La casa tra le onde: recensione del film d’animazione Netflix
La casa tra le onde è il nuovo film di Hiroyasu Ashida dove la tradizione nipponica e il fantastico danno vita ad un coming of age inusuale.
Con La casa tra le onde il regista giapponese Hiroyasu Ishida torna dopo tre anni dal suo ultimo film d’animazione. Acclamato grazie al suo film d’esordio Penguin Highway, Ishida sfrutta gli stilemi più classici dell’animazione giapponese in una chiave del tutto nuova.
L’immaginazione senza confini dei bambini diventa in fretta realtà quando Kosuke, Natsume e i loro amici si ritrovano in un mondo sommerso dove gli edifici sono diventati delle isole che galleggiano in un immenso mare del quale non si vede mai la fine. Tra fantasy e un incipit fantasmagorico, La casa tra le onde – disponibile su Netflix dal 16 settembre 2022 – è un racconto di formazione che abbraccia il realismo magico per trattare temi delicati quali l’elaborazione del lutto e la paura del cambiamento.
La casa tra le onde è un racconto di formazione dal retrogusto amaro
Kosuke e Natsume hanno passato la loro infanzia in un vecchio complesso di condomini che, presto, verrà demolito. Quell’estate è l’ultima in cui i due protagonisti possono godere della vista di quei fatiscenti palazzi, ricchi di ricordi e diventati una vera attrazione per tutti i bambini della zona. Ad attirarli – e a spaventare gli operai addetti alla demolizione – è la leggenda secondo cui quegli edifici siano infestati dalla presenza di un bambino. L’elemento surreale viene introdotto così, ricalcando uno dei tropi più famosi del folklore giapponese.
Durante una delle ultime giornate prima delle vacanze estive, Kosuke e i suoi amici si introducono nel palazzo, decisi a catturare il fantasma. All’interno del vecchio appartamento del ragazzo trovano, invece, Natsume raggomitolata in un armadio.
Il gioco si trasforma presto in una lite con al centro i rancori reciproci dei due ragazzi, mentre la pioggia, inspiegabilmente, sommerge la città.
Il palazzo assume le connotazioni di un personaggio vero e proprio, culla disastrata di un’amicizia che si è trasformata in un rapporto tenuto in piedi solo dai costanti litigi e dai ricordi d’infanzia che Natsume e Kosuke amaramente condividono in quell’isola artificiale in cui il gruppo di protagonisti rimangono intrappolati.
Un’avventura fantasy all’insegna del mistero, il film di Hiroyasu Ishida è un coming-of-age che tratta argomenti poco usuali per un racconto di formazione. La crescita dei due protagonisti avviene tramite il perdono, l’elaborazione del lutto e all’imparare ad accogliere il cambiamento anche quando è spaventoso. La casa tra le onde fa delle relazioni interpersonali la sua punta di diamante, dell’amicizia il valore chiave per riuscire a superare le difficoltà.
L’incomunicabilità e la crescita emotiva sono il motore narrativo di La casa tra le onde
Le dinamiche del gruppo sono dettate dall’incapacità di comunicare che deriva da un passato difficile che accomunano Kosuke e Natsume. I due hanno dovuto dire addio alla loro infanzia ben prima del tempo, una gioventù sancita da una tragedia familiare che gli ha impedito di vivere l’infanzia come i loro compagni di classe, dediti ai giochi, ai capricci tipici di quell’età e allo stare insieme. La maturità dei due protagonisti e lo spirito fanciullesco degli altri ragazzi è divisivo.
Ai due è dedicato un arco psicologico più profondo che diventa ben presto il motore narrativo di La casa tra le onde. Se per Natsume e Kosuke il passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza è caratterizzata da una crescita sia emotiva che psicologica, questo non avviene per il resto del gruppo che resta in ombra.
La casa tra le onde è un connubio di situazioni complesse alternate a momenti teneri e piacevoli, di emozioni intense ma necessarie, riflessioni e insegnamenti che sono universali e non legati solamente ad un target specifico. Il film di Hiroyasu Ishida è pensato per un pubblico giovane che può facilmente cogliere i riferimenti alla struttura tipica di un film d’animazione giapponese odierno e provare empatia e un sentimento di condivisione con i personaggi, ma la visione de La casa tra le onde non è circoscritta ad uno spettatore modello essendo un film che ha molto da insegnare anche agli adulti.
I parallelismi con Penguin Highway e l’inizio della carriera del regista Ishida
Il ritmo e l’atmosfera di La casa tra le onde richiamano alla memoria Penguin Highway, film d’animazione dello stesso regista uscito nel 2018.
In entrambi i film un plot all’apparenza ordinario trasforma la quotidianità dei protagonisti in un’avventura dai tratti fantastici, in cui le ambientazione vanno di pari passo con la caratterizzazione dei personaggi. Ma soprattutto in ambedue i film, l’acqua ha un ruolo principale nella vicenda che passa dall’essere un elemento narrativo a essere trattato come un vero e proprio personaggio – al pari del palazzo fatiscente – che guida il destino dei personaggi.
In due lungometraggi di Ishida, come si è visto, ci sono vari elementi sia grafici che narrativi ricorrenti ed è grazie a queste similitudini e elementi condivisi che il regista si sta facendo pian piano strada verso uno stile unico.
L’estetica di La casa tra le onde ricorda l’animazione giapponese più classica, ma comunque contraddistinta da un tipo stile di disegno contemporaneo accentuato grazie al sapiente uso del CGI impiegato per le scene più dinamiche. A queste si aggiungono le atmosfere soprannaturali che vengono, però, attenuate da toni più leggeri. Il film si prende il suo tempo per svelare le carte che ha in mano, per condurre lo spettatore nella direzione in cui vuole andare.
La lentezza come punto di forza di La casa tra le onde
Il prologo e la parte centrale sono lente, dedicate al conoscere i personaggi quando non sono scossi da nessun tipo di avvenimento esterno. Sono in quei momenti che Ishida continua a porre l’attenzione sull’animo spezzato di Natsume e al suo sentirsi sempre inadeguata e non voluta e sul rancore di Kosuke. Sono in questi momenti che gli intermezzi musicali composti da Umitaro Abe sfruttano tutto il loro potenziale, donando un ritmo vivace che impedisce di cadere nella noia.
Il medesimo compito spetta al montaggio che si contrappone alla lenta narrazione: le brevi inquadrature si mischiano ad un senso di urgenza quando la situazione nell’isola in movimento diventano estreme e rischiose per i suoi abitanti. Degli espedienti intelligenti utilizzati per contrastare una certa staticità nelle ambientazione e cercare di rendere accattivante, ma anche pericoloso, l’enorme distesa d’acqua che i ragazzi hanno intorno a loro.
I personaggi, che hanno tutti il tratto inconfondibile dello Studio Colorido, si muovono in spazi realistici, sapientemente disegnati sia da un punto di vista puramente estetico che funzionale. A questo si unisce la resa visiva di alcuni elementi molto difficili da realizzare: primo tra tutti l’acqua, ma soprattutto la pioggia perfettamente animata e che incute un forte senso di pericolo, creando così un terzo atto conclusivo ricco degli avvenimenti emozionanti che mancano alla parte centrale. La casa tra le onde è un coming-of-age dai tipici tratti cinematografici giapponesi in cui la lentezza e la parabola fantasmagorica hanno molto da raccontare.