La Famiglia Claus 2: recensione del sequel natalizio Netflix

La Famiglia Claus 2, sequel della fiaba natalizia sulla famiglia di Babbo Natale arriva puntuale prima delle festività 2022, stavolta con la regia di Rubén Vandenborre. 
Stesso cast, nuova trama: Jules (Mo Bakker) sa bene che il lavoro del nonno Noël (Jan Declair) è quello di consegnare i regali in tempo per la vigilia di Natale, ma dopo aver ricevuto una letterina speciale da parte di una bambina di nome Marie, il suo desiderio è quello di portare a termine la missione per realizzare l’aspirazione della piccola fanciulla.

Di fronte al nuovo negozio di biscotti della mamma di Jules, infatti, il ragazzo fa la conoscenza di Marie: la piccola ha chiesto a Babbo Natale di far sì che i suoi genitori, separati di recente, possano tornare a vivere insieme e a volersi ancora bene.

Con qualche ostacolo, dovuto anche a un passato emotivo turbolento ancora non elaborato da parte del nonno Claus, Jules riuscirà a riportare un pizzico di armonia e di magia natalizia anche nella famiglia di Marie.

La Famiglia Claus 2: atmosfera e fotografia calda, narrazione e contenuti un po’ meno 

La Famiglia Claus 2 è un film di Natale per tutta la famiglia: nulla di più. Anche quest’anno, la narrazione di questa moderna fiaba belga di Natale, in streaming sulla piattaforma Netflix, non sorprende e ci offre una storia con una trama semplice, quasi scarna, che non innova il genere sotto nessun punto di vista.

Il tema centrale del film è racchiuso in una frase detta dal nonno di Jules: “il vero significato del Natale è l’amore”. Ma siamo sinceri, quante volte lo abbiamo sentito dire? Non che non sia vero, attenzione: ma c’è da dire che in questa ora e mezza di film, il regista non scava a fondo nelle dinamiche familiari di Jules o di Marie, né è capace di catturare la simpatia dello spettatore se non forse per quegli adorabili piccoli aiutanti di Babbo Natale che scorrazzano qua e là tra Polo Nord e centro commerciale (uno dei set principali di questo sequel, perché di proprietà del padre di Marie).

Anche quando apprendiamo che il nonno di Jules è restio ad aiutare il ragazzo a ricongiungere i genitori di Marie (perché “a certe cose non c’è rimedio”), prima di scoprire quale sia il motivo dietro la sua riluttanza ci si aspetta chissà quale colpo di scena: spiacenti, non arriva.

Il tema della conflittualità in famiglia affiora e rimane in superficie anche in alcune scene che vedono protagoniste la madre e la nonna materna di Jules: la nonna di Jules si mostra scettica, infatti, verso la nuova attività in proprio della figlia. Insomma, il regista ci mostra il “classico” rapporto genitore/figlio in cui quest’ultimo sente che vi è una certa mancanza di fiducia e stima nelle proprie abilità. 

Il punto critico è che tutti questi temi all’interno dei 90 minuti di film vengono accennati e poi risolti invece senza una vera e proprio evoluzione che stia in mezzo: l’intreccio della storia e i personaggi e la loro caratterizzazione risultano quantomeno approssimativi. 

L’aspetto veramente gradevole di questa pellicola, recitata con non tanta convinzione dagli attori, tra l’altro, è di certo la fotografia: patinata e brillante, calda e luminosa proprio come ci si aspetta da un film natalizio.

Da vedere? Purtroppo, questo secondo capitolo sulla famiglia del vero Babbo Natale ci lascia con un sapore amaro. Peccato, perché i costumi, i pochi effetti speciali e le scenografie non sono niente male, anzi, comunicano a pieno titolo l’atmosfera delle feste. 

Forse, però, ai più piccoli di casa potrà fare piacere: se dunque avete dei bambini, la visione è sicuramente consigliata.