Dylan Dog Color Fest 41 – L’orrore delle armi: recensione
Dylan Dog Color Fest 41 - L’orrore delle armi è una bella storia di guerra che ammicca a quello che il pubblico di Dylan Dog vuole: Il sapore dell’incubo, del soprannaturale e del male supremo.
Il celebre indagatore dell’incubo ci porta in un viaggio tra la follia e gli orrori della grande guerra con Dylan Dog Color Fest 41 – L’orrore delle armi, in edicola al prezzo di 5,90 euro con Sergio Bonelli Editore. Il fumetto si avvale della firma di Gabriella Contu per soggetto e sceneggiatura, i disegni (e anche l’immagine di copertina) sono di Giorgio Pontrelli, colori di Sergio Algozzino.
Tutte le guerre sono folli, brutali e cariche di azioni tanto eroiche quanto abominevoli da parte del genere umano che non ne può, da quanto si evince anche oggi, farne a meno da millenni.
Su una cosa però siamo tutti d’accordo, quello che è successo nella grande guerra tra le due fazioni è stato forse il momento peggiore della storia dei combattimenti corpo a corpo a causa del letale, fisicamente logorante e psicologicamente distruttivo sistema bellico delle trincee.
Paura, pericolo, abbandono, degrado, ricatti, minacce fino all’esasperazione che portavano l’individuo ad arrivare all’autolesionismo estremo pur di andare via da quel posto, dove la morte alla fine risultava essere il male minore una volta superata la paura.
Tutto questo inferno era contrastato da episodi di grande valore e gesta eroiche irripetibili che facevano legare le truppe con sentimenti nobili quali la fratellanza, il coraggio, il sacrificio per la patria e la voglia di libertà e che instillava nei ragazzi dell’epoca una voglia di far parte di quei momenti sia per ego sia per non essere considerato vigliacco.
In ogni caso tutto quello che è capitato in quei campi, tra le montagne e tra quelle rive dei fiumi in Europa in quegli anni di inizio ‘900 si può racchiudere con una semplice parola: orrore. E l’orrore è pane quotidiano per Dylan Dog.
Subito si potrebbe pensare: cosa c’entra Dylan Dog con la prima guerra mondiale? Invece, grazie ad un brillante escamotage narrativo, che risulta essere l’innesco corretto senza essere troppo banali e in perfetto stile narrativo alla Dylan dog, il nostro eroe è trasportato in quel periodo storico e vive questa avventura decisamente ricca di azione, bei dialoghi e con un buon crescere della trama.
“… Come puoi stare fermo quando un paese viene invaso, i suoi campi calpestati, i villaggi bruciati, ogni forma d’arte depredata o distrutta, le sue genti uccise? Come può uno non far niente?”
Dylan Dog Color Fest 41 – L’orrore delle armi: il soggetto e la sceneggiatura del fumetto
Scritta da Gabriella Contu, la storia ha un forte richiamo ad un capolavoro bellico recente che tutti ricordiamo, anche perché per puro caso è stato tra gli ultimi film visti poco prima della pandemia del 2020, che è 1917.
Leggendo L’orrore delle armi si viene nuovamente catapultati in quel mondo ormai lontano ma ancor vivo, forse grazie al centenario festeggiato da poco, di quella dannata guerra fatta di cadaveri ammucchiati in pochi metri e in quei deliri di onnipotenza autodistruttiva di generali poco e mal preparati che sbagliavano, spesso, anzi troppo spesso, ogni manovra militare possibile.
Non solo noi italiani abbiamo avuto la nostra Caporetto, ma di battaglie volte al massacro di interi plotoni ce ne sono state a centinaia ogni anno, mese e giorno.
L’atmosfera, i dialoghi e la craterizzazione dei personaggi rendono la storia piacevole e scorrevole che si porta avanti bene; certo ci sono classiche strutture di missioni militari già viste più volte, ma si sa che in guerra o si attacca, o ci si difende o si assedia. Quindi la missione in sé passa in secondo piano perché il vero protagonista è il plotone che vive la battaglia.
