Mercoledì: recensione della serie TV Netflix
Arriva su Netflix Mercoledì, la serie TV di Tim Burton che racconta le avventure della giovane Addams, tra misteri e teen drama
Mercoledì di Tim Burton risponde alla domanda che nessuno si era posto: cosa ottieni se unisci la famiglia Addams a Riverdale? La risposta a questo quesito fastidioso è: nulla di particolarmente eccitante. La serie TV Netflix reimmagina Wednesday Addams in chiave teen, ma l’esperimento sembra essere riuscito a metà.
Mercoledì – sulla piattaforma dal 23 novembre 2022 (che è effettivamente quel giorno della settimana) – concentra i suoi sforzi sulle vicende della figlia maggiore della famiglia Addams, interpretata dalla interessantissima Jenna Ortega, e la cala in un contesto che non sembra appartenere all’immaginario del classico franchise. La ragazza infatti, dopo l’ennesimo exploit ai danni dei compagni di scuola (per difendere il fratellino Pugsley), viene spedita dai genitori in un istituto speciale: il Nevermore; un collegio particolare che ospita quelli che più volte vengono definiti “reietti”. Nelle sue aule, infatti, si trovano sirene, lupi mannari, vampiri ed esseri straordinari di ogni tipo.
La serie, però, devia presto verso il mistery quando diventa chiaro che nel campus (e nei suoi dintorni) stanno accadendo eventi occulti e violenti.
Al fianco di Ortega c’è la sempre bellissima Catherine Zeta Jones nei panni di Morticia, Luiz Guzmán (Gomez), Gwendoline Christie (la preside Larissa Weems) e Christina Ricci, la Wednesday originale, questa volta nel ruolo di una professoressa dell’Istituto.
Mercoledì snatura l’immagine della Famiglia Addams
Perché Mercoledì non sembra essere un’aggiunta preziosa al catalogo Netflix? Perché suona come la classica reinterpretazione che invece di innovare, snatura. Troppe cose, infatti, sembrano perdere di significato. Il rapporto tra i coniugi Morticia e Gomez una volta maniacale, ma appassionato, diventa stucchevole e imbarazzante. Il tono gotico e fuori dal tempo che una volta caratterizzava le ambientazioni e i personaggi, lascia spazio alla patina Netflix che (soprattutto quando si tratta dei prodotti per adolescenti) omologa tutto: i dialoghi, le scenografie, i costumi, i temi trattati.
Soprattutto, però, c’è una linea sottile che sembra stia stata scavalcata; l’atteggiamento stoico e bizzarro di Wednesday, che una volta potevamo definire effortless (mai forzato, genuino), giunge allo spettatore in maniera iper-costruita. La ragazza è ancora strana, è solitaria, è fuori dagli schemi, certo, ma è chiarissimo che dietro la sua realizzazione ci sia uno sforzo sovrumano per renderla tale e il risultato è spesso ai limiti dell’imbarazzo. Lo definiremmo cringe, a rischio di suonare cringe noi stessi.
I creatori Alfred Goug, Miles Millar e Tim Burton sono caduti nella trappola tipica degli sceneggiatori attempati: hanno tentato di scrivere per piacere alla generazione Z, imitando la sua voce e il suo modo di pensare, ma senza successo. I momenti che fanno riferimento all’uso dei social (o al religioso non-uso nel caso Mercoledì) e alle dinamiche teen sono chiaramente visti attraverso una lente troppo adulta, guidata dal desiderio di sentirsi parte dello zeitgeist attuale e di produrre un prodotto memabile, ripetibile, vendibile.
Mercoledì diverte, ma non abbastanza
Mercoledì non fallisce nell’intrattenere, siamo sinceri. Come dicevamo qualche paragrafo più su, Jenna Ortega è una delle interpreti più promettenti della sua generazione e, con occhi espressivi e un broncio onnipresente, esercita sullo spettatore una forza magnetica invidiabile. Dal lato narrativo, poi, la serie è certamente accattivante e ben costruita: il filo misterioso che lega gli episodi è intessuto in maniera appropriata e lo sforzo di rendere ogni personaggio multidimensionale c’è stato.
Ma ci viene spontaneo chiederci se ci fosse bisogno di questa serie. Gli spettatori moderni avevano bisogno di essere avvicinati agli Addams con un prodotto mediocre? Oppure sarebbe il caso di provare a creare qualcosa di nuovo, per una volta?
Non è scorretto continuare a fare leva sulla malinconia del passato per accalappiare spettatori vecchi e nuovi? Questa volta a premere è l’amore che il pubblico ha per un prodotto poco convenzionale, che giocava sulla sovversione della tipica famiglia suburbana solitamente protagonista dell’immaginario comune. I film degli anni Novanta (la versione che tutti ricorderemo più nitidamente) facevano un ottimo lavoro di reinterpretazione: adattava sì il prodotto ai tempi moderni, ma riusciva a mantenere quel tono naturalmente gotico, fascinoso e fuori dal tempo che ora tanto ci manca.
In un film a colori, la famiglia Addams era in bianco e nero (pelle candida e abiti funerei): uno stacco che lo spettatore apprezzava da solo; non c’era bisogno che qualcuno glielo facesse notare paragonandolo a “un filtro di Instagram”. Dialoghi cringe, dicevamo?
L’attesa per questo adattamento non mancava. Si trattava infatti di una sorta di rivalsa per Burton che doveva dirigere il film nel 1991, ma impegnato sul set di Batman Returns, lasciò il testimone a Barry Sonnenfeld. Peccato che sembri ora un’occasione sprecata.
Mercoledì è su Netflix dal 23 novembre 2022.