Padre Pio: recensione del nuovo film di Abel Ferrara

In concorso alla diciannovesima edizione delle Giornate degli autori a Venezia 79 il nuovo film del regista americano con protagonista Shia LaBeaouf.

Presentato in concorso alla diciannovesima edizione delle Giornate degli autori l’attesissimo film di Abel Ferrara, Padre Pio, sul santo di Pietrelcina, girato completamente a Monte Sant’Angelo in Puglia, con protagonista Shia LaBeaouf. Nel cast anche Cristina Chiriac, Marco Leonardi, Asia Argento, Vincenzo Crea, Luca Lionello, Salvatore Ruocco, Brando Pacitto, Stella Mastrantonio, Martina Gatti e Roberta Mattei. Una produzione Maze Pictures, Interlinea Film e Rimsky Productions.

È la fine della Prima Guerra Mondiale e i giovani soldati italiani tornano a San Giovanni Rotondo, piccolo paese di poche “anime” sul quale la Chiesa e i ricchi proprietari terrieri esercitano un dominio ferreo. Povertà, sfruttamento, diritti negati scandiscono la vita degli “ultimi”. In questo stesso periodo arriva anche Padre Pio in uno sperduto convento di cappuccini, per iniziare il suo ministero. Presto a San Giovanni Rotondo un evento tragico segnerà l’inizio di un nuovo periodo di violenza e morte per l’Italia e per il mondo.

Padre Pio – La giovinezza del santo di Pietrelcina

Padre Pio recensione cinematographe.it

Se vi aspettate il classico film sulla vita di uno dei santi più venerati rimarrete delusi o, al contrario, piacevolmente sorpresi. Non poteva essere diversamente per un autore divisivo come Abel Ferrara, ormai affascinato dal nostro paese e dalle figure più carismatiche che hanno segnato la sua storia, come Pier Paolo Pasolini del quale in Pasolini del 2014 ha raccontato le ultime ore di vita prima della sua tragica fine. In Padre Pio si concentra invece sulla giovinezza del frate, prima delle stimmate e del fervore popolare che si creò intorno a lui. Pio è tormentato dalle visioni inquietanti del diavolo che si presenta sotto diverse sembianze, prega costantemente per avvicinarsi a Dio, a Cristo, per essere degno del loro regno. In una incessante atmosfera angosciante, accompagnata dalle suggestive musiche di Joe Delia, Ferrara ci introduce nella sofferenza di Pio, nella sua vita votata al sacrificio, ossessionato dalla paura dell’Inferno, dal peccato.

Ma il centro del racconto nel film di Ferrara non è il santo: Pio diventa presto una figura “collaterale” alla vicenda dei poveri di San Giovanni Rotondo, delle famiglie, delle donne e degli uomini sfruttati dai ricchi proprietari terrieri, senza tutele, mentre alcuni giovani esponenti del partito socialista tentano di sollevare la popolazione, di spingerla a ribellarsi per i propri diritti e votare in loro favore alle imminenti elezioni per un vero cambiamento. La vittoria ci sarà ma sfocerà nel massacro di San Giovanni Rotondo nel 1920 quando il corteo per la vittoria elettorale socialista viene represso nel sangue da fascisti e militari, alleati dei proprietari terrieri.

Padre Pio – Un film sbilanciato verso le vicende degli abitanti di San Giovanni Rotondo

Padre Pio recensione cinematographe.it

La fatica dei più poveri e sfruttati, la forza dei giovani che perpetravano il cambiamento, l’orgoglio e il coraggio di scontrarsi con il potere, con l’arroganza e la malvagità fino all’infame epilogo sono protagonisti di questo film, vicende in parallelo con il cammino di Pio verso quel martirio in terra che lo porterà poi alla santità.

Padre Pio è un film “sbilanciato” verso le vicende degli abitanti di San Giovanni Rotondo rispetto al percorso del frate che sembra poi indirettamente acquisire sul suo corpo e sulla sua anima il peso di questa strage, di quel sangue versato in una terra dimenticata da Dio ma nella quale Padre Pio farà sorgere l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, uno dei più importanti e specializzati in Italia. Non un’agiografia volta a fare leva sulla venerazione popolare, quindi, ma un film che ricerca in quella terra povera e violenta e in quel massacro le origini del misticismo di Padre Pio che si sarebbe fatto “carico” del sangue dei suoi “fratelli” e della sofferenza altrui.

Padre Pio – La dedica al popolo ucraino

Padre Pio recensione cinematographe.it

Abel Ferrara segue da vicino il giovane Pio attraverso lunghi e intensi primi piani, quelli dell’attore americano Shia LaBeouf che dà prova di aver acquisito nel profondo l’essenza del mistico di Pietrelcina. Questo sicuramente grazie anche allo studio delle lettere del santo da parte del regista sulle quali si basa la sceneggiatura scritta da Ferrara insieme a Maurizio Braucci dalla quale emergono aspetti noti del santo, come il suo carattere forte e severo, che si evince tutto nella scena in cui Asia Argento, nei panni di un “uomo alto”, viene violentemente redarguita da Pio, profondamente sconvolto dalla sua confessione.

Forse un film su Padre Pio avrebbe meritato più spazio dedicato al santo ma la lettura di Abel Ferrara della sua giovinezza, una sorta di “prequel” della parte della sua vita più nota, in parallelo a un evento tragico e vergognoso che mostra come la sopraffazione del potere sui poveri non ha epoca e a pagare sono sempre gli ultimi, è molto interessante. Non a caso il film è dedicato sia alle vittime della strage che al popolo ucraino oppresso da una guerra ingiusta, come lo sono tutti i conflitti.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.3