I Came By: recensione del thriller Netflix di Babak Anvari

Con la sua terza fatica dietro la macchina da presa, disponibile su Netflix dal 31 agosto 2022, il regista iraniano-britannico Babak Anvari perde nuovamente la bussola firmando un thriller dalle venature horror che lascia l’amaro in bocca.

Nella storia della Settima Arte di registi che si sono persi strada facendo se ne contano un’infinità e a tutte le latitudini. Registi come l’iraniano-britannico Babak Anvari, che dopo il folgorante e pluripremiato esordio nel 2016 con l’horror Under the Shadow pare avere smarrito la bussola e di conseguenza la retta via, collezionando un buco nell’acqua dopo l’altro. Dopo averci convinto di essere un promettente autore da tenere sott’occhio con un’opera prima davvero degna di nota, dotato di un indubbio talento, cosa che ancora oggi continuiamo a sostenere senza paura di smentite, Anvari ha gettato tutto al vento con una seconda prova dietro la macchina da presa deludente dal titolo Wounds. In quel caso a nulla è servito proseguire sul percorso già battuto del cinema horror, potendo contare tra l’altro su attori affidabili come Armie Hammer e Dakota Johnson, perché gli esiti oltre a lasciare molto a desiderare hanno di fatto messo in discussione quanto di buono era riuscito a fare in precedenza. In cuor nostro abbiamo pensato e sperato che fosse incappato in una giornata storta, in quello scivolone fisiologico che tutti, anche gli autori più blasonati e illustri, prima o poi compiono nel corso della carriera. Purtroppo però il film successivo non ha rappresentato la risposta che noi e in tanti come noi speravamo arrivasse, perché con I Came By, seppur mostrando qualche timido segnale di ripresa, Anvari la bussola sembra proprio non averla ancora ritrovata.

In I Came By la veste iniziale da thriller decade per lasciare spazio a un crime dalle venature orrorifiche

I Came By, recensione, cinematographe.it

Il terzo lungometraggio da lui firmato, rilasciato il 31 agosto 2022 su Netflix, racconta di un graffitaro che si intrufola nelle abitazioni dei ricchi e potenti per lasciare una propria opera su un muro di casa con il chiaro intento di dimostrare che i rifugi dorati dei benestanti non sono inviolabili, ma anche per lanciare dei chiari segnali politici e sociali all’opinione pubblica. Nel suo prendere di mira le case dell’élite benestante londinese finisce con l’intrufolarsi nella villa di un prestigioso ex giudice, scoprendo nel suo scantinato un oscuro segreto.  Inizia così un gioco pericoloso, che mette i due uno contro l’altro e che rischia di coinvolgere anche le persone più vicine al giovane protagonista. Ovviamente non vi riveleremo di quale segreto si tratti, anche se dopo pochi secondi dall’irruzione nello scantinato diventa facile intuire quale possa essere.

I Came By cinematographe.it

Venuti a conoscenza del segreto di Pulcinella, da quel momento in poi la veste thriller decade per lasciare spazio a un crime dalle venature orrorifiche che ha  non pochi precedenti. Il ché scatenerà nella mente degli abituali frequentatori del filone in questione una serie di déjà-vu che oltre a fare perdere originalità al progetto, spingono il fruitore a perdere via via  interesse nei confronti del plot e dei personaggi.  

In I Came By ci si trova davanti a una serie di déjà-vu che oltre a fare perdere originalità al progetto, spingono il fruitore a perdere via via  interesse nei confronti del plot e dei personaggi

I Came By cinematographe.it

La visione sulla piattaforma a stelle e strisce procede dunque per inerzia, accompagnata dalla speranza dello spettatore di turno che un guizzo o un colpo di scena improvviso sopraggiunga sulla timeline cambiando le sorti del film. Purtroppo in I Came By ciò non si verifica, con l’accumulo di tensione e la curiosità rispetto a quale possa essere stato il destino del protagonista che non sono sufficienti a riportare il film in quota. La sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista con Namsi Khan prova con uno switch a cambiare registro e colore, ma il cambio in corsa per smuovere le acque non sortisce gli esiti sperati. Si parte con le tradizionali e ormai logore atmosfere da thriller hitchcockiano per poi cambiare le carte in tavola virando verso l’horror, con un’escalation di violenza che chiama in causa il torture porn e lo slasher. Mossa, questa, che però spinge la narrazione e la drammaturgia verso le sabbie mobili del già visto e del prevedibile, trascinando a fondo con sé i personaggi e la storia che popolano.

I Came By ha una sceneggiatura fragile, povera di iniziative e anche piuttosto banale quando punta il dito contro la classe dominante per denunciarne il marciume

I Came By cinematographe.it

Tutto questo per dire che I Came By non lascia nulla di significativo se non l’amaro in bocca per ciò che sarebbe dovuto essere e invece non è stato, ossia il rialzarsi per combattere di un pugile andato poco prima al tappeto. Durante questo match, Anvari non ha sfruttato ancora una volta le sue qualità tecniche, ma le ha soffocate a favore di una regia accademica e addomesticata. Così come non ha sfruttato quelle messe a disposizione da attori di riconosciuta bravura come George MacKay (1917), Hugh Bonneville (Downtown Abbey), Percelle Ascott (The Innocents) e Kelly MacDonald (Boardwalk Empire), al contrario li costringe a lavorare a mezzo servizio con delle performance altalenanti a loro poco consoni. Ma è tutto conseguenza diretta di un progetto nato male e finito ancora peggio a causa di una sceneggiatura fragile, povera di iniziative e anche piuttosto banale quando punta il dito contro la classe dominante per denunciarne il marciume.        

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

2

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