Festival di Cannes: Jasmine Trinca presenta il lungometraggio Marcel!
Il Festival di Cannes è vetrina di grande cinema: esordio per Jasmine Trinca con il suo primo lungometraggio, intitolato MARCEL!
Tra le interpreti più amate dal Festival di Cannes, che l’ha vista debuttare con La stanza del figlio di Nanni Moretti, Palma d’oro nel 2001, per poi premiarla come migliore interprete di Un Certain Regard per Fortunata di Sergio Castellitto, Jasmine Trinca torna sulla Croisette con un doppio impegno: membro della giuria internazionale della 75. edizione e per la prima volta regista di un lungometraggio, MARCEL!, presentato in Selezione Ufficiale nella sezione Séances spéciales.
Jasmine Trinca descrive così il suo nuovo film, highlight di uno del Festival di Cannes, proveniente da una dimensione personalissima e lontana nello spazio e nel tempo.
Una bambina ama sua madre, ma sua madre ama Marcel, il suo cane.
Un evento imprevedibile le porterà in viaggio, avvicinandole e svelando loro, oltre ogni dolore, le vie grandi e segrete dell’amore. “Tutto questo – racconta Trinca, presentando il suo film al Festival di Cannes – parte da una fotografia. Ritraeva mia madre che mi teneva per mano sul ciglio di un bosco. Dietro di noi un paesaggio assolato, ma davanti? Il colore di quella foto lo avrei definito il colore della memoria. Non della nostalgia, come una foto a colori virata seppia, ma proprio un colore indefinibile e sfumato, bruciato dal sole, appena attraversato e ispirato dalla “selva oscura” pronta ad accogliere e proteggere quel passo a due. Tra sogno e realtà. È qui che si situa questo film. Una rielaborazione fiabesca o meglio favolistica del vissuto, cercando di comprenderlo, esorcizzarlo, renderlo universale. Panni sporchi che non si lavano in casa ma che diventano bandiere da sventolare, inni programmatici: «All’arte si deve la vita».
In fondo, tutto quel vissuto, quel bagaglio pesante impossibile da lasciare, sarà pure servito a qualcosa. A fare un film. E invece no. Nulla è più importante ed effimero che vivere. Neanche un film che resta (o forse no). Alla vita si deve dunque la vita“.