Le 5 serie TV Marvel più sopravvalutate di sempre
Abbiamo fatto di tutto per farcele piacere, ma non è servito.
È vero: quasi tutto ciò che la Marvel tocca si trasforma in oro, da una dozzina d’anni a questa parte. Ogni film spinge le persone a riempire le sale, tanto da frantumare record su record in termini di incassi, e a scatenare positivamente la critica. Ma si può dire la stessa cosa anche in ambito televisivo? Forse no. E per validare questa affermazione scopriamo cinque serie tv Marvel che il pubblico ha leggermente sopravvalutato e che, in fin dei conti, non valgono il clamore suscitato.
1. The Defenders, una serie tv Marvel sopravvalutata
Cominciamo più o meno dall’inizio, da quell’intrigante esperimento di Marvel su Netflix. Cominciamo da The Defenders. Poteva, anzi doveva, essere l’Avengers della serialità televisiva Marvel: Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist insieme in una miniserie di otto episodi. Eppure qualcosa non ha funzionato. Poco incisiva e generalmente piatta, The Defenders non è mai riuscita a imporsi al proprio pubblico. In fin dei conti si tratta di un prodotto piacevole, ma di quella piacevolezza effimera che non lascia allo spettatore niente una volta spenta la televisione. Sicuramente non hanno aiutato le ‘serie tv madri’. A parte le più riuscite Daredevil e Jessica Jones, già Luke Cage e, soprattutto, Iron Fist avevano mostrato una qualità non all’altezza degli standard Marvel netflixiani. Scarsa qualità che è poi passata anche al crossover: i personaggi più riusciti rimangono Daredevil e Jessica Jones, quelli meno efficaci proprio Luke Cage e Iron Fist. Un’occasione sprecata.
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2. Hawkeye, uno sterile passatempo
Sul fatto che sia un piacevole passatempo, siamo tutti d’accordo. L’atmosfera della New York natalizia, poi, è imbattibile. Ma Hawkeye serve a qualcosa? Questo è il nocciolo della questione, perchè della piacevolezza lo spettatore se ne fa fino a un certo punto. Va bene, sono stati introdotti due personaggi che avranno probabilmente un futuro più o meno importante all’interno del Marvel Cinematic Universe (Kate Bishop e Maya Lopez/Echo), ma era necessario? Tanto più che Echo avrà una serie tutta sua in uscita nel 2023. Il senso di Hawkeye poteva allora essere quello di riportare all’interno del nuovo corso Marvel il Wilson Fisk di Vincent D’Onofrio. Ma il personaggio di Kingpin è stato trattato in modo indegno: lento, impacciato e debole, per nulla incisivo, com’era invece stato in occasione della parentesi netflixiana della Marvel. Vanno bene le luci, le canzoni di Natale e la neve: scaldano il cuore. Ma per tanto bastava uno dei diecimila film natalizi che inondano il palinsesto dicembrino.
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3. What if…?, una serie che funziona solo per un quarto
E se… non fosse mai stata realizzata? Nove episodi, di cui forse un paio davvero memorabili. L’esperimento del what if, intrigante dal punto di vista concettuale (ancora di più se consideriamo le illimitate possibilità che il Multiverso della Marvel permetterebbe), è stato diluito in una serie innocua, molto superficiale e poco costante sia per il tono degli episodi – alcuni molto leggeri e quasi demenziali, altri estremamente cupi e seriosi -, sia quindi per il target di riferimento, sia infine per lo stile dell’animazione troppo variabile. Si tratta di una serie antologica, e quindi qualche oscillazione di episodio in episodio è inevitabile, ma un minimo di costanza avrebbe sicuramente giovato. Le migliaia di minuscole citazioni e di easter eggs faranno felici solo i fan più fedeli, perché saranno gli unici in grado di coglierle.
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4. The Falcon and the Winter Soldier: quando il protagonista non funziona
Ha la ‘colpa’ di venire dopo Wandavision, e nel valutarla questo è un grosso handicap. Perché ci si aspettava sperimentazione, innovazione e imprevedibilità. Invece, The Falcon and the Winter Soldier si stende in maniera lineare, per certi versi prevedibile, cercando di puntare più sulla dimensione politica e razziale, e quindi sul contenuto, che sulla forma. Il problema è che lo fa con un protagonista anonimo (del Sam Wilson di Anthony Mackie è sempre interessato poco). Infatti, The Falcon and the Winter Soldier si accende solo con Bucky in scena, perché ne conosciamo i trascorsi e i tormenti che ancora lo agitano, perché lo vediamo continuamente consumato dai sensi di colpa. È un personaggio più autentico di quello interpretato da Anthony Mackie ed è quindi più semplice empatizzare con lui. Se a tutto questo si aggiunge un’antagonista poco incisiva, vista e rivista mille volte e quindi per nulla temibile, i giochi sono fatti.
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5. Agents of S.H.I.E.L.D., la serialità televisiva al proprio peggio
Agents of S.H.I.E.L.D. nasce molto tempo prima che la Marvel cominciasse con rigore e meticolosità a pianificare il proprio universo televisivo. Pecca quindi di tutti quei difetti imputabili alle tante serie televisive a tema supereroistico circolate nel corso degli anni (e di cui il canale The CW con il suo Arrowverse è stato il massimo interprete): scarso budget a disposizione, eccessiva diluizione e quindi ritmo zoppicante, personaggi accettati, trame e sottotrame e sotto-sottotrame inutilmente intorte. Quando, per portare avanti un racconto, saltano fuori assurde parentele difficilmente giustificabili e personaggi miracolosamente resuscitati (si veda, più volte, l’agente Coulson), c’è qualcosa che non va. La struttura a 20 e più episodi certamente non aiuta a livello di coesione del racconto, di ritmo della narrazione e di continuità con l’universo cinematografico con il quale ha fatto invece a pugni in qualche occasione.