Romeo and Juliet: recensione
Romeo & Juliet è la più recente versione cinematografica del celebre titolo ad opera del regista italiano, ma con aspirazioni statunitensi, Carlo Carlei, vincitore del Golden Globe nel 1993 per il Miglior Film Straniero sulla malavita La Corsa degli Innocenti e tornato dietro la macchina da presa dopo un lungo periodo di assenza dalle scene.
Perché abbia deciso di farlo riproponendo l’ennesima versione del più noto dei drammi shakespeariani, oltre che archetipo per eccellenza della storia d’amore, resta difficile da comprendere, soprattutto per la scelta deliberata di accostarsi alla tragedia nel più tradizionale dei modi, senza alcuno spunto innovativo, se non la ricerca di una narrazione più immediata e fruibile, sforzo sinceramente poco percepito dallo spettatore.
Questo non significa che il film sia mal riuscito, è notevole l’attenzione per le scenografie ed i costumi così come la bellezza della fotografia o l’intensità della colonna sonora, ma la domanda che emerge prepotente nella mente dello spettatore, non appena colta l’accezione classica all’opera è: perché? Perché riproporre ciò che è già stato egregiamente rappresentato da Zeffirelli nel 1968 ed innovato da Luhrmann nel 1996? Perché farlo proprio in occasione di un ritorno sulle scene dopo vent’anni di silenzio, senza offrire una nuova prospettiva e, soprattutto, senza riuscire a trasmettere quelle emozioni tangibili che Romeo e Giulietta devono obbligatoriamente suscitare?
A questo proposito, penalizzante è stata proprio la scelta della coppia protagonista, in cui vediamo un Romeo dal talento promettente e talmente bello e appariscente da sembrare emerso da un dipinto rinascimentale (Douglas Booth) ed una Juliet (Hailee Steinfeld) inaccettabilmente ordinaria in questa veste e la cui bravura, premiata nel 2011 con una nomination all’Oscar, non emerge, probabilmente a causa della mancata alchimia col partner…una violazione sacrilega della coppia perfetta per definizione.
Bando ai moralismi, l’amore fra questi due giovani ed appassionati personaggi della letteratura nasce “at first sight”, senza alcun filtro se non quello degli occhi, e lo spettatore di Romeo & Juliet non può fare a meno di chiedersi come sia stato possibile per questo Romeo dimenticare quella Rosalina (Nathalie Rapti Gomez) al primo sguardo scambiato con questa Giulietta…l’altra Capuleti le faceva dieci a zero.
E se è vero che nemmeno la Giulietta – Claire Danes di Baz Luhrmann brillava per avvenenza in confronto ad un Romeo – Leonardo Di Caprio nel fiore della sua bellezza, in quel caso a far vibrare la scena era proprio la profonda intesa e passione tra i due giovani amanti, sublimata dalla liricità dell’indimenticabile primo incontro dei loro sguardi attraverso l’acquario, sulle intense note di Kissing You di Des’ree…tutto un altro livello.
Nel Romeo & Juliet di Carlai, invece, queste suggestioni non esistono e nessuna scena verrà ricordata, né il primo incontro, sbrigativo e poco emozionante, né i baci fintissimi e nemmeno la scena dell’ addio, in cui Giulietta, forse ancora assopita dalla pozione, non sembra rendersi davvero conto dell’immane tragedia che la sta investendo. Tutto ciò per aver scambiato la fedeltà della narrazione con il piattume della rappresentazione. Peccato.
Restano, tuttavia, delle buone performance attoriali, su tutte quella del Frate Lorenzo Paul Giamatti, sempre opportuno e con quell’innata vena comica capace di modellarsi alle situazioni recitative più disparate, persino in questo ruolo, e una regia che ha avuto il pregio di valorizzare la ricchezza estetica del nostro Bel Paese riportando “a casa” la storia degli innamorati più sfortunati e iconizzati della storia della letteratura mondiale.
Romeo & Juliet uscirà nelle sale italiane il 12 febbraio, distribuito da Good Films e con un ritardo di due anni rispetto alla sua prima presentazione al Festival del Cinema di Roma; nel cast anche Laura Morante, nel ruolo di Donna Montecchi, Ed Westwick, Christian Cooke, Lesley Manville, Damian Lewis e Natascha McElhone.