Black Panther: Wakanda Forever, il cast e i produttori: “abbiamo esplorato diversi aspetti della perdita”
Il nostro incontro con Letitia Wright, Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Tenoch Huerta, Mabel Cadena, Alex Livinalli, Ryan Coogler, Kevin Feige Nate Moore in occasione dell'anteprima del cinecomic.
Black Panther: Wakanda Forever è un tassello decisamente importante del Marvel Cinematic Universe. Un lungometraggio molto difficile, vista la scomparsa dell’attore Chadwick Boseman nell’estate del 2020, che ha incarnato il ruolo di T’Challa nel primo film (arrivato nel 2017) e in altri progetti dell’MCU. Detto questo, come ribadito più volte dal regista Ryan Coogler e da Kevin Feige, l’intera pellicola è dedicata alla memoria della star con un tributo molto toccante alla sua figura. Oltre a ciò, all’interno del progetto, fa la sua comparsa un celebre antagonista de La Casa delle Idee, ovvero Namor (Tenoch Huerta) che, a differenza del fumetto, ha delle origini molto diverse e non è più il sovrano di Atlantide ma della civiltà perduta di Talocan. In occasione dell’anteprima stampa di Black Panther 2 (distribuito nelle sale italiane dal 9 novembre 2022), abbiamo assistito alla conferenza stampa del cinecomic in compagnia del regista Ryan Coogler, dei produttori Nate Moore e Kevin Feige e gli attori Letitia Wright (Shuri), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Tenoch Huerta (Namor), Mabel Cadena (Namora), Alex Livinalli (Attuma).
Black Panther: Wakanda Forever, riscoprire un senso di comunità senza mai fermarsi
La prima domanda che la presentatrice Jacqueline Coley di Rotten Tomatoes ha posto è stata al regista Ryan Coogler. In particolare gli ha chiesto quali sono stati gli aspetti migliori di collaborare con una squadra così tanto affiatata che ha speso a più riprese parole di elogio nei suoi confronti. “È stato fantastico. La cosa più bella di fare film è che poi puoi fare queste reunion, sai? È stato straordinario realizzare il primo capitolo ed ora sono passati quattro anni, perciò è stato bello rivedere tutti anche dopo questa pandemia che ci ha allontanato. Abbiamo inoltre provato un senso di solitudine e di crisi (per la scomparsa di Boseman) ed è stato fondamentale rivedersi e scambiarsi tutti insieme un gigantesco abbraccio. È importante superare il dolore e la perdita con l’aiuto di una comunità che si è ampliata in questo sequel, con nuovi attori che sono entrati nel cast. Sono davvero grato a tutti.”
Successivamente, è stato chiesto al produttore e capo dei Marvel Studios Kevin Feige come è stato possibile ideare questa pellicola nonostante la scomparsa di Chadwick Boseman. “Ryan e Nate forse sono le persone più adatte a rispondere a questa domanda. Nella mia memoria, lo shock della perdita si è subito trasformato in una domanda: ‘cosa dovremmo fare ora?’ E relativamente in poco tempo ci siamo resi contro che tutto questo che era stato creato doveva essere riversato sul grande schermo. Ovviamente all’inizio Ryan aveva pensato ad una versione del film con Chadwick, quando però lo abbiamo perso, all’interno del lungometraggio, abbiamo riversato in parte quest’idea, aggiungendo una celebrazione del personaggio e del Wakanda, con un focus sul lutto.”
Black Panther: Wakanda Forever, le tante facce della perdita
La palla è poi passata all’altro produttore, Nate Moore, con la Coley che gli ha chiesto come ha fatto a gestire l’intero progetto dall’alto, riuscendo a portare a termine le tante tematiche presenti all’interno del cinecomic. “Come narratori abbiamo il compito di essere onesti con il pubblico, mostrandogli come realmente reagiscono i personaggi alla perdita di T’Challa. Non significa necessariamente esprimere dolore, a volte è gioia, a volte è umorismo. Sono molte le emozioni che si sperimentano quando si prova una perdita. E siamo partiti proprio da lì, sfruttando i tanti attori presenti nel cast ed ognuno ha rimodulato tale elemento. Nel caso di Namor, ad esempio, la perdita si associa all’abbandono della propria patria.”
