Roma FF17 – Infinito: l’Universo di Luigi Ghirri – recensione del documentario di Matteo Parisini
Per il 30esimo anniversario della morte del fotografo, Parisini presenta un documentario sincero e poetico sulla filosofia e sull'estetica di Ghirri
A trent’anni dalla sua scomparsa, il Festival del Cinema di Roma ricorda il fotografo Luigi Ghirri con un documentario a lui dedicato, scritto e diretto da Matteo Parisini e presentato nella sezione Freestyle.
Infinito: l’Universo di Luigi Ghirri è prodotto da Lorenzo Cioffi per Ladoc con la collaborazione di Adele Ghirri assieme al sostegno del Comune di Modena e della Regione Emilia-Romagna, grazie anche alla partecipazione del Comune di Reggio Emilia e con Film Commission Regione Campania e Regione Campania, Sky Arte e Rai Cultura. La distribuzione internazionale è di Rai Com.
Un’unione polivalente di voci si è unita per raccontare la vita e la lunga e proficua carriera di uno dei fotografi italiani dello scorso secolo.
Infinito: l’Universo di Luigi Ghirri: Parisini rende giustizia alla filosofia celata nella fotografia di Ghirri
Infinito: l’Universo di Luigi Ghirri non si sofferma molto sul cercare di dare una risposta sul chi era Luigi Ghirri, ma piuttosto si focalizza sul ricostruire la sua filosofia, il suo approccio all’arte e al suo modo di vedere il mondo attraverso la macchina fotografica. Uno strumento che lo ha accompagnato fin dall’adolescenza e con la quale è stato in grado di creare un suo universo fatto di gesti quotidiani, di palette di colori pastelli e simmetrie che raccontano una provincia romagnola alla ricerca di una connessione con la memoria.
Parisini segue la via più comune per un documentario, ma anche quella più lineare ed efficace. Le fotografie di Ghirri (alcune inedite e messe a completa disposizione dall’Archivio Eredi Luigi Ghirri) sono intervallate da estratti in cui lo stesso Ghirri prende la parola e la voce dell’attore Stefano Accorsi che ha il ruolo del discreto narratore onnipresente. Assieme all’enorme lavoro visivo ed estetico, il documentario raccoglie le testimonianze di alcune tra le persone più vicine al fotografo come la figlia Adele Ghirri, gli artisti Davide Benati e Franco Guerzoni, il suo primo stampatore Arrigo Ghi e lo storico dell’arte Arturo Carlo Quintavalle.
L’importanza della memoria per Luigi Ghirri
Infinito: l’Universo di Luigi Ghirri vuole inseguire lo stile fotografico dell’artista. Matteo Parisini riporta sullo schermo quella stessa simmetria ricercata da Ghirri, la bellezza dello scorrere della quotidianità della provincia in cui si muovono i soggetti del fotografo che sono semplici, ma non semplificati. L’arte di Ghirri si concentra sulle abitazioni della provincia in cui è nato e cresciuto, sulle architetture semplici e industriali che gli ricordano i suoi anni infantili, sui momenti di convivialità e quelli di solitudine fino ad arrivare alla sua famosa serie dedicata al cielo. Una poetica che si concentra sullo spazio e il paesaggio, su una ripetizione che non è mai uguale, mai scontata.
La fotografia per Ghirri è un mezzo che svela un bisogno profondo di cristallizzare dei momenti ed è soprattutto su questo aspetto che il documentario di Parisini si concentra. Lo stesso Ghirri, in un estratto, afferma che la fotografia per lui gira attorno alla ricerca di radici e di memoria. La storia raccontata da Parisini riesce a trasmettere la stessa urgenza che ha il fotografo; quella di trovare un suo linguaggio in un periodo storico – quello della prima metà del ‘900 – in cui l’immagine sta cambiando, andando incontro a un nuovo modo di concepire il media.
In conclusione
In Infinito: l’Universo di Luigi Ghirri, l’arte e la fotografia di Ghirri sono profondamente riflessive e Parisini, assieme e al narratore Stefano Accorsi, riescono a delineare le stesse emozioni che l’artista prova in prima persona. Quel ricercare significati e bellezza in momenti e luoghi che non catturano l’attenzione, talmente semplici e quotidiani da essere dati per scontati.
Una riflessione sul presente e sul passato, la rappresentazione della propria storia in un periodo socio-culturale in bilico tra la desolazione e il boom economico che si traduce in un rapporto tra la memoria, il reale e la finzione giocando sugli spazi e sull’infinito.