Inverso – The Peripheral: recensione della serie Prime Video

Inverso – The Peripheral, dal 21 ottobre su Prime Video.

Il pantheon della fantascienza è popolato da autori che hanno forgiato il nostro immaginario collettivo, e non solo. Dotati com’erano, e come sono, di un occhio volto al futuro, hanno previsto il nostro presente prima ancora che prendesse forma. Potremmo definire gli scrittori di tale genere dei novelli Nostradamus, dei profeti del progresso tecnologico. Tra di loro spicca il nome di William Gibson che, con il suo Il Neuromante, diede forma e corpo al cyberpunk, innalzandosi ad archetipo del sottogenere sci-fi. È a lui che si sono approcciati Lisa Joy e Jonathan Nolan per la nuova serie di Prime Video, Inverso – The Peripheral.

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I due autori, dopo essersi confronti con un altro maestro come Michael Crichton con Westworld, proseguono la loro collaborazione navigando nei meandri della fantascienza. Insieme a Scott Smith hanno adattato per il piccolo schermo il romanzo di Gibson, noto in Italia come Inverso. Prodotta da Prime Video, la serie vede tra i protagonisti Chloë Grace Moretz, Gary Carr e Jack Reynor.

Inverso - The Peripheral - Cinematographe.it

Come sappiamo, Westworld dopo aver abbandonato le basi del romanzo si è persa lungo il cammino dell’emancipazione. In molti ne hanno criticato la deriva dalla seconda stagione. Ed è per questa ragione che, all’annuncio dell’adattamento di Inverso – The Peripheral da parte di Nolan e Joy in molti hanno storto il naso. Dobbiamo dirlo, i primi due episodi della serie ci hanno convinto convinto solo parzialmente, per quanto in essi vengano convogliati alcuni topoi del cyberpunk con un pizzico d’autorialità; Scott Smith arriva infatti dal thriller-horror. Ed è proprio sulla costruzione del mistero, degli indizi centellinati e dei piani temporali che prende vita la nuova creazione del duo Nolan-Joy.

Il futuro apocalittico di Inverso – The Peripheral

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I primi episodi di Inverso – The Peripheral escono su Prime Video il 21 ottobre, per poi seguire un rilascio settimanale con i restatnti sei. Ma veniamo alla trama della serie e ai suoi contenuti più alti. La prospettiva sul mondo è quella di Flynne Fisher (Chloë Grace Moretz), una giovane donna che tenta di mantenere salda la famiglia. Il fratello Burton (Jack Reynor) è un’ex soldato con innesti sottocutanei, mentre la madre allettata lotta con gravi problemi medici. Flynne è intelligente e caparbia, eppure la vita sembra tenerla relegata ai confini di un piccolo paese americano. L’innovazione tecnologia di questo futuro, molto vicino al nostro, è arrivata con il contagocce. Ci troviamo davanti ad un racconto sugli Stati Uniti rurali, in cui ancora oggi la medicina come il progresso mal si uniformano ai contesti sociali.

A tale futuro se ne alterna un altro più distante, in una Londra post-apocalittica con protagonista Wilf Netherton (Gary Carr). Allora come si uniscono queste linee temporali così vicine eppure così lontane? I primi episodi di Inverso – The Peripheral non danno risposte, ovviamente, ma creano il mistero intorno a tale rapporto, tra scene action e ritratti familiari. I Fisher sono a corto di soldi e le medicine per la madre si rivelano essere costose. Eppure, tutto ciò cambia quando Burton propone a Flynne di testare un nuovo prototipo per la realtà aumentata; in quanto la ragazza è molto abile nei videogiochi. Flynne si renderà conto molto presto che della veridicità dell’esperienza e delle conseguenze dell’utilizzo dell’impianto neurale.

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Nel frattempo altri personaggi si sono messi in moto. Nel sottobosco di Inverso – The Peripheral vediamo ciriminalotti di periferia, agenti sottocopertura, giornalisti e la povera famiglia Fisher nel mezzo, schiacciata da avvenimenti all’apparenza più grandi loro. È da tutto ciò che prende vita la nuova serie di Prime Video, dal basso verso l’alto in un viaggio dell’eroe in cui nulla può esser dato per scontato. La protagonista dovrà destreggiarsi tra un vita difficile e i complotti a metà tra passato e futuro, in cui molto sembra essere messo a rischio

Un po’ Denis Villeneuve un po’ The Expanse

Chloë Grace Moretz, Inverso - Cinematographe.it

Partiamo da un grande presupposto, la sigla di Inverso – The Peripheral manca di una propria identità; ed è forse proprio su questo aspetto che si giocherà l’intera serie. Infatti, il tema musicale dalle tinte retrò fine anni ’90 primi duemila si fonde ad immagini già viste, consolidate nell’immaginario attraverso altre narrazioni. La opening ricalca infatti quelle di serie come The Expanse o di Foundation, due space opera. Già da qui riscontriamo una certa volontà produttiva di omologarsi al mercato di riferimento con un pattern identificativo di genere, quello fantascientifico. Ma, come si è stato insegnato, non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina.

