Generazione low cost: recensione del film di julie Locoustre ed Emmanuel Marre
Il film è la perfetta fotografia di un business lavorativo paralizzato tra difficoltà e disagi esistenziali.
Il dramedy Generazione low cost arriva al cinema dal 12 maggio 2022 grazie ad I Wonder Pictures dopo essere stato presentato al Festival di Cannes 2021 e alla 39esima edizione del Torino Film Festival. Diretto da Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, con Adèle Exarchopoulos e Mara Taquin nel cast, il film narra la vita di una giovane hostess, Cassandre. Una vita che ripete sempre gli stessi ritmi, che percorre sempre la stessa tratta, Lanzarote- Liverpool, che ha sempre le stesse pause tra decolli e atterraggi. Una routine apparentemente piena, sospesa però nei vuoti affettivi, nell’assenza di legami, in un’illusoria e immaginaria vaghezza che occulta i piccoli bisogni di un’umana quotidianità.
Cassandre vive tra la gente, per lo più anonima, che incontra nella veloce indifferenza di un volo; una vita che non le lascia spazio pur dilatando il senso di solitudine che soffoca in sregolate digressioni. Solo un desiderio, l’ambizione di lavorare in una compagnia più importante quasi a voler dare un senso diverso ad una pettinatura sempre perfetta, alle gambe ben depilate a quel rossetto che disegna i contorni di un sorriso di circostanza.
Generazione low cost: il ritratto fedele del nostro esistere
Per il resto vive l’ansia dettata da un continuo rincorrere il tempo che la allontana dal dolore per la perdita della madre e con lei, della tenerezza di una famiglia. Consuetudini improvvisamente interrotte; un aereo perso, un inaspettato licenziamento costringono Cassandre ad un cambiamento di rotta; a fermarsi e a ripensare a se stessa rendendosi così conto che la sua altro non è che una vita che fino allora ha dondolato nel vuoto. Rivive l’origine delle sue angosce fino allora sommerse e torna nel luogo dal quale è fuggita ritrovando un padre che chiede giustizia nelle attese dei tribunali e una sorella nel ruolo di madre, figlia e moglie.
Generazione low cost, è una fotografia fedele di una realtà lavorativa che sfinisce e logora in un ambiente animato da volti impersonali, dove l’empatia è cosa rara e si sopravvive obbligati a risposte cortesi a richieste non sempre giustificabili.
Generazione low cost: fotografia di un business lavorativo paralizzato tra difficoltà e disagi esistenziali
Un racconto che fa riflettere sulla rigidità di regole omologate che muovono il business lavorativo secondo target prestabiliti e controllati quotidianamente. Una analisi realistica di “dinamiche immobili” povere di creatività e di relazioni.
Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre non intendono risolvere o riequilibrare le situazioni che emergono durante la visione del film, anzi contribuiscono a dare, anche attraverso il linguaggio a volte ambiguo, un’immagine concreta di una realtà che nasconde molte inquietudini e difficoltà che, protratti, causano disagi esistenziali.
Il futuro di Cassandre, infatti, sembra destinato a percorrere le strettoie di un limbo. Un film che appare come l’ondeggiare ripetitivo e battente di un’altalena che a tratti assume uno stile cronachistico, a tratti documentaristico, tutto miscelato con una incombente sensazione di precarietà sostenuta dalle tante sagome di una vita che sostanzialmente si consuma nella noia.
Una commedia drammatica che rimanda all’importanza di doversi fermare, senza l’angoscia di fare i conti con il proprio vissuto, senza mai abbassare la stima verso se stessi, senza accontentarsi, e paura di pensare, di ricordare.
152 minuti che si alternano tra consapevolezza, pigrizia, autodistruzione, tedio, trasgressioni senza riconoscere l’importanza dei legami e la necessità di obiettivi per un futuro felice.