The Walking Dead: 10 cose che non sai sulla serie post-apocalittica
Dopo 12 anni la serie si avvia alla conclusione: in attesa del capitolo conclusivo, qualche curiosità sull’apocalisse zombie di AMC.
Siamo arrivati alla fine. Dopo 12 anni dalla trasmissione della prima puntata, la notte di Halloween, The Walking Dead arriva alla sua conclusione: il longevo show dedicato a un mondo post apocalittico in cui la maggior parte delle persone si è trasformata in zombie ha sicuramente perso gran parte del suo smalto iniziale, ma comunque è innegabile che abbia segnato un’epoca. Ideata dall’acclamato regista Frank Darabont e basata sui fumetti di Robert Kirkman, The Walking Dead ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo e ha fatto la fortuna del network AMC. In attesa della terza e ultima parte dell’undicesima stagione – attesa entro l’anno su Disney + – ecco 10 curiosità che (forse) ancora non conoscete sulla serie di zombie più famosa del piccolo schermo.
1. The Walking Dead doveva essere autoconclusiva
Originariamente, The Walking Dead è stata pensata come una serie autoconclusiva: dopo la messa in onda della prima stagione, infatti, lo show avrebbe dovuto terminare e diciamoci la verità, a volte non sembra un’idea così malvagia ripensando alla piega discendente che ha preso la serie da un certo punto in poi. I programmi, però, sono cambiati dopo l’enorme successo riscontrato dal solo episodio pilota: i vertici della AMC hanno dovuto rivedere i loro piani, e il risultato è che oggi la serie conta non solo 11 stagioni, ma anche diversi spin-off e webserie ambientati nello stesso mondo post-apocalittico.
2. Daryl Dixon è nato grazie al provino di Norman Reedus
Daryl Dixon, nel corso degli anni, è diventato uno dei personaggi meglio caratterizzati e più amati di The Walking Dead: e pensare che non sarebbe dovuto nemmeno esistere! Daryl, infatti, non esiste nel mondo dei fumetti da cui è tratta la serie, la sua esistenza si deve interamente al provino dell’attore che lo interpreta, Norman Reedus. Si era presentato ai casting per interpretare Merle – ruolo poi assegnato a Micheal Rooker – e i produttori rimasero così colpiti da lui da inventare il ruolo del fratello minore di Merle per poterlo scritturare.
3. La parola “zombie” non viene mai pronunciata
Siamo abituati a chiamarli zombie, perché da sempre è il nome attribuito alla figura del non morto nei film horror e post-apocalittici. Eppure, durante le 11 stagioni di The Walking Dead, la parola “zombie” non viene mai pronunciata, nemmeno una volta: gli ex umani trasformati dal virus letale vengono chiamati walkers (vaganti), herds (mandrie), biters (azzannatori) oppure the undead (i non morti).
4. Per diventare un zombie è stata fondata un’accademia
Uno degli elementi più notevoli di The Walking Dead è la maestria con cui sono realizzati gli zombie, tutti frutto di trucchi prostetici tranne nei casi di arti mancanti e di grandi orde. Per rendere ancora più realistico il loro essere non morti, è stata fondata una Walker University, una vera e propria accademia che ha selezionato con cura le comparse destinate a interpretare i vaganti: ai prescelti è stato insegnato a camminare con l’andatura claudicante degli zombie, a non fare rumore (i suoni che emettono sono tutti aggiunti in post produzione), a non sbattere le palpebre e persino a essere convincenti quando mangiano la carne umana, realizzata con carne di maiale ricoperta di salsa BBQ.
5. The Walking Dead è tratta da un fumetto
The Walking Dead non è un’idea originale, ma lo show ha preso vita dall’omonimo fumetto ideato da Robert Kirkman e concluso nel 2019 con il numero 193 (ma arrivata in Italia circa un anno più tardi, nel 2020, grazie a SaldaPress). La serie però è solo ispirata ai fumetti, e devia dalla storia originale in molti punti cruciali, come per esempio la morte di Carl, presente fino alla fine nei fumetti o la scomparsa di Rick, che invece sulla carta muore da eroe. Ma questo non sembra essere un problema per l’autore Robert Kirkman, che anzi ha collaborato attivamente con la serie tv, di cui è produttore esecutivo e a cui ha partecipato anche come sceneggiatore per alcuni episodi della prima stagione.
