Biografilm 2022 – The Story of Film: A New Generation – recensione
L'ultimo tassello del monumentale affresco che il regista Mark Cousins ha dedicato alla storia della settima arte
The Story of Film: A New Generation, film d’apertura del Festival di Cannes 2021, è approdato anche al Biografilm Festival 2022. Il film è l’ultimo tassello della monumentale opera che il regista Mark Cousins ha dedicato alla storia del cinema.
Mark Cousins è un documentarista che, per buona parte della propria carriera, ha riflettuto sull’essenza stessa del cinema. I suoi lavori potrebbero essere visti come un enorme affresco, dove i frammenti della storia del cinema globale si compongono in un caleidoscopio che tenta di rispondere alla domanda, posta per la prima volta dal critico André Bazin: che cosa è il cinema? E Cousins, a metà strada fra il critico e l’artista, usa il cinema stesso per dare una risposta che trascenda dalle razionalizzazioni storicistiche. Attraverso un approccio comparativo, l’autore fa dialogare le immagini di innumerevoli filmografie. Nel caso di A New Generation, si tratta di immagini di pellicole (e file) degli ultimi vent’anni, che si succedono sul grande schermo fino a diluire volti attoriali, documenti di realtà, paesaggi fantastici, colori e culture in un’unica ombra proiettata su un ideale schermo del cinema contemporaneo. Un cinema che è passato per la rivoluzione digitale, in tre fasi. La prima è stata quella legata alla CGI, la quale, dalla fine degli anni novanta in poi, è stata sempre più perfezionata, fino a divenire marca fondante dei generi fantastici. La seconda ha segnato un cambiamento di paradigmi estetici, per mezzo della massiccia diffusione di videocamere digitali e device come le GoPro e gli iPhone. Si va dall’estetica della bassa definizione, che permette di cogliere in maniera immediata la realtà nel suo scorrere, a quella elaborata e pesantemente post-prodotta, dell’HD, del 2k, 4k etc. che si è affermata, anche, come una modalità nostalgica di recupero degli stilemi classici del cinema hollywoodiano. Infine la terza tappa della digitalizzazione del cinema ha riguardato l’aspetto distributivo. Con l’avvento delle piattaforme digitali di streaming si è aperto un mercato che, da un lato, ha ampliato le possibilità distributive di prodotti altrimenti incapaci di giungere al grande pubblico e, dall’altro, ha rilanciato, adattandola alla modernità, una concezione classica della produzione cinematografica: quella in cui le grandi compagnie di produzione possedevano gli studios e le catene di cinema dove proiettare i loro prodotti.
The Story of Film: A New Generation – il documentario di Mark Cousins
Cousins attraversa queste tre tappe, per mezzo di una linea narrativa che segue l’evoluzione degli elementi del linguaggio filmico e così facendo crea delle assonanze impreviste fra film action indiani e commedie americane per adolescenti; fa notare come l’horror, ancora una volta, sia uno specchio per le contraddizioni della nostra società, ma anche il genere più fecondo in termini di novità tecnico/estetiche. Delinea una storia del cinema documentario moderno, inteso come dispositivo scopico in grado di andare oltre le barriere di ciò che si può registrare su una videocamera – tanto che arriva a scorgerne le potenzialità metafisiche, nella ricerca di una verità dell’immagine oltre la sua rappresentazione. Infine sottolinea, con una grande intelligenza, quanto i generi popolari, dal musical al cinecomic (non importa se americani, indiani o africani) forniscano una rappresentazione plastica di quegli aneliti, desideri e pulsioni profonde che gli uomini, un tempo, rielaboravano nelle grandi narrazioni mitiche.
Ritornando allora alla domanda di Bazin, il cerchio si chiude, poiché Cousins sembra rispondere che il cinema è semplicemente mito. Ovvero l’autore appare rientrare entro le coordinate di una certa interpretazione del pensiero baziniano secondo cui, con il cinema, il mito non imita più la natura, ma diviene esso stesso natura (Grosoli, Fata Morgana n.29, 2016). Quella che era una rielaborazione finzionale diventa realtà. Una realtà che, come il regista irlandese ha ampliamente dimostrato con la sua filmografia, è in grado di espandersi all’infinito e di riconfigurarsi, di volta in volta, in base alle esigenze di chi la abita. Così da poter offrire quello che Cousins stesso definisce un nuovo multiverso in espansione, dove le voci e i punti di vista sul mondo si moltiplicano nel piacere di una visione (mitica) ininterrotta.