Bridgerton 3. Di grassofobia e tabù persistenti (nonostante il sesso)
SPOILER ALERT! Gli showrunner di Bridgerton puntano tutto su Penelope, pronti a smantellare un altro cliché: la convinzione che si è sexy solo da magri.
Notizia recente è che gli showrunner di Bridgerton non seguiranno, per la terza stagione, l’ordine dei libri di Julia Quinn a cui la serie si ispira, ma anticiperanno l’adattamento del quarto capitolo della saga, Un uomo da conquistare, dedicato alla storia d’amore tra Penelope e Colin, rimandando a data da destinarsi quello del terzo, concentrato sulla figura di Benedict, secondogenito dei visconti Bridgerton.
Perché Bridgerton 3 salta (per ora) un romanzo della saga
Tale scelta è stata motivata dall’autrice Jess Brownell, subentrata a Chris Van Dusen al timone creativo dello show, con la volontà di capitalizzare l’attenzione a loro tributata finora. La costruzione dei personaggi e della loro relazione ha raggiunto un grado di maturità che sarebbe un peccato, in ossequio alla successione originale dei romanzi, non valorizzare proprio ora: “Conosciamo questi due attori fin dalla prima stagione, abbiamo già investito un po’ su di loro. Sappiamo chi sono come persone. Credo che, specialmente nell’ultima stagione, ci siano stati questi momenti di tensione tra di loro in cui era come se Colin si avvicinasse al punto di rendersi quasi conto che Penelope provava dei sentimenti per lui ma non ci arrivava del tutto. Invece di mettere da parte quella dinamica, volevamo spingerla nella loro stagione”.
Bridgerton 3: le differenze tra romanzo e (futuro) adattamento
Nel quarto capitolo del romance di Julia Quinn, viene narrato il ritorno a casa di Colin, terzogenito dei fratelli Bridgerton, le iniziali dei cui nomi seguono l’ordine alfabetico – primo è Anthony; secondo Benedict; terzo Colin; quarta Daphne, a cui è dedicato il romanzo pilota dell’octologia; quinta è Eloise, e così via, fino ai piccoli Hyacinth e Gregory, passando per Francesca –, dopo un lungo viaggio all’estero. A Londra ritrova la famiglia e Penelope Featherington, che lui solo ha scoperto essere l’autrice delle cronache mondane che tengono in scacco l’alta società, vale a dire la famigerata Lady Whistledown. Penelope è da sempre innamorata di Colin, ma, a causa della sua silhouette non filiforme, è stata condannata – o si è condannata? – a una paradossale invisibilità.
Presa di mira da madre e sorelle per via del suo peso, Penelope ha occupato fino a questo momento una duplice posizione, a compensazione dell’esclusione in partenza, per assenza di requisiti, dal gioco della seduzione: da una parte, quella di confidente e di innamorata friendzonata di due Bridgerton mediani, rispettivamente Eloise e appunto Colin; dall’altra, quella di scrittrice salace, la cui vera identità è celata dietro un nom de plume e furbescamente blindata ai suoi bersagli.
Eppure, nei disegni dell’autrice, anche per Penelope giunge la stagione dell’amore: nel romanzo, viene spiegato che Colin, tornato in seno al suo ambiente, comincia a vedere con occhi diversi anche la sua stessa casa e le persone che la animano. Penelope, in particolare, è investita dal suo sguardo rinnovato, anche perché in lei qualcosa è effettivamente cambiato: ha perduto il “grasso infantile” che rendeva massiccia la sua figura, disallineata rispetto ai canoni estetici imperanti. Penelope diviene eroticamente visibile agli occhi di Colin solo quando perde peso, mentre nel momento in cui il suo peso è in eccesso, il terzogenito dei Bridgerton non riesce a vederla come oggetto d’amore, come destinataria di un sentimento che travalichi le grammatiche amicali.
Bridgerton 3: nessuno tocchi il “grasso infantile” di Penelope
Di brutti anatroccoli che diventano cigni, a seguito di un dimagrimento o anche solo di un’operazione di valorizzazione estetica, la narrativa rosa e il rom-com annoverano infiniti esempi: l’aspetto più interessante è, dunque, che gli autori di ShondaLand, la casa di produzione che realizza la serie poi distribuita da Netflix, nella trasposizione seriale del romanzo, tralasceranno il dettato originale e manterranno Penelope così com’è, “grasso infantile” compreso.
Nicola Coughlan, l’attrice irlandese che, dalla prima stagione della serie, interpreta il personaggio e si è recentemente detta terrorizzata dalle scene sexy che dovrà girare per il terzo capitolo della saga, proprio lo scorso inverno aveva ammonito chi, sui social, si sentiva in diritto – talvolta, quel che è più grave, persino in dovere – di condividere con lei opinioni sul suo fisico, invitando chiunque avvertisse l’esigenza di dire la sua a tenersela per sé.
Coerentemente con la rivendicazione attuata, Coughlan, da molti anni anche attivista per il partito laburista e per i diritti della comunità Lgbt+, non darà un corpo nuovo – leggasi magro – alla sua ‘vecchia’ Penelope. Ciò implica anche una presa di posizione rispetto al ruolo dell’attore, distante dalla sensibilità americana che spesso esige dall’interprete capacità metamorfiche al limite della disponibilità alla deformazione.
Dopo aver riscritto la rappresentazione della sessualità raccontandola dal punto di vista del vuoto di sapere femminile (nella prima stagione) e defallicizzandola (nella seconda stagione, in cui, prima che Anthony e Kate ‘conquistino’ una sessualità pienamente genitale, affidano il loro desiderio a forme sublimate e indirette, ma non per questo meno erotiche), Bridgerton si prepara, così, a riscrivere un altro inveterato cliché: che sia desiderabile soltanto un corpo magro o, meglio, che non possa venir desiderato anche un corpo fino a poco tempo prima considerato indesiderabile, senza che questo cambiamento di percezione presupponga anche un cambiamento per così dire oggettivo, misurabile, di quello stesso corpo.