Black Panther: Wakanda Forever, le motivazioni di Namor e l’importanza del background
È stato poi chiesto alla new entry Tenoch Huerta, che ricordiamo essere il villain della pellicola, il potente Namor, cosa significa incarnare un personaggio così cattivo e quanto sono importanti le sue radici culturali. “Innanzitutto è un onore essere qui. È sicuramente difficile quando sei l’antagonista, distruggi degli elementi vitali della storia rovinando l’eredità wakandiana. Penso che però, nel copione, è stato trovato un modo intelligente per rendere umano il personaggio e giustificare le sue azioni. Ciò non significa necessariamente che le sue idee siano giuste, ma vengono semplicemente elencati i motivi che lo spingono a fare determinate cose. Ed è bello vedere che Namor condivide dei tratti in comune con i wakandiani, ma reagisce in modo diverso quando sente che il suo popolo è minacciato, nonostante condivida la stessa ferita.”
Riguardo le origini del villain, ha poi aggiunto: “È stata una mossa fantastica cambiare il background di Namor ed è anche il momento perfetto per parlarne. In America Latina, in particolare in Messico, tendiamo a negare le nostre radici indigene. Proprio per questo motivo, Black Panther: Wakanda Forever ci invita, culturalmente, ad abbracciare le nostre radici che sono davvero importanti. E ora di smettere di guardare lo specchio e vergognarci di chi siamo veramente. L’errore non è il nostro, ma di chi ci guardava, ci giudicava. È ora di cambiare prospettiva, di abbracciare i nostri antenati. E questo film è la cornice migliore per rappresentare tutto questo.”
Il dolore è rabbia, il dolore è guarigione
Jacqueline Coley è poi passata a Letitia Wright, che impersona Shuri, chiedendogli qualcosa in particolare sul personaggio, l’evoluzione che ha incontrato rispetto al primo film e questa sua rabbia perenne come reazione al dolore della perdita del fratello. “Questa evoluzione del personaggio è passata attraverso alcune conversazioni a cuore aperto con Ryan che mi ha aiutato in questo passaggio di crescita. Prendiamo tutti svolte diverse nella vita e anche Shuri lo fa. Nel primo film è un raggio di sole: è vestita e protetta di regalità e amore, oltre ad essere molto orgogliosa di suo fratello maggiore. E ciò, in qualche modo, rappresentava per T’Challa una protezione, un’armatura affettiva. Cosa succede però quando questo legame si recide e il cuore si rompe? E da qui siamo ripartiti, portando qualcosa che sembrasse il più reale possibile e spero veramente che il pubblico possa entrare in risonanza con tutto questo.”
Al contrario, il personaggio interpretato da Lupita Nyong’o, Nakia, è riuscita a trovare un particolare equilibrio nella perdita, affrontandola e ammettendo che non è guarita del tutto. “Leggendo la sceneggiatura ero così invidiosa di Letitia perché lei diventava rabbiosa, mentre Nakia è diversa, cerca di essere un esempio, di evocare pace, non a caso nel primo film Ryan l’ha definita l’oasi di T’Challa. Leggendo il copione mi sono resa conto che quello che Nakia faceva un tempo per T’Challa allo stesso modo ora doveva farlo per la sorella. Ad ogni modo interpretarla è stato davvero terapeutico, ho imparato tanto dalla sua saggezza perché mi ha insegnato a guardare oltre il mio dolore per la scomparsa di Chadwick. Per questo ti sarò sempre grata, Ryan.”
La vulnerabilità di Okoye
È stato poi domandato a Danai Gurira, che interpreta Okoye, quanto è stato complicato gestire diversi aspetti del proprio carattere, nel caso specifico della donna, la sua vulnerabilità che ha seguito il lutto. “Beh ci sono due lati di me. C’è il lato più animalesco e poi tanti altri. Sono molto contenta che questi personaggi possano esplorare così tante sfaccettature della loro umanità ed il pubblico, guardando il film, vede questo complesso caleidoscopio caratteriale. Mi sono trovata parecchio spiazzata in questo processo e penso che ciò fosse collegato a quello che stava sperimentando il mio personaggio su schermo. Ho superato tutto ancorandomi alla perdita del nostro collega. Il mio obiettivo era onorare Chadwick. Amava vederci fare ogni cosa e anche oggi, se fosse vivo, gli chiederemmo aiuto e lui ci darebbe tanto incoraggiamento.”