Santa Lucia: recensione del film di Marco Chiappetta

Santa Lucia è l’esordio riuscitissimo di Marco Chiappetta, un regista dalla perfezione allineatrice tra camera e concetto sentimentale della ripresa, che in questo film riscuote la necessità di appesantire e insistere sulla percezione dei sensi, una vista miope che si allarga alle lenti dell’empatia.

Santa Lucia: l’immaginazione miope di una città graffiata da lividi ricordi

Napoli, è un concetto iconico assoluto, un luogo dall’anima graffiata, un silenzio che si mescola tra rispetto tradizione e difficoltà. Napoli, è la città che idealmente insorge, rude e tenera, svestita raccontata tra immagini e scrittura. Napoli è nostalgia, è la fotografia livida che assorbe le disgrazie di un contesto arrogante e misero quanto colmo di cultura e storia. Napoli è il centro focale di questa pellicola, la culla in cui dondoleranno per l’intero filmato i due protagonisti Roberto (Renato Carpentieri), una carriera da scrittore interrotto dalla cecità, dopo diversi anni trascorsi a Buenos Aires, decide di tornare nella città partenopea, qui rincontrerà il fratello Lorenzo (Andrea Renzi), il suo passato è immerso nella musica, musica che non è mai riuscito a sfamarlo inghiottendolo nel successo sperato.

L’incontro tra i due, non è banale, non è colmo di affetti evidenti, ma è un susseguirsi di riflessioni e dimenticanze che pian piano divengono ricordi. L’estraneo nella propria città, riassumere confidenza con chi si è lasciato troppo tempo fa, un rincontro che si incrocia con una immaginazione che colora il buio di un pensiero passato che non si può più vedere.

L’intero film, è un concetto raro che affoga nell’istantanee percettive, nella necessità che diventa virtù attraverso nuove attenzioni che sostituiscono il senso visivo ad un nuovo senso sonoro e concretamente percepito. La particolarità è il filo parallelo che si sfilaccia tra una visione intima quale la città di Napoli immersa in problematiche dall’estensione extra continentale oltre che culturale. Il dialogo è il silenzio, l’ampiezza di un suono mai emesso che ne racchiude l’emissione di tanti e innumerevoli.

Santa Lucia, cura le profondità senza cicatrizzarle ma lasciandole aperte, versando l’irrequietezza di una gioventù più limpida ed una maturità più lucida, la grandezza di un sentiero che rovista nel mondo per farci tornare nell’unico posto che sia casa.

Santa Lucia: Napoli e la sua iconicità cinematografica 

L’ultimo anno cinematografico è stato moto grato alla città campana, gli ultimi successi sono quelli di Martone con Nostalgia e Sorrentino con il suo racconto biografico, Santa Lucia, non divide e non interrompe ma si insedia perfettamente nelle viscere di una regia cinematografica strutturalmente importante, consapevole di un impegno sociale volto a chi guarda ma soprattutto percepisce l’insistenza artistica creativa e culturale.

Marco Chiappetta, esaudisce perfettamente i desideri e gli obbiettivi del grande cinema italiano, dimenticando di una tecnica presente ma mai invadente, determinando un linguaggio che oltrepassa la parola e che si affida alle affinità d’anima, un pensiero offuscato mai troppo distante dalla verità di colore delle immagini.

Un ritorno, quello di due fratelli, che pare un addio, ma un addio prolungato, il rispetto verso una città ferita che ha condotto l’intera vita dei due. Una interpretazione straziante che assume i criteri di una drammaticità reale e mai artificiale, il dolore e la gioia che contengono la memoria.

Santa Lucia, presentato in anteprima al 39° festival di Torino, è al cinema dal 3 novembre 2022, distribuito da Double Line e prodotto da Teatri Uniti.