnata per agire in tempo. Il protagonista si trasforma così in un vigilante vendicativo senza nulla da perdere e il caos seminato comincia ad attirare l’interesse della città. Il conclamato senso dell’estetica di Roth è percepibile. Inoltre, alcune scene risultano ben congegnate e le azioni barbariche ricordano un Roth vintage. Ma il prodotto finale è piuttosto fiacco e poco incisivo, almeno in confronto alle premesse.
Knock Knock (2015)
Knock Knock convince a metà. Keanu Reeves interpreta un rispettabile marito e padre, che per il week-end rimane a casa da solo. Quando due giovani e seducenti donne bussano alla porta, lui le fa accoglie, disposto ad aiutarle. Non sa, però, che andrà incontro a un contorto gioco di inganno e manipolazione. Knock Knock è un interessante studio sull’uomo, sulle maschere indossate dalle persone nella vita di ogni giorno e come sia sufficiente una decisione errata per rovinare una vita fin lì impeccabile. In momenti memorabili Lorenza Izzo e Ana de Armas sono fantastiche nella parte delle carnefici di Reeves. Peccato che manchi la giusta energia.
The Green Inferno (2013) di Eli Roth
Numerosi horror di Eli Roth esplorano l’idea di uno choc culturale estremo: The Green Inferno ne costituisce forse il miglior esempio. Le vicende ruotano attorno a un gruppo di studenti che raggiungono l’Amazzonia per unirsi al movimento di protesta per proteggere le foreste pluviali, venendo presto rapiti da una tribù indigena di cannibali.
Le produzioni di Roth non sono mai carenti in brutalità; ciononostante, The Green Inferno sa distinguersi. Mentre i ragazzi vengono smembrati e mangiati, nello spettatore si crea un misto di panico e paura con i personaggi impossibilitati a capire i rapitori e il destino che li attende. Pur fregiandosi di una Lorenza Izzo accattivante nel ruolo principale, la trama scade nel ridicolo un po’ più del previsto.
Hostel (2005)
Hostel è un’ode di Eli Roth a una tipologia di opere che sembrava caduta in rovina all’inizio del decennio. La narrazione, davvero semplice, si basa su tre avventurieri diretti in Europa desiderosi di feste e dissolutezza.
Della serie “stai attento a ciò che desideri”, precipiteranno in un’ambiente oscuro, dove il denaro governa tutto e nulla è proibito. Nella lotta per la sopravvivenza, gli irresponsabili protagonisti subiranno torture inimmaginabili. Il titolo è efficace e costituisce un pilastro del “torture porn” che ne sarebbe seguito. Di contro, è un po’ troppo meschino e risulta difficile provare empatia per i personaggi.
Hostel: Part II (2007)
Hostel: Part II viene ingiustamente criticato e talvolta descritto come un sequel scadente, quando, al contrario, ripropone lo stile del capitolo iniziale e ne esalta i pregi.
Eli Roth va avanti a costruire il tetro universo stabilito nel predecessore, valorizzato da una prospettiva femminile, maggiormente consapevole. Il regista esaspera i toni di terrore e violenza, autore di alcune sequenze assolutamente estreme.
Nonostante la pesante atmosfera, Hostel: Part II offre una storia potente e l’epilogo è un intelligente cambio di ritmo rispetto al primo atto.
Cabin Fever (2002): l’opera prima di Eli Roth
Cabin Fever segna il debutto di Eli Roth a Hollywood e potrebbe esserne il punto massimo di ispirazione. In modo efficace mostra lo stile del regista e il suo amore per l’eccesso di sangue e la commedia nera.
Qui una comitiva di teenager trascorre quello che dovrebbe essere un rilassante fine settimana in una capanna, ma un virus carnivoro infesta la rete idrica e ciascuno di loro comincia a manifestare sintomi raccapriccianti.
Il lungometraggio contiene dei fantastici effetti pratici e rimane una appassionante e appassionata lettera d’amore al genere. Il lavoro ha contribuito alla realizzazione di un franchise direct-to-video e ricevuto un remake, basato sulla sceneggiatura originale di Roth.