La prima scena definisce il mondo avanzato in cui ci troviamo, delineando così il primo tassello del world building della serie. Il pilot di Inverso – The Peripheral poggia su un atto rivelatorio, quello di portare il pubblico a conoscenza di un mondo in pochi minuti. Dobbiamo dire che in tale operazione gli ideatori hanno giocato bene le loro carte. Passiamo dal micro delle simulazioni navali in un piccolo laghetto, al macro dei palazzi incastonati in immense statue classiche. La luce notturna illuminata, le luci fioche sature di colore, tra il rosso e il blu, accentuano un senso estetico ulteriormente consolidato, quello del regista Denis Villeneuve. Nel particolare ci riferiamo a film come Blade Runner 2049 e Dune.

Inverso - Cinematographe.it

Insomma, la serie di Lisa Joy e Jonathan Nolan sfrutta un’iconografia conosciuta per far leva sul coinvolgimento del pubblico, in un lavoro di rimandi neurali. Il nostro cervello riconosce per vero ciò che vediamo, lo ha già interiorizzato. Ancora una volta ci ritroviamo davanti ad una normalizzazione della fantasia e alla soppressione della meraviglia e della scoperta. Inoltre, coloro che sono alla ricerca di un secondo Westworld rimarranno delusi. Siamo lontani dai filosofismi e i dubbi morali che hanno caratterizzato, almeno per noi, la prima stagione della serie. La partita di Inverso – The Peripheral si gioca tutta sul terreno del thriller, nonché sull’allegoria degli Stati Uniti rurali.

Inverso – The Peripheral e un’identità dimezzata

Chloë Grace Moretz - Cinematographe.it

Non sappiamo quale sarà l’apporto di alcuni personaggi alla narrazione, ma la storyline sui criminali della piccola cittadina della famiglia Fisher sembrano viaggiare sul già visto. È la componente fallace del pilot e dell’episodio successivo, e speriamo non dell’intera serie. Dal punto di vista del thriller, invece, Inverso – The Peripheral svolge perfettamente il suo lavoro, introducendoci all’interno di un contesto complesso e stratificato, in cui linee temporali si fondono in una guerra silente. Sul piano della recitazione non viaggiamo a livelli altissimi, se pensiamo ancora una volta a Westworld e a interpretazioni come quella di Anthony Hopkins, Jeffrey Wright o Ed Harris.

Chloë Grace Moretz e Jack Reynor fungono da cardine, ma se da una parte l’attrice sembra crederci veramente, dall’altra Reynor rimane immobilizzato ad una recitazione asettica. Il suo Burton Fisher non riesce a coinvolgerci, a trasmettere la giusta euforia quando il momento lo richiede, e ci riferiamo ad una scena nel particolare. Sulla protagonista, Flynne Fisher, è stato svolto invece un altro lavoro e dobbiamo dire che Chloë Grace Moretz ci ha convinto. Sarà da vedere se riuscirà a tenere sulle proprie spalle l’intera stagione.

Inverso - The Peripheral - Cinematographe.it

Inverso – The Peripheral viaggia a metà, tra un’estetica marcatamente apatica e un thriller interessante. Se sul fronte della fascinazione la serie manca totalmente il bersaglio, su quello dell’intrigo getta intelligentemente il seme della curiosità. I due aspetti dovrebbero andare a braccetto, in una ricerca continua del coinvolgimento. Dobbiamo dirlo, questa è una grande pecca per una serie dagli audaci intenti come quella di Prime Video. Omologandosi troppo a prodotti simili, la serie rischia di perdersi nella vastità dei palinsesti dalla forte proliferazione contenutistica. Il nostro, lo ribadiamo, è un giudizio circoscritto alle prime due puntate e nostra è la speranza di un rinvigorimento della serie nelle settimane a venire.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.5