1899: analisi e spiegazione del finale di stagione della serie Netflix
Se, vedendo 1899 su Netflix, qualcosa vi è sfuggito, siete decisamente nel posto giusto. Ma attenti agli SPOILER!
Sono passati due anni dalla conclusione di Dark, seria che con intelligente raffinatezza è riuscita a catturarci e conquistarci. Con 1899 Baran bo Odar e Jantie Friese mettono a segno la doppietta, portando su Netflix un’opera complessa e stratificata, in cui il mistero la fa ancora una volta da padrone. Veniamo continuamente sballottati tra realtà e sogno, inganno e verità, fino a non distinguere più gli uni dagli altri. È la stessa protagonista, Maura, a gettare la rete, installando il seme del dubbio. Cos’è la realtà? È un costrutto della nostra mente o uno spazio oggettivo? Per quanto riguarda la prima stagione di 1899 non possiamo esserne totalmente certi, neanche dopo le rivelazioni del finale.
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L’ultimo episodio intitolato “La chiave” sembra risolvere l’enigma dei passeggeri del Kerberos, ma sarà veramente così? Gli ideatori di Dark ci hanno abituato a ben altro, ad una comprensione della storia soltanto nel season finale. A nostro avviso dobbiamo prendere con le pinze quanto rivelato, in quanto potrebbe trattarsi di un ulteriore inception della simulazione creata da Maura o dal misterioso fratello; ma di questo ne parleremo più avanti. Lungo otto episodi veniamo catapultati all’interno di un piroscafo nel quale ogni simbolo e porta sembrano ricondurre ad una narrazione altra rispetto al racconto portante. Le varie cabine della nave sono in realtà spazi della mente dei personaggi, uniti infine in un’amalgama colletiva.
1899 è un’escape room cervellotica e suadente, una serie in grado di giocare con lo spettatore come un vero e proprio prodotto interattivo. I nostri neuroni vengono continuamente stimolati, mentre la vista viene lentamente corrotta. È l’udito il senso a cui dobbiamo fare più affidamento, alle parole più che alle immagini, per quanto potenti e suggestive. Non a caso la colonna sonora funge da trainante, da potente mezzo espressivo. Come per Dark, anche la nuova serie Netflix sembra essere aperta a varie interpretazioni, con le sue sottotrame metanarrative. Tuttavia, se siete qui è per raccapezzarvi su quanto visto nel finale di stagione, e allora addentriamoci senza indugi nella fitta trama della serie.
Il travagliato viaggio del Kerberos verso New York
I protagonisti di 1899 viaggiano verso gli Stati Uniti a bordo del Kerberos, un piroscafo appena inaugurato da una misteriosa compagnia. Ognuno di loro è tormentato dagli incubi del passato e da oscure visioni. Al centro di tutto troviamo Maura Franklin (Emily Beecham), una neurologa senza memoria di alcuni eventi e alla ricerca del fratello. Nel corso della prima stagione ci viene falsamente fatto credere che il padre di Maura sia l’artefice dei turbolenti accadimenti a bordo della nave, ma gli episodi finali sveleranno qualcosa di molto più complesso. Infatti, i protagonisti si trovano all’interno di una simulazione creata da Maura stessa. Ed è proprio su questo aspetto che la scrittura ci lascia senza spiegazioni. Ma andiamo con ordine.
Dopo aver intercettato il Promotheus, il piroscafo scomparso da quattro mesi, sulla Kerberos inizieranno a verificarsi eventi inspiegabili. Il salvataggio di un unico superstite, un bambino, non farà altro che incrementare l’isteria di massa. Come scopriremo più avanti, il piccolo non è altro che Elliot, il figlio di Maura e Daniel (il clandestino salito a bordo dalla Prometheus). Inoltre, l’intera storia di 1899 non è altro che una simulazione, un esperimento sociale e psicanalitico. Maura ha creato tale simulazione per poter stare con il figlio, o almeno la sua coscienza, in quanto morto tempo addietro. Tutti i passeggeri, però, si trovano all’interno dell’esperimento, e su questo aspetto la stagione non sembra sbilanciarsi molto.
Grazie all’aiuto del marito, la protagonista riesce a “svegliarsi” dal sogno, ritrovandosi in una navicella spaziale nell’anno 2099. Qui si ritrova in una stanza in cui i vari passeggeri, tenuti in stasi, sono collegati al mainframe principale, alla simulazione per l’appunto. Sul monitor compare una scritta: “Progetto Promotheus, missione di sopravvivenza”. Il testo è seguito da un messaggio da parte del fratello di Maura, che le dà il benvenuto nella realtà. Secondo quanto mostrato, i passeggeri sono a bordo di una stazione spaziale ed è giusto supporre che la Terra sia ora inospitale. Il Prometheus è quindi l’ancora di salvezza per il genere umano, ma allora a cosa serve la simulazione? Approfondiamo insieme qualche supposizione.
La simulazione nella simulazione, cos’è reale o cosa no in 1899?