6. La serie ha avuto numeri da record
Le ultime stagioni di The Walking Dead, per diversi motivi, sono scadute moltissimo di livello rispetto all’inizio, con il risultato di perdere molti fan e di vedere calare a picco i suoi ascolti. Eppure, grazie alle prime stagioni eccellenti, la serie detiene alcuni record clamorosi: l’episodio pilota, uno dei più visti di sempre, ha contato un pubblico di 5,3 milioni di telespettatori e tutt’oggi è il pilot che ha avuto più ascolti in assoluto di tutta la storia dell’emittente AMC. Altri numeri da capogiro l’ha portati a casa con il primo episodio della settima stagione, quando si scopre chi viene ucciso da Negan: 17 milioni di spettatori e l’8,2 di rating.
7. The Walking Dead contiene un omaggio a Stephen King
Lo scrittore maestro dell’horror Stephen King è uno degli autori più citati nel mondo del cinema: non sorprende che anche The Walking Dead gli renda omaggio, ma lo fa in modo singolare e per un motivo davvero curioso. Rick Grimes, interpretato da Andrew Lincoln, è originario di un luogo immaginario che è stato chiamato King County proprio in onore dello scrittore. Perché? Tutta “colpa” del creatore dello show Frank Darabont: Stephen King è un suo caro amico, e infatti lo showrunner è stato anche regista di due di due adattamenti dai romanzi dello scrittore, Le ali della libertà (1994) e Il miglio verde (1999).
8. Jeffrey Dean Morgan e la mazza di Negan
Jeffrey Dean Morgan ha regalato un’interpretazione eccezionale di Negan, uno dei villan più memorabili di The Walking Dead. Un compito impegnativo ma che gli è riuscito piuttosto facile, dato che l’attore ama interpretare personaggi cattivissimi, e che era già fan sfegatato dei fumetti e della serie prima ancora di essere scritturato. Per interpretare meglio Negan, Jeffrey Dean Morgan ha cercato di portare una parte di personaggio fuori dal set con sé – il vestirsi di nero, per esempio, e il parlare in modo ironico -, e anche la mitica Lucille, l’arma preferita del super cattivo: no, non ha iniziato ha girare con una mazza da baseball ricoperta di filo spinato, ma ha dato lo stesso nome alla sua macchina.
9. Il cane di Daryl è un vero eroe
Vista la carenza di spessore delle ultime stagioni di The Walking Dead, il rapporto di Daryl con il suo cane è diventata una delle storyline più interessanti, ancora di più dopo averne scoperto l’origine nelle prime parte dell’ultima stagione. Ma il bel cane che interpreta il migliore amico di Norman Reedus è davvero un eroe nella vita reale: si chiama Dudley, e ha un occhio solo perché ha salvato il suo padrone da una violenta aggressione. Ma il cucciolone non è l’unico a interpretare Cane: anche un altro pastore tedesco che si chiama Seven viene usato per le riprese. Ed è tutto merito di Norman Reedus, che ama questa razza e ha sempre voluto che Daryl avesse un cane a fargli compagnia.
10. The Walking Dead potrebbe non finire con l’11esima stagione
Dopo 12 anni, e molte stagioni francamente evitabili, The Walking Dead è arrivato finalmente alla sua conclusione, come è giusto che sia per uno show che purtroppo, già da un po’, ha sempre meno da raccontare. Eppure, nonostante le sue recenti problematiche evidenti, lo show post-apocalittico potrebbe non finire qui: sono già stati annunciati ufficialmente tre spin-off che vedranno tornare alcuni personaggi, ovvero Isle of the Dead con protagonisti Negan e Maggie (Lauren Cohan), della serie antologica Tales of the Walking Dead e della serie dedicata a Daryl e Carol (Melissa McBride), in forse in quanto l’attrice si è recentemente tirata fuori dal progetto. Le riprese devono ancora iniziare, ma già si vocifera che non siano gli unici sequel ad essere annunciati, e inoltre è ancora vivo il progetto dei film cinematografici dedicati al destino di Rick Grimes.