L’arte della guerra, il manuale scritto 2500 anni fa da TZU SUN, è pieno di aforismi inerenti a quanto faccia la differenza il carattere e lo stato d’animo del reggimento in una battaglia.
Stessa battaglia, stessi mezzi e uomini ma diverso stato d’animo e preparazione delle truppe e degli ufficiali e il risultato sarà differente.
Il risultato dunque è una bella storia di guerra che ammicca a quello che il pubblico di Dylan Dog vuole: Il sapore dell’incubo, del soprannaturale e del male supremo.
“…Se restassi indifferente di fronte a tanto orrore, non mi riconoscerei più nell’uomo che voglio e spero di essere“
Realizzato da Giorgio Pontrelli il disegno di questo albo rende perfettamente giustizia al contesto storico
Dylan Dog realizzato con un tratto leggero, spogliato della sua iconica blusa e giacca e messo in uniforme, con quelle sigarette in bocca e quell’aria spaesata ma sempre decisa e ferma, ricorda un vago sapore dei personaggi immortalati dai maestri del fumetto che si sono cimentati negli anni 70 a raccontare storie di battaglie raccolte, ad esempio, nella pubblicazione “un uomo, un’avventura”.
Non stiamo paragonando al lavoro di Toppi o di Pratt questa pubblicazione, stiamo dicendo che 40 anni dopo, grazie a quei maestri, le nuove generazioni di disegnatori possono attingere esperienza e sapori e, soprattutto, non sfigurare creando personaggi e immagini di forte impatto emotivo.
Il Dylan Dog Color Fest è ormai un punto fermo per apprezzare l’indagatore dell’incubo a colori in un’avventura che, a parer nostro, avrebbe anche avuto il suo fascino in veste B/N ma il lavoro è ben fatto e, pur non essendo eccessivamente splatter (anche se qualche scena c’è, state tranquilli), quando il sangue scorre, il rosso, è ben visibile e drammatico grazie e al sapiente uso delle sfumature tenui di color marrone e beige che sono giustamente predominanti in tutta la storia. Quindi, anche se noi amiamo il bianco e nero in Bonelli (leggetela con tono leggero e non critico) Sergio Algozzino ha ottenuto un gran bel risultato.
La copertina di Dylan Dog Color Fest
Realizzata sempre da Pontrelli svolge essenzialmente il suo compito e presenta la veste di Dylan Dog differente dal solito con dietro la UNION JACK straziata nel contesto di una esplosione. Il ricordo va immediatamente alle mitiche copertine di Toppi, Battaglia, Pratt, ma a confronto loro, dove i protagonisti sono quasi sempre in atteggiamento d’attacco o quantomeno spavaldo, qui Dylan ha un’espressione assente, quasi rassegnata, sottolineando con quello sguardo il malessere generale e il forzato adeguamento ad una situazione maledettamente spiacevole. Altro riferimento che ci balza in testa è l’iconico disegno del singolo THE TROOPER degli Iron Maiden dove il mitico Eddy corre verso di noi sguainando la spada e impugnando la bandiera inglese che sventola fiera.
Cosa ne pensiamo di Dylan Dog Color Fest – L’orrore delle armi?
Quindi se vi è piaciuto 1917, Dunkirk, Salvate il soldato Ryan e gli altri capolavori bellici di questi ultimi 30 anni e avete , giustamente, amato il lavoro narrativo bellico di Sergio Toppi, Hugo Pratt, Dino Battaglia e per ultimo , pubblicato qualche anno fa (2014) sulla testata LE STORIE scritta da Gualdoni e disegnata da Gerasi intitolata L’ultima Trincea, amerete questa avventura militaresca del nostro Detective che in questi ultimi anni sta sempre di più aprendo i suoi orizzonti esplorando nuove forme di avventura ma tenendo sempre a mente che , spesso, gli orrori più grandi non vengono realizzati da mostri o creature soprannaturali, ma esclusivamente dall’uomo nei confronti dei suoi simili.