End of the Road: recensione del film Netflix con Queen Latifah  

Un viaggio della speranza si trasforma in un incubo ad occhi aperti e in una lotta per la sopravvivenza per i protagonisti dell’opera seconda di Millicent Shelton, un thriller dalle venature horror-splatter disponibile dal 9 settembre 2022 su Netflix.

Il male si sa può assumere forme diverse e insospettabili. Nel caso di End of the Road, la pellicola di Millicent Shelton rilasciata il 9 settembre 2022 su Netflix, ha preso le sembianze terrene di vizi e piaghe sociali come la corruzione, l’avidità e il razzismo. Ed è contro queste minacce che i protagonisti del film scritto da David Loughery se la dovranno vedere lungo il viaggio che li porterà dalla California a Houston per iniziare una nuova vita dopo la morte del capofamiglia, le cui cure li hanno ridotti sul lastrico. Alla guida dell’auto troviamo Brenda, una donna rimasta vedova di recente, che assieme ai due figli e a un fratello minore scapestrato e irresponsabile attraversano il Paese per raggiungere il Texas, ma la situazione precipita quando durante una sosta in un motel nel deserto del New Mexico assistono a un omicidio, diventando i bersagli di un misterioso killer legato a un cartello della droga che rivuole indietro una borsa piena di soldi. Il viaggio della speranza si trasforma così in un incubo ad occhi aperti e in una lotta per la sopravvivenza.

End of the Road, recensione, cinematographe.it

Nel caso del plot di End of the Road non si può di certo parlare di originalità

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In merito al plot dell’opera seconda della regista americana, qui alle prese con un nuovo prodotto cinematografico dopo una lunga esperienza nella serialità e nel videoclip musicale, non si può di certo parlare di originalità. Del resto, di disavventure automobilistiche di poveri sventurati braccati e minacciati nel corso di un viaggio da pazzi o assassini spietati la storia della Settima Arte ne è piena, con la mente che torna a Duel, The Hitcher o al più recente Il giorno sbagliato. Ecco allora che l’odissea su strada del nucleo familiare di turno contro un nemico senza scrupoli e letale, pronto a tutto pur di rimettere le mani sul gruzzolo che gli è stato sottratto, diventa l’ennesima caccia all’uomo in un territorio ostile che coinvolge degli afroamericani alle prese con un killer armato sino ai denti e degli estremisti nel mezzo del nulla di un villaggio del New Mexico.

Purtroppo la credibilità rispetto alla resa sullo schermo di molte dinamiche lascia molto a desiderare

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Dinamiche narrative e drammaturgiche, queste, che oltre ad avere il retrogusto inconfondibile del già visto e del déjà-vu, in questo caso appaiono poco credibili, con le controffensive da parte delle prede sulle quali si possono nutrire moltissime riserve. Su tutte quelle che vedono in azione la protagonista Brenda, una madre che ha imparato a sparare e combattere dal padre militare e non si fa spaventare nemmeno dal gruppo di nazisti che provano a sottrarle la borsa. Per quanto Queen Latifah che è stata scritturata per interpretarla si sia impegnata nelle scene più concitate come questa, purtroppo la credibilità rispetto alla resa sullo schermo lascia molto a desiderare. Motivo per cui rispetto a tantissime altre lotte per la sopravvivenza raccontate al cinema nel corso dei decenni, quella al centro di End of the Road non entusiasma e non coinvolge quanto sperato.

End of the Road è una corsa forsennata che non prevede nessun pit-stop per fare rifiatare i personaggi e gli spettatori

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L’illusione di assistere a qualcosa degno di nota si scioglie come neve al sole dopo pochissimi minuti, vale a dire nel momento in cui la timeline inizia a mostrare le prime crepe nell’edificio dramamturgico. L’unica scialuppa alla quale aggrapparsi nel corso della visione è la linea mistery che scorre nelle vene di un thriller dalle derive horror-splatter. Il colpo di scena legato alla vera identità del killer che perseguita e mette in discussione l’incolumità di Brenda e dei suoi cari è un guizzo efficace, ma non abbastanza per risollevare le sorti del film. Ciò che consente allo spettatore di restare agganciato alla fruizione sono piuttosto il ritmo e la tensione crescente, con la messa in quadro e la regia della Shelton che viaggiano all’unisono con il piede pigiato fino in fondo sull’accelerato e la quinta marcia inserita dai primi minuti. Ritmo sostenuto che resta costante sino al pirotecnico epilogo nel quale la narrazione subisce un’ultima e decisa accelerata. Questo fa di End of the Road una corsa forsennata che non prevede nessun pit-stop per fare rifiatare i personaggi e gli spettatori. Di conseguenza l’impronta ritmica che l’autrice ha deciso di dare al racconto, con la complicità del montaggio e della macchina da presa affidata a Ed Wu, consente quantomeno alla fruizione di non scivolare nella noia più totale.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.1

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