Togo(2022): recensione del film action sudamericano Netflix

Il film di Israel Adrián Caetano unisce in maniera inusuale gli stilemmi dell'action al cinema realistico e drammatico

Togo è il nuovo film del regista e sceneggiatore uruguaiano Israel Adrián Caetano (Bolivia, Cronaca di una fuga – Buenos Aires 1977). Prodotto da La Expresión del Deseo, Skafilms e Trailer Films, il lungometraggio è stato distribuito da Netflix ed è disponibile sulla piattaforma dallo scorso mercoledì 5 ottobre.

Ambientato interamente presso la capitale Montevideo, la pellicola può contare su di un cast composto interamente da attori uruguayani, capitanato da Diego Alonso e dalla giovane Catalina Arrillaga, per cui questo progetto rappresenta l’esordio cinematografico.

Togo: una casa sotto assedio

Recensione Togo - Cinematographe.it

Come accennato nel precedente paragrafo, le vicende narrate da Togo hanno luogo presso Montevideo, in Uruguay; in particolare, queste si sviluppano quasi integramente all’interno di uno specifico isolato di un quartiere di periferia. All’interno di questo si trova infatti un piccolo parco dove ha dimora Togo (Diego Alonso): un senzatetto di mezz’età. L’uomo ha un buon rapporto con gli abitanti dei dintorni e passa le sue giornate a lavorare come parcheggiatore e lavavetri.

Una sera, una ragazza ubriaca (Catalina Arrillaga) fa la sua comparsa presso il parchetto. Decisa a non tornare più a casa, si rivolge a Togo per trovare rifugio. L’uomo in un primo momento non vuole avere niente a che fare con lei ma, quando si rende conto che ha veramente bisogno di aiuto, acconsente ad ospitarla. In contemporanea con l’arrivo della giovane, fanno la loro comparsa degli altri ragazzi: si tratta di un gruppo di spacciatori, che fa riferimento a un boss della mala locale. La sicurezza del quartiere è in pericolo e Togo si mette all’opera per affrontare questa nuova insidia.

Frammenti di realtà

Recensione Recensione Togo - Cinematographe.it

Dal punto di vista della messa in scena, Togo si fa notare per la scelta dell’autore di attenersi il più possibile al realismo. La regia semplice, che predilige i piani lunghi e la camera statica o a spalla, è utile per portare sullo schermo una rappresentazione autentica dell’angolo di Montevideo in cui si sviluppa la trama. Inoltre, la presenza nello script di alcuni inserti narrativi non direttamente legati allo svolgimento contribuisce a rendere vitale l’ambiente. Tramite questi accorgimenti, la città è sottratta al ruolo di mero sfondo ed elevata a parte attiva della storia.

Estremamente realistica è anche la rappresentazione della violenza perpetuata dalla gang di spacciatori. Per evitare la spettacolarizzazione, questa è inquadrata da distanza elevata o esclusa dalla scena; sono invece messe in mostra le sue terribili conseguenze. Infine, tendenti al realismo sono anche le rappresentazioni dei rapporti umani. Questo è particolarmente vero per la relazione che unisce Togo alla giovane coprotagonista. Sebbene riconducibile al modello padre figlia, il loro rapporto si evolve in maniera in maniera originale e organica e li conduce a sviluppare una confidenza reciproca che appare naturale e giustificata.

Un cavaliere oscuro

Recensione Togo - Cinematographe.it

All’interno della struttura narrativa, Togo fa riferimento anche agli stilemi tipici del genere action e, in particolare, a quelli provenienti dalla filmografia statunitense. In particolare, fa riferimento a due diverse idee di azione: quella dell cinema settantiano di autori come Walter Hill e William Friedkin e quella tipica dei recenti film dedicati ai supereroi.

Dal cinema degli anni Settanta – e in particolare del lavoro di Hill – è ripresa la costruzione del protagonista. Togo è reso impenetrabile dalla sua natura taciturna e scontrosa: della sua storia e delle sue motivazioni apprendiamo solamente quello che le sue azioni lasciano trasparire. È proprio grazie a questa aurea misteriosa che questo personaggio duro e malinconico riesce a catturare l’attenzione.

Del film supereroistico viene recuperata invece la struttura narrativa generale: la pace e la sicurezza sono messe a rischio da una minaccia esterna e il protagonista (supereroe) è chiamato a usare i propri poteri per difendere i deboli e gli innocenti. Inoltre, dal punto di vista della messa in scena, la rappresentazione della violenza perpetuata da Togo è assai più in linea con questa idea di cinema. A differenza di quella compiuta dagli antagonisti, l’azione messa in atto dal personaggio principale è rappresentata in maniera spettacolare e, nell’intenzione dell’autore, ha una funzione catartica.

Togo: conclusioni

Recensione Togo - Cinematographe.it

Alla luce di quanto abbiamo visto fin ora, appare chiaro come Togo sia un prodotto ibrido. Nella sua costruzione, Israel Adrián Caetano ha fatto riferimento a fonti disparate e apparentemente inconciliabili. Proprio per questo, gli va riconosciuto il merito di avere realizzato un film solido, che riesce a intrattenere senza perdere di vista la sua funzione di testimonianza della realtà.

Allo stesso tempo, la sua natura ibrida è destinata a fare discutere: in essa è possibile leggere una mancanza di coraggio da parte dell’autore. L’avere inserito elementi più vicini al cinema commerciale contemporaneo è infatti interpretabile come un compromesso compiuto per adeguarsi agli standard del mercato e, in particolare, della piattaforma che distribuisce il film.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Sonoro - 2.5
Interpretazioni - 2.5
Emozione - 2.5

2.7

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