L’intento della simulazione potrebbe esserci suggerito dal padre di Maura, quando commenta gli errori dei passeggeri del Kerberos. Prendendo per vera la realtà spaziale, la stuazione della navicella dovrebbe essere simile a quella della realtà virtuale, utilizzata per analizzare il comportamento umano in una situazione speculare e trovare così una soluzione. L’elemento che desta curiosità è il fatto che ognuno dei personaggi si trovi all’interno della simulazione per fuggire dal proprio passato. Questo potrebbe farci supporre che abbiano accettato di partecipare ad un esperimento senza una presunta fine. Ma non tutti i tasselli sembrano incastrarsi alla perfezione, almeno per ora.
Fin dall’inizio riteniamo che il cattivo della storia sia il padre di Maura, ma scopriamo ben presto che l’uomo è intrappolato all’interno della simulazione quanto gli altri personaggi. Vorrebbe uscirne con ogni mezzo possibile, innalzandosi ad occhio divino e indagatore pur di ottenere la chiave per la fuga, in possesso del piccolo Elliot. Tuttavia, se l’uomo è una vittima quanto gli altri, perché Daniel tenta in tutti i modi di impedirgli la fuga? Che sia anche lui complice del destino dei passeggeri del Kerberos? Non possiamo ancora saperlo, ma l’uomo sembra sapere più di quanto ci viene svelato. Inoltre, rimane un grosso dubbio per quanto concerne la simulazione stessa, in quanto originariamente creata da Maura per poter vedere il figlio scomparso.
Una possibile spiegazione arriva con il finale. Se i passeggeri della nave spaziale fanno parte di una missione di sopravvivenza è giusto pensare che la simulazione si sia trasformata in un campo d’esercitazione per comprendere le decisioni dell’equipaggio in situazione estreme, in virtù del fatto che si trovano nello spazio profondo. Il fatto che non possano uscire dalla simulazione, vincolata ad un loop eterno, fa supporre che l’esperimento sia stato corrotto o manomesso dal fratello di Maura, adesso al timone del progetto. Sono molti gli interrogativi che circondano la prima stagione di 1899, ma conoscendo Baran bo Odar e Jantie Friese riteniamo che anche il finale possa essere un inganno.
La troviamo un’idea fin troppo semplice quella mostrata. I passeggeri stavano sognando e tutto ciò che hanno vissuto era falso, o almeno il contesto non le emozioni. In soccorso ci viene un film come Inception, in cui fino alla fine non si riesce a comprendere se quanto vissuto dal protagonista, Leonardo di Caprio, sia reale o meno. Nel film ci viene introdotto il concetto di sogno nel sogno, di molteplici realtà oniriche allineate per livelli, ed è giusto supporre che lo stesso avvenga in 1899. È possibile che “l’ambientazione spaziale” non sia altro che un altro livello della simulazione, il next level del progetto Prometheus. Secondo questa teoria i protagonisti potrebbero non trovarsi affatto nello spazio, ma in in un altro luogo.
Il triangolo, Daniel e il fratello di Maura
Per tutta la prima stagione di 1899 i passeggeri del piroscafo vengono intimati a svegliarsi attraverso una precisa messinscena. Le pupille assumono la forma del triangolo, simbolo massicciamente ricorrente. Forma aperta a varie interpretazioni religiose, spiritiche e scientifiche, il triangolo è composto da tre lati. Da qui in avanti ci addentreremo nel campo della pura speculazione, ma ci sentiamo di darle voce. I tre lati potrebbe riferirsi ai vari livelli della simulazione, ognuno dei quali ha un compito specifico; con gli ideatori di Dark tutto è possibile.
Tuttavia, bisogna confrontarsi con il fatto che la serie sembra essere meno articolata e filosofica della precedente dei due showrunner. 1899 sembra aprirsi maggiormente al grande pubblico e meno alla nicchia, strutturando così un racconto di più facile comprensione. A tal proposito, tutte le possibilità prima elencate potrebbe essere errate, e il finale di stagione potrebbe essere esattamente ciò che è, ma vorremmo dar maggior credito agli ideatori. Daniel, per esempio, rimane un’incognita, in quanto non presente nella stanza della navicella in cui si sveglia Maura; lo stesso vale per il padre di quest’ultima. Sulla nave sono presenti più di mille passeggeri, che tutti quanti si trovino nello stesso stato in luoghi differenti? Possibile.
Dietro a tutto troviamo la figura del fratello di Maura, lo scrutatore silente e invisibile, il burattinaio che tira i fili. Un personaggio a cui verrà sicuramente dato un volto nella seconda stagione di 1899. Bisognerà aspettare un anno o più per avere le risposte che bramiamo, ma nell’attesa sappiamo con certezza che si apriranno topic e corsi universitari sulle possibili interpretazioni di una serie intrigante e ben realizzata. Nel frattempo vi suggeriamo di svegliarvi.
Composta da otto episodi, 1899 è su Netflix dal 17 novembre 2022