Mad Heidi: recensione del film

Presentato al Science+Fiction Festival di Trieste un nuovo irriverente mix tra commedia, film di genere e parodia della narrazione mainstream hollywoodiana

La distopia parla in svizzero, e lo fa in Mad Heidi, un film di genere spassoso, irriverente, caotico e a tratti stupidissimo ma di quella stupidità che al cinema ogni tanto serve e fa bene, soprattutto quando è perfettamente conscia di esserlo.
Mad Heidi di Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein è stato accolto in modo trionfale al Science + Fiction Festival di questo 2022, in un anteprima che al Teatro Miela ha strappato a lungo applausi, risate e soprattutto o ovazioni per lei, Alice Lucy, attrice inglese di origini italiane e spagnole al debutto sul grande schermo, che interpreta una versione alquanto strana della famosa pastorella svizzera.
Inutile dire che l’insieme ovviamente strizzi l’occhio alla saga di Iron Sky, di fatto ancora oggi imbattuta nel rivendicare sia l’identità dei film creati dalla Troma, sia di tutto quell’universo di film di genere, b-movies, scutl e affini che rendevano gli anni ’80 incredibilmente fantasiosi, colorati e irriverenti. Tutte qualità che Mad Heidi può rivendicare dal primo all’ultimo minuto, divertendo e aiutando una concessione del cinema come guilty pleasure senza paura e senza premura, che non si prende sul serio e per questo è molto più da prendere sul serio di chi lo fa in sala, soprattutto nel cinema mainstream.

Mad Heidi è un mix di follia e ironia irriverente

Mad Heidi recensione cinematographe.it

Mad Heidi è ambientato in una Svizzera che è perfettamente in linea con una distopia a metà tra il serio e il faceto, che si connette chiaramente alla saga di Wolfenstein, all’ucronia, in generale all’idea non puoi così politicamente assurda, che la terra degli orologi a cucù, del formaggio e del cioccolato, l’occhio a Hitler l’abbia sempre strizzato volentieri.
Non occorre essere dei laureati in storia per sapere quanto profondi fossero i legami tra il regime nazista, ma in generale tutti i regimi totalitari, e il sistema bancario di quello che rimane il paese simbolo della neutralità, e per questo paradossalmente anche di un certo modo di schierarsi nel mondo. Dominato dalla dittatura formaggiosa dello spietato Presidente Meili (ve lo ricordate Casper Van Dien di Starship Troopers? Ecco è lui), il paradiso fiscale per eccellenza Ruota attorno ad una dittatura del formaggio che rende la vita di Heidi (Alice Lucy) e del battagliero nonno Alpohi (David Schofield) un inferno di terrore. Gerarchi sanguinari come il Comandante Knorr (Max Rüdlinger) e il Dottor Dr. Schwitzgebel (Pascal Ulli) costringeranno la montanara dopo l’assassinio del suo fidanzato a diventare una sorta di valchiria, in lotta contro una dittatura che se ne infischia del colesterolo e di chi è allergico al lattosio.

Un film dalle mille anime e mille finalità

Mad Heidi è prodotto da Timo Vuorensola, che con Iron Sky ha raggiunto un successo non indifferente, soprattutto se si calcola la scarsa neutralità di un universo narrativo così irriverente e volendo anche poco politically correct.
Nato da un progetto totalmente indipendente di crowfunding, questo film unisce in sé la componente splatter, con quella di una commedia grottesca è ironica, manda i contenuti politici tutt’altro che secondario, come nel pieno della tradizione di Vuorensola, più del resto ha sempre cercato di far ridere parlando contemporaneamente di cose serie.
Il cast è un mix perfetto di debuttanti ancora sconosciuti al grande schermo, su tutti la protagonista Alice Lucy, e di volti abbastanza iconici del cinema indipendente, su tutti Casper Van Dien, uno di quelli che poteva avere una carriera ad Hollywood di prima grandezza, ma per qualche strano motivo invece è da una vita che finisce in progetti di questo tipo. Se si è stato un bene o un male bisognerebbe chiederlo a lui, che qui ci dona un villain che strizza l’occhio con divertito gusto a tanti dittatori che seriamente o per finta hanno popolato il grande e piccolo schermo da decenni. Allo stesso modo, anche il resto della crew fascistoide è un mix di omaggi e citazioni, ma può rivendicare una bella personalità.

Si scherza ma in fondo neanche troppo

Da Kill Bill a Bastardi senza gloria, da una perla come Quella Sporca Dozzina a il meglio del mondo videoludico o cronico, Mad Heidi ci guida dentro un universo eccessivo, fracassone, coloratissimo ed esteticamente anche molto interessante. L’unico dubbio che può afferrare di tanta intanto, e quanto alla fine insieme rischi di diventare abbastanza ridondante, per non dire sovraccarico dal punto di vista narrativo, con personaggi che appaiono e poi scompaiono senza alcuna linea di continuità.
Frequenti oltre che la violenza, anche le sequenze di nudo che strizzano pure queste l’occhio al cinema sexy italiano, così come a quel porno, ad una visione della sessualità, che sappiamo essere molto particolare nella società Svizzera. E proprio la Svizzera ne esce con le ossa abbastanza rotte, apparentemente glorificato da una distruzione degli stereotipi che la attanagliano, nella realtà viene bersagliata sottotraccia da questo film, che la cosa di provincialismo, Raz del con Componi reazione in intollerante che emerge in più di una sequenza Indovinatissima e spassosa.

Le scene sono un mix tra irriverenza e parodia, decostruzione dell’estetica machista dei nostri giorni, ma anche di un Girl Power diventato sempre più banale, tossico, di cui Heidi diventa bene o male simbolo nei momenti più spassosi che sono però anche quelli in cui affiora una dimensione estetica che strizza l’occhio a Rodriguez, ad Anderson e soci.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3